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Ugo Volli
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La potenza del pensiero debole di Vattimo è pari alla libertà iraniana e al valore culturale dell'Unesco 16/11/2010

La potenza del pensiero debole di Vattimo è pari alla libertà iraniana e al valore culturale dell'Unesco


Ahmadinejad, Fidel Castro, Arafat, i suoi amici e le sue letture

Cari amici,

che bella cosa è la filosofia... la forma di pensiero più occidentale che ci sia, quella che si basa sulla "meraviglia" del mondo (Platone, Aristotele), cioè sul "dubbio" (Cartesio). Direte che sono un po' prevenuto, ma non a caso ne ho fatto la mia passione intellettuale dominante e il mio mestiere. Peccato che però in pratica i filosofi, cercando di diventare "re" (Platone), cioè guide politiche, abbiano spesso finito col frequentare cattive compagnie. Platone si mise in viaggio per fare il consigliere di Dionisio di Siracusa, famoso anche in quei tempi non proprio teneri per la sua crudeltà, e infatti ben presto il filosofo fu minacciato di morte e venduto come schiavo per aver osato dire al tiranno che al potere deve accompagnarsi la virtù. In tempi più vicini a noi sul filonazismo di Heidegger si è detto tutto, ma forse non altrettanto sul filostalinismo di Sartre e di tanti altri, insomma la genialità filosofica si è spesso congiunta pericolosamente con il servilismo di tiranni e criminali in politica.

Quelli che vi ho citati finora erano però filosofi veri, grandi pensatori. Ora in Italia il grande filosofo è un ricordo, ma la passione per i tiranni di chi magari non è davvero un filosofo ma "si occupa di filosofia" è ancora ben testimoniata. Prendete Gianni Vattimo, che divenne famoso negli anni Settanta come interprete di Nietzsche e poi di Heidegger, riciclati a sinistra. Da allora ha lanciato degli slogan divertenti per la loro palese insensatezza (per esempio, secondo lui, la nostra sarebbe una "società trasparente") ha giustamente autodefinito la sua posizione teorica "pensiero debole", ha flirtato con le mode intellettuali del postmoderno e del noglobal, ha fatto l'intellettuale di corte di casa Agnelli; poi ha deciso che il pensiero era una cosa troppo faticosa per lui e si è dedicato alle più lucrose candidature politiche, senza far troppe distinzioni fra chi lo appoggiava, e soprattutto per chi lui appoggiava. E' stato radicale, poi parlamentare europeo coi democratici di sinistra, candidato sindaco in un paese calabrese con una lista di destra, poi ha aderito ai comunisti italiani, infine si è fatto eleggere di nuovo parlamentare europeo dall'Italia dei Valori. Un percorso tortuoso più di un passo alpino, che però ha raggiunto da un certo punto in poi due coerenze: l'amicizia per tutti i regimi dittatoriali del mondo (Cuba, Venezuela, Iran ecc. ecc.) e l'odio crescente per Israele. Si ricorda, ai tempi della Fiera del Libro di due anni fa, in cui l'ospite d'onore era Israele, una sua alta  e immortale dichiarazione filosofica a proposito: «Oggi — ha detto Vattimo — è diventato scandaloso manifestare la propria solidarietà ai palestinesi. Persino Napolitano ha equiparato antisionismo e antisemitismo. Allora mi dico: non ho mai creduto alla menzogna dei Protocolli degli anziani di Sion. Ora comincio a ricredermi, visto il servilismo dei media». (http://focusonisrael.wordpress.com/2008/05/08/e-vattimo-%C2%ABrivaluta%C2%BB-i-protocolli-di-sion/) Questa sì che è filosofia! Altro che debole: fortissima!

E' per questa ragione, per questa forza, che oggi lo ricordiamo. Bisogna sapere che l'Unesco, l'organismo dell'Onu per la cultura e la scienza, qualche tempo fa aveva stabilito di celebrare l'anno della filosofia o il suo festival (insomma un'altra delle suo grottesche iniziative politico-culturali)  nella capitale iraniana Teheran, probabilmente in ricordo della gita di Platone dal tiranno di Siracusa. Che altro senso avrebbe infatti celebrare la disciplina del dubbio in mezzo a una dittatura vergognosa che opprime i propri giovani e nega la libertà di pensiero? Dopo molte proteste e appelli, la manifestazione è stata ridimensionata, togliendola a Teheran e disseminandola in altre città. Ma lui, Vattimo, senile ammiratore di ogni regime contrario alla libertà, come quel combattente giapponese che ha continuato la seconda guerra mondiale nella giungla per cinquant'anni dopo la pace, ha deciso di andare lo stesso a Teheran.

Lo spiega lui stesso in un articolo, naturalmente pubblicato dal "Fatto quotidiano" (http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/14/a-teheran-io-ci-saro/76903/): "sarò a Teheran per il World Philosophy Day e mi auguro che i colleghi filosofi invitati abbiano la dignità di respingere il ricatto a cui qualcuno oggi cerca di sottoporli. [...] Riconosco nel cosiddetto imbarazzo dell’Unesco di fronte a una giornata di filosofia in Iran nulla più che la eco delle pressioni della Cia e del colonialismo sfrontato di Israele, che mentre stigmatizza Amadinejahd e vuole impedire ai filosofi di tutto il mondo di incontrarsi a Teheran con i colleghi iraniani, continua a calpestare senza scrupoli i diritti dei Palestinesi e tutte le delibere dell’Onu e [...della] “comunità internazionale”. Chiaro, no? La filosofia senile si fa dalla parte dei tiranni e contro Israele e "la Cia" (ma che ci azzecca -come direbbe il santo patrono del "Fatto"- la decadente agenzia spionistica? Misteri della debolezza di pensiero). Ce ne sarebbe più che a sufficienza per dimettersi dalla filosofia. Ma per fortuna il nostro bravo Vattimo è un professore in pensione, che se pure ha mai fatto filosofia, ha smesso da tempo. In cambio però, passando dai Protocolli ad Ahmadinedjad, ha mostrato la potenza del suo pensiero debole. Credete a me, una potenza straordinaria, pari alla libertà iraniana e al valore culturale dell'Unesco.

Ugo Volli


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