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Il Foglio Rassegna Stampa
20.11.2010 Lapidazione: il volto mostruoso dell'Iran
Ma all'Onu se tessono gli elogi

Testata: Il Foglio
Data: 20 novembre 2010
Pagina: 3
Autore: Editoriale del Foglio
Titolo: «La buona e giusta lapidazione»

Sul FOGLIO di oggi, 20/11/2010, a pag.3, con il titolo " La buona e giusta lapidazione ", un editoriale che ci ricorda qual'è il volto mostruoso della repubblica iraniana.

Lapidazione significa tirare pietre in numero limitato, in modo speciale, è una punizione meno grave dell’esecuzione perché hai la possibilità di sopravvivere”. Questa spaventosa difesa della lapidazione è arrivata due giorni fa dal segretario generale del Consiglio iraniano per i diritti umani, Mohammad-Javad Larijani, una delle personalità di maggior peso della Rivoluzione islamica. E Larijani lo ha fatto nel consesso internazionale delle Nazioni Unite. In Iran la donna viene interrata fino alle ascelle, l’uomo invece fino alla vita. Un carico di pietre viene portato sul luogo e boia incaricati, o in alcuni casi semplici cittadini autorizzati dalle autorità, effettuano la lapidazione. La norma stabilisce che gli imputati debbano essere colpiti con pietre “né troppo grandi né troppo piccole”, in modo da assicurare una morte lenta e dolorosa. Nel 2002 una donna è sfuggita alla morte per lapidazione riuscendo a uscire dalla fossa nella quale era stata sotterrata. Secondo la legge islamica, i condannati alla lapidazione che riescono a dissotterrarsi hanno salva la vita. Celebre è il caso di una ragazza lapidata e “resuscitata” all’obitorio, dove i medici, anziché constatare il decesso della donna, la rianimarono. Queste piccole pietre, scagliate in una sorta di allucinante baccanale di gruppo, e la folle difesa ideologica che ne viene fatta sono il volto più meschino e brutale dell’Iran dei mullah. Soltanto in un’altra fase le lapidazioni erano state comminate con maggior frequenza: dopo l’instaurazione della Rivoluzione, il periodo più cupo. Oggi come allora, quando nel paese si lanciano pietre, l’Iran rivela anche al mondo la propria natura più feroce.

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