Se ci sarà san Pio, perché non Sant'Elvezia? 05/11/2010
Se ci sarà san Pio, perché non Sant'Elvezia?
Pio XII
Cari amici, devo prendere atto con rammarico che ad alcuni settori del mondo cattolico, diciamo pure la maggioranza del suo establishment, non piace la riluttanza degli ebrei alla santificazione di Pio XII, da proclamarsi per così dire sul loro corpo o piuttosto su quello dei loro padri e nonni deportati in mezzo al fragoroso silenzio del Vaticano (che peraltro non è un caso isolato: la Santa Sede se n'è stata zitta anche quando dei bravi cattolici generali facevano sparire i ragazzi argentini e cileni, quando ammazzavano sull'altare l'arcivescovo Romero, non ha fiatato quando i turchi fecero il genocidio armeno e la pulizia etnica dei greci ortodossi o dei caldei siriaci; non protesta neppure oggi quando gli egiziani perseguitano i copti o gli algerini i protestanti, ma solo quando sotto la violenza islamica cadono cattolici...). Si può discutere anche di questo, ma è chiaro che insomma, ci sono settori cattolici che non sono contenti. Io capisco che la santificazione di un papa sia una grande occasione di autocelebrazione di un apparato vaticano che si vuole infallibile, e immagino anche che il possesso di più santi per la Chiesa sia una sorta di accumulo di capitale spirituale, cui è difficile rinunciare.
Per dirla con le parole di un articolo insolitamente minaccioso pubblicato ieri da Vittorio Messori sul "Corriere" (e riprodotto da IC), "tra il «popolo delle parrocchie», ma anche nella Gerarchia, cresce l'insofferenza per l'ostinazione con cui alcuni settori del mondo ebraico alimentano la leggenda nera su Pacelli." Insofferenza, ostinazione... parole forti per un cattolico, che richiamano a precedenti allarmanti. "L'insofferenza per l'ostinazione" a non accettare la buona novella (un'altra, bisogna ammettere, non quella della canonizzazione di Pacelli) è stata la ragione di un migliaio d'anni di persecuzioni, roghi, pogrom, torture, prigionie, ghetti inflitti dai predecessori di Pio XII ai predecessori di quelli che ne negano la santità. L'avvertimento va preso dunque sul serio, come una specie di minaccia. Non che Messori possa oggi accendere roghi, ma magari qualche rappresaglia ci toccherà.
Dunque, come gesto di buona volontà, vorrei proporre l'istituzione di un paio di nuovi santi, in nuovo da fornire una compensazione. Vorrei chiarire la metodologia. Nella poetica preghiera per Pio XII beato, già pubblicata ieri sui giornali, si dice che egli "ha aperto le braccia di Pietro a tutte le vittime dell'immane tragedia della II Guerra Mondiale", il che nell'articolo di Messori si traduce con l'affermazione che "la maggioranza degli ebrei salvatisi in Italia e anche in altri paesi, lo deve alla Chiesa". Ora è vero che parecchi ebrei furono salvati da sacerdoti e monasteri, ma certo non tutti e neanche la maggioranza.
Per farvi un esempio, la maggioranza della mia famiglia, come molti altri, trovò scampo in Svizzera. Dovete sapere, che un po' come la Chiesa, anche la Svizzera seguì una politica ambivalente, cosa più comprensibile trattandosi di uno stato che fa i suoi interessi e non di una sede che si vuole "santa". Mia nonna, le mie zie con la loro famiglia, mio padre vi furono accolti abbastanza bene; altri furono respinti e abbandonati alle stragi naziste. Comunque è chiaro che in migliaia si salvarono grazie alla confederazione. Proclameremo dunque una Santa Elvezia? Mia mamma e la sua famiglia si rifugiarono invece nel mandato britannico di ciò che è ora Israele. La Gran Bretagna limitava i visti e respingeva gli ebrei, ma le istituzioni ebraiche locali fecero tutto quel che poterono per salvare il maggior numero di ebrei. Proclameremo un san David per onorare il capo ebraico dell'epoca, David Ben Gurion? Mio nonno, scappato dal campo in cui l'avevano chiuso dopo il 25 luglio, si rifugiò a Roma durante l'occupazione tedesca. Ma la rete cui si appoggiò è quella politica della Resistenza, in particolare del Partito d'Azione, che lo sceneggiato su Pio XII sottovaluta ingiustamente. Faremo santa la Resistenza?
Non voglio prendere in giro i processi di beatificazione. E però trovo storicamente inaccettabile e anche piuttosto antipatico, diciamo, che la Chiesa nel suo complesso si assuma dei meriti che sono vastamente distribuiti e cui migliaia di individui hanno più titolo di papa Pacelli. Noi non siamo ingrati, onoriamo con tutto il cuore i Giusti delle nazioni che hanno aiutato gli ebrei a rischio della loro vita. Nel museo ebraico della Shoà, "Yad vashem", vi è una sala che ne illustra le azioni e un bosco in cui ciascun Giusto è rappresentato da un albero. Vi è un elenco, vi sono certificati e cerimonie per ciascuno di essi. La nostra amicizia si prolunga per generazioni nei confronti delle loro famiglie: ne conosco molti casi. Fra essi parecchi sono cristiani, cattolici, sacerdoti. Non Pio XII che non se lo merita – con buona pace dell'insofferenza di Messori.