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Il Foglio Rassegna Stampa
04.11.2010 Gran Bretagna interdetta agli israeliani, ma comodo rifugio degli islamisti
commento del Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 04 novembre 2010
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «La rottura tra Gerusalemme e Londra»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 04/11/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "La rottura tra Gerusalemme e Londra ".

Israele ha cancellato il dialogo strategico con Londra – si tratta di una serie di incontri a intervalli regolari che servono a rafforzare la relazione fra i due paesi, era già stato sospeso a inizio anno – per protestare contro la legge britannica che consente ai giudici di Londra di arrestare per presunti crimini di guerra – ma tutti da provare soltanto dopo, ad arresto avvenuto – militari e membri del governo israeliano se mettono piede in Gran Bretagna. La legge in origine era stata intesa come un balzo giurisprudenziale pionieristico per dare il potere ai giudici di arrestare chiunque, proveniente da qualsiasi parte del mondo, se accusato di crimini di guerra.
Hamas ha trovato in fretta il modo di sfruttare il concetto legale innovativo contro Israele. Il gruppo palestinese ha persino creato un comitato apposta per ottenere l’arresto e l’incriminazione di israeliani in Europa. Un anno fa, il capo del comitato, Diya al Din Madhoun, ha spiegato con candore al Times di Londra che “questa è assolutamente diventata la nostra politica” e che “abbiamo tutti i capi politici e militari nel mirino”. La stessa organizzazione che ha per ragione fondativa l’eliminazione fisica dello stato ebraico e che appena riesce ne elimina i civili – sparando sulle macchine come a Hebron, colpendo le case e i campi con razzi e mortai come a Sderot, mandando attentatori suicidi come dovunque – può tirare i fili di una legge e comandare i giudici di Londra. Il paradosso è che la stessa Gran Bretagna interdetta ai militari e ai politici israeliani – altrimenti Hamas ne ordina l’arresto – è il rifugio comodo della crema del terrorismo islamista.
Il Marocco chiede invano l’estradizione di Mohammed Guerbozi, il leader del gruppo che nel 2003 uccise 43 persone con un camion bomba a Casablanca. Guerbozi, già condannato a 20 anni da una corte marocchina, vive da uomo libero. E ci sono voluti dieci anni prima che gli inglesi concedessero finalmente l’estradizione in Francia di Rachid Ramda, responsabile della campagna di attentati che nel 1995 fece otto morti e ferì più di cento persone a Parigi. Quest’anno gli americani hanno messo sulla lista dei terroristi Ahmad Khalaf Shabib al Dulaymi, un iracheno che teneva i contatti tra la leadership centrale di al Qaida in Pakistan e quella di al Qaida in Iraq e che secondo la designazione ufficiale “vive a Londra”.
Abu Qatada, “l’ambasciatore di al Qaida in Europa”, vive in una casa da 800 mila sterline e quattro camere da letto nella parte occidentale della capitale, assieme a moglie e quattro figli, e riceve 8.000 sterline all’anno di pensione d’invalidità per i suoi dolori alla schiena. Il 7 luglio 2005 gli islamisti non hanno ricambiato la cortesia. Eppure, a temere il carcere, sono i politici eletti da Israele.

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