Erdogan sta cancellando la Turchia laica proposta una riforma dell'istruzione per introdurre il Corano nelle scuole
Testata: Il Foglio Data: 06 novembre 2010 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Altra botta islamica in Turchia,Erdogan vuole il Corano a scuola»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 06/11/2010, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Altra botta islamica in Turchia,Erdogan vuole il Corano a scuola ".
Recep Erdogan
Roma. Dopo aver cercato invano di riportare il velo nelle università, il governo turco prova a inserire l’islam nei programmi delle scuole inferiori. Il tentativo, che ha già sollevato l’attenzione di alcuni osservatori occidentali, è un nuovo colpo all’ordinamento laico costruito dalle autorità durante la lunga epoca del kemalismo. Il Consiglio nazionale dell’Istruzione ha approvato giovedì un documento che finirà nei prossimi giorni sulla scrivania del premier, Recep Tayyip Erdogan. Contiene una serie di indicazioni per portare a termine la riforma scolastica. Il punto principale del dossier è proprio il rapporto fra islam e istruzione: il Consiglio pensa che la religione debba essere al centro del sistema scolastico e vuole ottenere corsi di Corano per le famiglie che lo richiedono – oggi, in Turchia, l’insegnamento della religione non può cominciare prima del terzo anno della scuola primaria. Allo stesso modo, l’organismo suggerisce la nascita di classi separate per studenti e studentesse. Il dibattito sulla riforma dell’Istruzione è appena cominciato e non è detto che il governo accetti tutte le proposte formulate dal Consiglio. Nel caso in cui dovesse farlo, i licei turchi lascerebbero in fretta la loro struttura laica: il partito di Erdogan, Giustizia e progresso (Akp), ha una grande maggioranza in Parlamento, ma anche i deputati dell’opposizione condividono l’idea che è arrivato il momento di cambiare qualcosa nelle scuole turche. Erdogan è al potere dal 2002 e negli otto anni di governo è riuscito a portare la Turchia in una nuova epoca. Con lui, il paese ha dimenticato la stagnazione economica ed è cresciuto a ritmi vicini al dieci per cento ogni anno – nessun altro paese europeo può contare su un tasso simile. Grazie alla politica delle liberalizzazioni, l’Akp ha sostenuto lo sviluppo della nuova classe media in Anatolia, un gruppo di potere giovane e organizzato che non gradisce la concorrenza della vecchia borghesia kemalista. Le Tigri dell’Anatolia – così gli analisti chiamano le imprese che stanno crescendo nella parte orientale della Turchia – contribuiscono al pil in modo sempre più significativo e aiutano il paese a conquistare nuovi mercati: sono in Iran, in Siria, in Iraq, nei paesi del Caucaso, arrivano in India e in Pakistan, senza dimenticare i contatti con l’Europa, con gli Stati Uniti e con Israele. Assieme all’economia, Erdogan ha rilanciato il ruolo di Ankara nella regione. Il governo ha riaperto i contatti con la Russia, la Grecia, l’Iran e l’Armenia, paesi che erano considerati nemici sino a pochi anni fa, e ha preso le distanze dalle politiche filo occidentali nel medio oriente. All’inizio del 2010, Erdogan ha attaccato il presidente israeliano, Shimon Peres, per la guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza. In primavera, una nave di attivisti turchi ha cercato di rompere la barriera di sicurezza costruita dalla marina di Israele intorno a Gaza, provocando la reazione di Tsahal. Dieci cittadini turchi sono morti negli scontri con le squadre speciali dell’esercito a bordo della Mavi Marmara. Secondo informazioni di intelligence, ora il governo di Ankara avrebbe deciso di inserire Israele nella lista dei possibili pericoli nazionali. Secondo esperti come Soner Cagaptay del Washington Institute, Erdogan ha già tolto di mezzo il kemalismo e questa non è una buona notizia. La riforma della Costituzione approvata dai cittadini turchi con un referendum recente permette al premier di aumentare i controlli sull’esercito e sulla magistratura, due pilastri del vecchio ordinamento laico. Il terzo è rappresentato dall’università. L’Akp ha già provato a cancellare la legge che impedisce alle donne di portare il velo negli atenei, ma ha fallito. Tuttavia, il progetto non è mai stato abbandonato del tutto. Gli ultimi suggerimenti del Consiglio nazionale dell’Istruzione sono anche più pericolosi.
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