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Il Foglio Rassegna Stampa
20.11.2010 La Nato a Lisbona, scudo spaziale per difendere l'Europa da chi ?
L'ennesimo disastro causato dalla politica obamiana

Testata: Il Foglio
Data: 20 novembre 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Obama danza in Asia e va di fretta a Lisbona. L'Euriopa si dispiace-Ankara guida la Nato»

Il summit della Nato a Lisbona riempie le cronache di tutti i giornali. Scegliamo i due commenti usciti sul FOGLIO oggi, 20/11/2010, in prima pagina, quelli che più si avvicinano alla domanda che ci sembra nessuno in quel consesso si sia posta: proteggere l'Europa da chi ? Se questa deve essere la funzione dello scudo spaziale, perchè nessuno nomina il nemico ?
E perchè non abbiamo letto nessuna obiezione alla posizione della Turchia, ormai schierata con Iran, Siria e altri paesi che non sono certo da includere fra quelli non pericolosi ? Ha ancora senso una Nato di questo tipo ? Se aggiungiamo la latitanza dell'America a guida Obama, le preoccupazioni aumentano. La politica di Reagan contribuì alla dissoluzione dell'impero sovietico, ma ora, di fronte al nuovo 'impero islamista' in costruzione, quale funzione avrà la Nato, visto che la nuova minaccia per l'Europa ne fa parte a pieno titolo ?

"Obama danza in Asia e va di fretta a Lisbona. L'Euriopa si dispiace "


Anders Fogh Rasmussen

Washington. La visita a Lisbona del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dura poco più di ventiquattro ore, giusto il tempo del vertice Nato, “il più importante nella storia dell’Alleanza”, secondo le parole del segretario generale, Anders Fogh Rasmussen. Proprio ieri sera, i paesi del Patto hanno raggiunto un accordo sul nuovo Concetto strategico, il testo che definisce la dottrina dell’Alleanza nel Ventunesimo secolo. Ma l’incontro prevede altri temi fondamentali: la partnership con la Russia – sulla quale pesa l’imbarazzo per la frenata improvvisa del Congresso sul “reset” nucleare – le relazioni con Francia e Germania dopo lo scambio di freddezze sul taglio degli armamenti, la situazione economica dell’Europa, l’impegno militare degli alleati in Afghanistan. La visita fugace di Obama è in netto contrasto con il tour asiatico di dieci giorni in Asia – peraltro deludente nei risultati immediati – e riflette un certo malumore transatlantico: “E’ vero che le relazioni con l’Asia stanno guadagnando importanza – dice al Foglio l’ex ambasciatore americano presso la Nato, Kurt Volker – ma gli europei vorrebbero essere consultati sulle scelte americane che hanno conseguenze globali. L’Amministrazione sta affrontando direttamente le questioni fondamentali, ma nel lungo periodo sottovalutare i rapporti con gli alleati europei potrebbe essere controproducente”. Obama ha detto a Repubblica che “la partnership tra Stati Uniti ed Europa è ampia e profonda come sempre”, ma la narrativa del presidente – lo stesso che danza con i bambini di Mumbai ma non ha mai incontrato David Cameron a Londra – è un indicatore di freddezza. Nel viaggio in Asia Obama ha cercato la sovraesposizione, mentre a Lisbona lo sforzo è limitato ai compiti istituzionali, per lo scorno dei pur ben disposti giornalisti europei, riflesso dell’umore del Vecchio continente. Il presidente non ha neanche creato l’occasione per un discorso pubblico, segno che i tempi in cui infiammava le folle di Berlino sono definitivamente chiusi.

"Ankara guida la Nato "


Erdogan e Ahmadinejad, guideranno loro la Nato ?

 Bruxelles. Dopo molte esitazioni, la Nato decide di dotarsi di uno scudo contro la minaccia iraniana. E’ una delle priorità fissate dal Concetto strategico approvato ieri dai paesi del Patto. Per dare il via libera, la Turchia ha ottenuto gran parte di ciò che chiedeva: la Nato ha assicurato la copertura dell’intero territorio turco, ma l’Iran e la Siria non saranno menzionati come minaccia diretta. Gli ostacoli e le condizioni di Ankara sul sistema di difesa missilistico illustrano il crescente “problema Turchia” dentro la Nato. Il presidente della Repubblica, Abdullah Gül ha illustrato chiaramente la svolta: “La Turchia prende le decisioni innanzitutto sulla base dei suoi interessi nazionali e poi nell’ambito della solidarietà dell’Alleanza”. Con il governo islamico moderato dell’Akp è finita l’era in cui i generali e i kemalisti anteponevano il legame con l’occidente al resto. Già al vertice Nato del 2009, il primo ministro Recep Tayyip Erdogan aveva cercato di bloccare la nomina di Anders Fogh Rasmussen a segretario generale, perché l’ex premier danese aveva difeso la libertà di pubblicare vignette su Maometto. Secondo Soner Cagaptay del Washington Institute for Near East Policy, Erdogan “userà sempre di più l’appartenenza alla Nato per minare le operazioni nel mondo musulmano e difendere la sua visione manichea della politica globale”. La Turchia vuole l’ultima parola su tutto ciò che sta nel suo vicinato. Per rassicurare l’Iran, Ankara ha chiesto il comando dello scudo missilistico e di non condividere le informazioni con Israele. Dopo l’incidente della flottiglia diretta a Gaza, la Turchia ha costretto la Nato ad annullare le esercitazioni navali e aree con Tsahal. Sull’Afghanistan, pur avendo truppe sul terreno, Ankara non sta esercitando tutta la propria influenza politica e religiosa. Nei negoziati sul nuovo Concetto strategico, ha bloccato il capitolo sulla cooperazione Nato-Unione europea. Ankara chiede di entrare nell’Agenzia europea di difesa, ma si scontra con il veto di Cipro e Grecia. Risultato: “Non c’è alcun dialogo politico-istituzionale tra la Nato e l’Ue al di fuori della Bosnia”, spiega al Foglio un ambasciatore europeo. Nelle altre missioni internazionali, la Turchia impedisce a Nato e Ue di parlarsi.

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