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Il Foglio Rassegna Stampa
16.11.2010 Aerei in cambio di una proroga della moratoria sulle costruzioni
Ma Israele deve ancora valutare la proposta Usa. Cronaca di Ariel David

Testata: Il Foglio
Data: 16 novembre 2010
Pagina: 4
Autore: Ariel David
Titolo: «Israele congela le case in cambio dei supercaccia invisibili ai radar iraniani»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/11/2010, a pag. 4, l'articolo di Ariel David dal titolo " Israele congela le case in cambio dei supercaccia invisibili ai radar iraniani ".


Bibi Netanyahu, Hillary Clinton,  Abu Mazen

Il titolo non è corretto, dal momento che non è sicuro che Israele accetti la proposta Usa. La decisione non spetta solo a Netanyahu.
In ogni caso, non è detto nemmeno che questa misura avrà degli effetti sui negoziati. Abu Mazen continua a sostenere che nella moratoria vada inclusa anche Gerusalemme e non è ben chiaro perchè, dal momento che essa è la capitale di Israele ed è nei diritti di uno Stato quello di costruire nuove abitazioni nella propria capitale per i propri cittadini.
E in più c'è già il No della Lega Araba alla moratoria di tre mesi.
Ecco il pezzo:

Gerusalemme. Benjamin Netanyahu è sul punto di riuscire in uno dei più complessi giochi di prestigio della sua carriera: fare contenta la Casa Bianca, salvare il suo governo e rilanciare il negoziato con i palestinesi. Di ritorno dal viaggio negli Stati Uniti, il premier israeliano ha riferito ai suoi ministri più importanti i dettagli del pacchetto d’incentivi offerto da Washington in cambio di un prolungamento di tre mesi del blocco edilizio negli insediamenti in Cisgiordania. L’ala destra del governo, che ha sempre minacciato di far cadere la maggioranza piuttosto che accettare il rinnovo della moratoria scaduta a settembre, è rimasta in minoranza di fronte alle promesse di armi avanzate e appoggi politici che “Bibi” ha intascato nel suo incontro-fiume di giovedì con il segretario di stato Hillary Clinton. La certezza si avrà soltanto quando gli americani ufficializzeranno l’offerta e il gabinetto di sicurezza di Gerusalemme voterà sulla moratoria. Per ora Netanyahu dovrebbe avere l’appoggio di sette ministri contro i sei guidati dal nazionalista Avigdor Lieberman, il ministro degli Esteri. Il partito ultraortodosso Shas, come sempre l’ago della bilancia, promette l’astensione dei suoi due dicasteri. Il ministro della Difesa, il laburista Ehud Barak, parla di un accordo che “cambierà il futuro d’Israele”, mentre il quotidiano Haaretz titola: “Un’offerta che Netanyahu non può rifiutare”. Si parte da venti F- 35, i nuovi caccia invisibili ai radar, del valore complessivo di tre miliardi di dollari, che si aggiungono ai venti jet che Israele ha già acquistato dagli Stati Uniti. In cambio dei novanta giorni di stop alle ruspe in Cisgiordania, Washington s’impegnerebbe anche a bloccare ogni tentativo unilaterale di far riconoscere uno stato palestinese in sede Onu e appoggerebbe Israele se le sue attività nucleari dovessero essere prese di mira dall’Aiea, l’agenzia atomica delle Nazioni Unite. Ci sono poi altre garanzie per la sicurezza d’Israele, ma, soprattutto, l’accordo prevede che la moratoria non si applichi a Gerusalemme est. Sarebbe un riconoscimento indiretto ma inedito della sovranità israeliana sulla città santa, dove finora ogni nuovo progetto approvato suscitava dure condanne americane, al punto che soltanto la settimana scorsa Netanyahu aveva aspramente ricordato all’Amministrazione Obama che “Gerusalemme non è un insediamento; è la capitale d’Israele”. Un sì al piano americano dalla recalcitrante coalizione israeliana segnerebbe il successo di Netanyahu nel rovesciare l’ostacolo più arduo nel suo difficile rapporto con il presidente Barack Obama. Mesi fa era stato proprio Obama a insistere su un blocco degli insediamenti come precondizione al negoziato, spiazzando persino i palestinesi. Ora, quello che il presidente aveva concepito come uno strumento per strappare concessioni agli israeliani si è trasformato per Bibi in un potente mezzo di pressione su un’Amministrazione democratica affamata di successi in politica estera dopo la sconfitta nelle elezioni di midterm. Secondo Itamar Rabinovich, ex ambasciatore israeliano a Washington, Netanyahu deve comunque essersi impegnato su più fronti per ottenere tanto. “Non si passano sette ore con Hillary Clinton a parlare della moratoria sugli insediamenti – spiega Rabinovich al Foglio – Hanno discusso anche della sostanza dei negoziati”. L’inclusione nel pacchetto americano degli F-35 e delle rassicurazioni sull’Aiea, che poco hanno a che fare con la questione palestinese, suggeriscono che gli incentivi siano legati anche a una strategia comune sul nucleare iraniano. Quel che è certo, afferma Rabinovich, è che questo accordo “è un iceberg di cui vediamo solo la punta”.

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