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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Daniel J. Goldhagen, Peggio della guerra 08/11/2010

Peggio della guerra                               Daniel J. Goldhagen
Traduzione di Massimo Parizzi
Mondadori                                                Euro 24

Daniel J. Goldhagen suscitò numerose polemiche con il suo libro “I volonterosi carnefici di Hitler” nel quale ribadiva la sua documentata convinzione che il popolo tedesco ebbe una responsabilità collettiva nell’Olocausto degli Ebrei. “Presentare il popolo tedesco come lo strumento involontario e inconsapevole nelle mani del Terzo Reich è un resoconto falso e mitologico della storia”, scrisse allora. Torna ora con il suo nuovo libro su un argomento altrettanto centrale e ancora più vicino: lo sterminio di massa. Notizie frammentarie e una notevole disattenzione da parte di tutti, fanno sottovalutare in genere le dimensioni atroci del fenomeno. In anni recenti stermini di massa sono stati perpetrati in Tibet, Corea del Nord, Jugoslavia, nell’Iraq di Saddam Hussein, in Ruanda, nel Sudan meridionale, nella Repubblica democratica del Congo, in Darfur. Il titolo del libro è Peggio della guerra. Sottotitolo: lo sterminio di massa nella storia dell’umanità.
In maniera abbastanza sorprendente il saggio apre sul presidente americano Harry Truman che fece sganciare due bombe atomiche sul Giappone nonostante i suoi esperti gli avessero detto che i giapponesi nel 1945 erano pronti a trattare una resa purchè non disonorevole. Duecentocinquantamila esseri umani non direttamente impegnati nel conflitto, vennero sterminati a seguito di quella decisione. “Il nome di Truman dovrebbe essere preceduto, scrive, dall’appellativo “assassino di massa”.
Questo saggio non è solo un repertorio di orrori; l’autore cerca di individuare una definizione appropriata per i “carnefici”. “E’ un carnefice chi uccide a bruciapelo e chi uccide a distanza e nel tempo, per esempio affamando”. Tenta di scovare le motivazioni di chi promuove o di chi esegue passivamente queste eliminazioni. Ripercorre la follia di Hitler, descrive gli incubi di Stalin, la stravolta “razionalità” delle loro decisioni. Constata che negli ultimi cento anni i grandi sistemi concentrazionari, gli assassini e gli stupri di massa hanno toccato livelli mai prima raggiunti. C’è un rimedio? Sì, afferma l’autore. Sta in ognuno di noi ma sta soprattutto nella politica. Si tratta di organizzare strumenti che rendano per i vari tiranni gli stermini assai più costosi (in tutti i sensi) di ogni possibile beneficio.


Corrado Augias
Il Venerdì di Repubblica


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