Apartheid, ma di chi?
Abu Mazen
Cari amici, che brutta cosa è l'apartheid! "L'apartheid (lingua afrikaans, letteralmente "separazione") era la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1990." (http://it.wikipedia.org/wiki/Apartheid). E' il razzismo in atto, quel mostro che tutto il mondo ha combattuto e vinto in Sudafrica. Consiste, come sapete, nella separazione delle popolazioni, nel non volersi mescolare, nel rifiutare il contatto con l'altro, ancor prima della sua discriminazione. Molti dicono però che in Israele e dintorni ci sia oggi il pericolo dell'apartheid. Una terribile accusa. Dicono addirittura che Israele è "lo stato dell'apartheid", dove se non c'è proprio il regime sudafricano, lo si sta preparando e organizzando. Purtroppo sono obbligato a confermare questa diagnosi: qualcuno sta cercando di erigere in quelle terre uno stato di apartheid.
Per confermare questa diagnosi, che è piuttosto scandalosa, me ne rendo conto, vi devo citare alcuni episodi. In primo luogo c'è voluta la Corte Suprema per sconfiggere il tentativo di stabilire il principio di apartheid a Jaffa, la vecchia cittadina araba vicino a Tel Aviv. Un gruppo di residenti palestinesi, appoggiati da tre organizzazioni dell'ultrasinistra (Acri cioè association for the Civil Right in Israel, Bimcom e i Rabbini per i diritti umani) ha fatto causa per impedire che un gruppo di venti case fosse venduto a BeEmunah, una società edilizia ebraica (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/140502). Grandi difensori dei diritti civili sono quelli che cercano di discriminare la possibilità di residenza a seconda dell'appartenenza religiosa.
Gli abitanti arabi di Ibillin, paese a est di Haifa, invece non hanno fatto causa quando Kochav Segal HaLevi, ebreo, ha comprato una casa nel loro villaggio per viverci più economicamente che in città. Sono andati a trovarlo in un gruppetto e gli hanno detto: sai abbiamo un parente che sta in carcere per aver ammazzato un ebreo che voleva vivere qui. Anche noi non abbiamo paura della prigione... (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/140499).
Notate che sia Jaffa che Ibillin sono ben dentro la famosa linea verde dell'armistizio del '49, cioè sono Israele vero e proprio non "territori occupati". In Giudea e Samaria, invece, ha detto Mahammud Abbas, presidente in proroga dell'autorità palestinese, non deve vivere neanche un ebreo (http://jewishrefugees.blogspot.com/2010/07/abbas-wants-jew-free-palestine-in-west.html). Non uno. Figuratevi se l'Autorità palestinese è disposta a includere nei propri futuri territori, come qualcuno propone, parte degli insediamenti costruiti legalmente su terra acquistata o terra demaniale regolarmente concessa. In Israele vive un milione di arabi, che hanno deputati, giornali, partiti, possono ricorrere alla corte suprema per fare il loro piccolo apartheid domestico. Ma se ci sarà uno stato palestinese, non deve viverci un solo ebreo (non israeliano, ebreo). Dev'essere, per usare una parola che ebbe successo in Europa settant'anni fa, "judenrein". Nessuna meraviglia, perché nel corso degli anni sono diventati judenrein o quasi la maggioranza degli stati arabi: non ci sono più ebrei ormai fra l'Iraq e l'Algeria, dov'erano centinaia di migliaia.
Non solo, se per caso la fondazione dello stato palestinese e i bisogni di sicurezza israeliani dovessero intervenire delle truppe straniere come forza di interposizione, il buon Muhammad Abbas ha tenuto a precisare che esse non dovrebbero comprendere soldati ebrei. (http://cifwatch.com/2010/08/02/moderate-palestinian-leader-abbas-demands-that-a-future-palestinian-state-must-be-completely-judenfrie/). Vedete che la disputa non è politica, ma religiosa o piuttosto razziale. C'è davvero qualcuno che lavora per costruire l'apartheid in Israele in Israele e nei territori che esso controlla. Si chiama Autorità Palestinese.
Ugo Volli
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