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Il Foglio Rassegna Stampa
17.11.2010 Die Freiheit, il partito per la democrazia in Germania
Democrazia non significa multiculturalismo

Testata: Il Foglio
Data: 17 novembre 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Die Freiheit»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/11/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Die Freiheit ".

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere il commento di Piera Prister cliccando sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=250&id=37263


René Stadtkewitz

Berlino. I suoi idoli sono Pim Fortuyn, Jörg Haider e Geert Wilders. Il suo sogno, guidare un partito che abbia come obiettivi: l’introduzione della democrazia diretta (stile Svizzera), che cambi radicalmente la politica d’integrazione, che torni a difendere la nazione e la Costituzione. René Stadtkewitz, 45 anni, figlio della Ddr, sogna un partito come quello di Wilders che alle ultime politiche ha portato a casa il 15 e passa per cento dei voti, costringendo il nuovo governo di minoranza olandese ad affidarsi al suo appoggio esterno. Per questo il 28 ottobre scorso ha fondato “Die Freiheit”, il Partito della libertà, per questo il 2 novembre ha invitato il politico olandese a tenere una conferenza a Berlino. Stadtkewitz nell’estate del 1989 era tra coloro che fuggivano dalla Ddr prendendo la via dell’Ungheria. Torna mesi dopo la caduta del Muro e decide di entrare in politica. “Diventeremo una forza decisiva nel prossimo decennio” assicura Stadtkewitz. Il consenso gli arriverà, di questo è convinto, dagli errori madornali fatti dalla classe politica in questi anni, anche dalla Cdu, spostatasi sempre più al centro per paura di non essere politically correct. Stadtkewitz, scrive il Tagesspiegel, quotidiano progressista, è tutt’altro che un populista. Sa bene che con una politica troppo urlata avrebbe per le note ragioni storiche poche chance di successo. Per questo, quando parla del problema integrazione sceglie accuratamente le parole e lancia appelli del tipo: “Dobbiamo attivarci proprio per i musulmani che si sono ben integrati nel nostro paese; proprio per loro dobbiamo combattere l’ideologia dell’islam politicizzato”. Difficile dire se avrà successo. Forse gli basterebbe tirare dentro gente come l’editorialista Henryk M. Broder o la sociologa di origini turche Necla Kelek, che a proposito del controverso libro di Thilo Sarrazin ha sottolineato che le sue tesi andrebbero discusse anziché usate per demonizzare l’autore, per dare vita a quello che fino a ora è inammissibile solo pensare: una vera forza politica alla destra della Cdu.

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