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La Stampa Rassegna Stampa
03.11.2010 Midterm: Obama ha perso la Camera. E il Senato è in bilico
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 03 novembre 2010
Pagina: 10
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L’America della crisi sceglie i repubblicani»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/11/2010, a pag. 10, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "  L’America della crisi sceglie i repubblicani".


Maurizio Molinari

L'America ha votato per eleggere il nuovo Congresso con in mente la crisi economica e i repubblicani sentono di avere la vittoria in pugno. I primi exit polls assegnano ai conservatori i seggi del Senato in Kentucky, Indiana, Sud Carolina e Ohio mentre in Florida hanno un solido vantaggio. Ai democratici assegnato il Vermont mentre sono in testa nello spoglio in West Virginia. Lotta all'ultimo voto in Nevada fra il democratico Harry Reid e la repubblicana Sharron Angle. In Kentucky e South Carolina a vincere sono Rand Paul e Jim DeMint, entrambi espressione dei Tea Party. Dan Coats, vittorioso in Indiana parla di «sconfitta inflitta al regime di Obama».
A spoglio iniziato in 23 Stati il vantaggio dei repubblicani alla Camera si profila di almeno 50 seggi, che significherebbero la conquista della maggioranza, mentre il Senato resta in bilico. «È un grande giorno per la nostra nazione, se guardate a quanto sta avvenendo vi rendete conto che abbiamo l'opportunità di ottenere la maggioranza» ha detto mettendo la scheda nell'urna del proprio seggio in Ohio il deputato John Boehner, che punta diventare presidente della Camera al posto della democratica Nancy Pelosi. A spiegare l'avanzamento dei repubblicani ci sono gli exit polls compilati sulla base delle opinioni raccolte fra i votanti che descrivono una nazione scontenta e inquieta: il 40 per cento degli elettori ha affermato di stare «peggio di due anni fa», il 100 per cento si è detto in maniera diversa «preoccupato per l'economia», il 54 per cento ha detto di «disapprovare» il presidente Obama a fronte di un 45 per cento di «approvazione». In palio ci sono tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti, 37 seggi su 100 del Senato e 37 governatori su 50. Per conquistare la Camera i repubblicani devono catturare 39 seggi senza perderne nessuno mentre per il Senato devono fare un balzo in avanti di 10 seggi.
Fino alla chiusura dei seggi Barack Obama ha spinto i liberal a votare il massa per evitare la sconfitta, con una raffica di interviste a emittenti radiofoniche in più Stati: California, Illinois, Florida, Nevada, Colorado e Pennsylvania. «Se vincono i repubblicani e l'intera agenda del governo a essere in pericolo» sono state le parole del presidente, che ha più volte ripetuto «se voteranno tutti coloro che mi votarono nel 2008 saremo noi a prevalere, altrimenti vinceranno loro». Gli appelli di Obama hanno coinciso con la mobilitazione dei volontari democratici di «Organizing for America», l'associazione coordinata da David Plouffe che ha inviato centinaia di migliaia di email e sms a elenchi selezionati di potenziali votanti, indicando l'indirizzo dei rispettivi seggi dove recarsi ed anche le relative condizioni meteo. Anche l'ex presidente Bill Clinton si è impegnato fino all'ultimo sulle onde radio, concentrandosi sugli Stati del Midwest, dal Wisconsin all'Ohio, per sostenere i candidati democratici. A ridosso dell'orario di chiusura dei seggi Obama ha inviato un'email personalizzata a milioni di elettori nella quale si legge «mi voglio assicurare che la tua voce venga ascoltata, vai a votare» con subito dopo il link al sito che consente di individuare facilmente il proprio seggio. Anche i repubblicani hanno giocato la carta delle email per amplificare la presentazione delle elezioni come un referendum sul presidente. «Obama ha mancato tutte le promesse fatte, a cominciare da quella sul tipo di leader che si era impegnato ad essere - si legge nel messaggio inviato dal senatore del Texas John Cornyn - perché anziché di perseguire un'agenda bipartisan ha spinto l'America molto a sinistra».
I dati sull'affluenza parlano di file a molti seggi - dalla Pennsylvania al Colorado fino alla California - e ciò consente ai democratici di sperare in una mobilitazione dell'ultimora della propria base elettorale, capace di scongiurare lo tsunami repubblicano.

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