Obama sbaglia anche quando crede di non sbagliare La questione legale irrisolta di Khalid Sheikh Mohammed ne è la dimostrazione
Testata: Il Foglio Data: 16 novembre 2010 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Free Khalid Sheikh Mohammed»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/11/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Free Khalid Sheikh Mohammed".
11 settembre 2001, Khalid Sheikh Mohammed
Il capo militare di al Qaida e organizzatore dell’11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed, resterà in carcere a tempo indeterminato perché l’Amministrazione Obama ha scoperto che non potrà mai processarlo. Condurlo davanti a un tribunale civile a Manhattan costerebbe 200 milioni di dollari l’anno soltanto in misure di sicurezza e posti di blocco. Farlo giudicare da un tribunale militare sarebbe come tornare indietro alla soluzione Bush, e per Obama sarebbe un autogol politico devastante. Né corte civile né corte militare. Stallo. Khalid Sheikh Mohammed resta dentro senza processo. Così, dopo che la data annunciata del ritiro americano dall’Afghanistan è stata spostata di tre anni – vale a dire gettata nelle mani del prossimo presidente – i democratici scoprono ancora una volta la dolorosissima differenza tra le buone intenzioni della campagna elettorale – “Yes, we can” – e la realtà delle cose. Non puoi processare il capo di al Qaida, ma ovviamente non puoi rigettarlo in acqua e lasciarlo andare. Ricordate il 22 gennaio del 2009? Appena due giorni dopo il giuramento, il presidente Barack Obama riunì i fotografi nella Sala ovale della Casa Bianca per firmare i suoi primi Executive Order. Quello che fece più notizia impegnava la nuova Amministrazione a chiudere il carcere militare di Guantanamo Bay entro un anno. Per l’occasione, Obama tirò fuori i Padri fondatori: “Dobbiamo restare fedeli ai nostri valori più importanti, non soltanto quando è semplice, ma anche quando è dura”. Ora la Casa Bianca scopre di avere il bisogno – e certamente ha pure il diritto – di neutralizzare i suoi nemici mortali tenendoli lontani dai campi di battaglia (si dice campi di battaglia, ma è un’ipotesi ottimista: KSM e i suoi adepti bisogna tenerli lontani soprattutto dagli obiettivi civili). Proprio come la Casa Bianca di George W. Bush che l’ha preceduta. A questo punto, per chi ha montato e partecipato a devastanti campagne d’opinione sui qaidisti rinchiusi a Cuba “come dentro a un gulag”, si aprono due possibilità. O George W. Bush aveva ragione a fare come ha fatto, perché è stato costretto da una dolorosa necessità da tempo di guerra, che purtroppo non è venuta meno col cambio di presidente. Oppure Obama è come Bush.
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