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Ugo Volli
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Eroismi palestinesi in Italia 15/11/2010

Eroismi palestinesi in Italia


Menachem Gantz, Amos Oz

Cari amici, avete letto dell'eroico studente palestinese che con l'aiuto di un coltello e di una decina di amici ha cercato di vendicare Gaza sulla pelle di un suo collega israeliano? Leggere i giornali su questa storia è molto istruttivo. Il reportage originale è qui (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3984097,00.html), un pezzo firmato dal bravo Menachem Gantz e pubblicato dal più diffuso quotidiano israeliano, "Yediot Ahronot".

I nostri quotidiani hanno ripreso la storia con varianti molto interessanti. Per esempio sui titoli del Corriere l'israeliano è diventato "ebreo" (qualifica che pure gli appartiene, naturalmente, ma che citata qui come principale ha conseguenze interessanti sulla condizione degli ebrei non israeliani e sulla pretesa distinzioni fra antisemitismo e antisionismo). Nel resoconto del giornale locale, dove di nuovo l'israeliano diventa a un certo punto "ebreo", la volontà di minimizzare è chiarissima, Probabilmente, sostiene "Il secolo", "i due non sono venuti a contatto", è Gantz o il giornale israeliano che "ha scelto di caricare l'episodio", forse per invidia di "Tel Aviv" contro Genova, chissà. Infatti per il quotidiano genovese "c'è stato "un diverbio «molto acceso», ma che si sarebbe limitato alle parole" (http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2010/11/14/AMD43mFE-genova_racconta_minacciano.shtml ).

Ma, intervistato dallo stesso giornale, il palestinese dichiara che "non c’è nessun movente politico dietro alla mia lite con Asaf. È vero ci siamo spinti ed insultati. Ma lo abbiamo fatto in italiano ed io non ho mai tirato in ballo l’ebraismo o Israele. [...] Ibrahim, lo studente di medicina di 24 anni accusato di aver picchiato ed insultato lo scorso martedì nella mensa universitaria di via Asiago uno studente israeliano nega che dietro alla lite ci sia un movente politico,[...] «È stata una litigata tra ragazzi, una discussione come ce ne sono tante. Lui mi guardava male ed a me non è andato giù. È vero avevo la forchetta in mano ma è perché stavo mangiando...»." E naturalmente degli amici di Ibrahim che hanno assediato lo studente israeliano barricato in cucina non si parla, né dei coretti 'Itbach el Yahud' ("ammazza l'ebreo" – appunto, "l'ebreo"): dettagli insignificanti. Soprattutto sulla stessa ricostruzione molto confuse e contraddittoria, viene fuori che il palestinese un'arma in mano ce l'aveva davvero (magari non un coltello, ma una forchetta, su questo punto il cronista genovese accetta in pieno la versione palestinese), ma l'israeliano forse "cercava di raccogliere" lui un coltello sulla tavola, come dice il palestinese. Cercava, ma evidentemente senza successo.   . (http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2010/11/14/AMrZ7rFE-palestinese_israeliano_politica.shtml) E poi, insomma, diciamocelo, è naturale che se un "ebreo" osa "guardare male" un palestinese senza mostrare timore o vergogna per i suoi crimini, qualcosa di brutto gli capiti.

Del resto l'eroica impresa dell'eroico Ibrahim non è affatto isolata. Pensate ai "contestatori" di Amos Oz, trattati con simpatia e rispetto dalla stampa nazionale per aver molestato uno scrittore israeliano in quanto israeliano (o forse ebreo), accusandolo per questa sua sola appartenenza nazionale di essere un omicida imperialista guerrafondaio occupatore colonialista eccetera eccetera, anche se notoriamente Oz è un esponente del gruppo degli scrittori di sinistra israeliani, che si sono sempre pronunciato per la pace e opposti alla politica degli ultimi governi. Non importa, essere israeliano (o forse ebreo) è una macchia che non si può cancellare così facilmente, prendendo una posizione politica o l'altra, si tratta di un "peccato contro Dio", per riprendere la recente espressione di un documento ecclesiastico (Kairos Palestina), che è piaciuto così tanto alla sinistra e agli arabi (i quali non per questo hanno smesso di ammazzare i cristiani, ma questa è un'altra storia).

Certo, il bravo Ibrahim "che già in passato si è comportato in maniera molto aggressiva" è uno, sebbene aiutato dai suoi amici, e i contestatori di Oz otto di numero, come mostra la lettera di Pezzana alla Stampa pubblicata oggi (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=37280). Ma non importa. Perché la giustizia è al di sopra dell'aritmetica, e il coraggio è dei pochi. E quando si tratta del compito sacro di "Itbach al Yehud" (ammazza gli ebrei), non c'è numero che tenga. Né confini, perché come stabilì a suo tempo il "lodo Moro" l'Italia è legittimo terreno di azione per la "resistenza palestinese", purché gli interessi italiani (non quelli ebraici, naturalmente) siano salvaguardati.

Ugo Volli


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