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La Stampa Rassegna Stampa
03.11.2010 Boicottare Israele è un gesto antisemita
Ma Paola Caridi lo definisce 'coerente' e 'coraggioso'

Testata: La Stampa
Data: 03 novembre 2010
Pagina: 43
Autore: Paola Caridi
Titolo: «Nel Palazzo Yacoubian litigano i pacifisti d’Israele»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/11/2010, a pag. 43, l'articolo di Paola Caridi dal titolo " Nel Palazzo Yacoubian litigano i pacifisti d’Israele ".


Paola Caridi, Ala al-Aswani

Leggendo il pezzo di Paola Caridi si comprende come la giornalista sia d'accordo col boicottaggio deciso da al Aswani.
Secondo Caridi, al Aswani è "
un uomo a cui non difettano coerenza e coraggio", proprio perchè si è opposto alla traduzione di un suo libro in ebraico.
Ma il suo gesto non rivela nè coraggio, nè coerenza. Solo antisemitismo.
Non è possibile riferirsi ad al Aswani in altri termini.
Ecco l'articolo:

La rabbia incontenibile di ‘Ala al-Aswani ha avuto il suo primo effetto. Tutto dentro Israele. In pochi si erano accorti di quel testo pubblicato sul sito dell’Israel/Palestine Center for Research and Information, Ong pacifista che ha passato la boa dei vent’anni di vita e che ha in Gershon Baskin il suo protagonista. Un testo in ebraico, in formato pdf, abbordabile da tutto il pubblico israeliano con un semplice clic: Palazzo Yacoubian, il romanzo più noto e venduto di ‘Ala al-Aswani, scrittore di punta in Egitto, e tenace oppositore del regime di Hosni Mubarak. Un colpo di mouse, insomma, e il più importante bestseller della letteratura araba nell’ultimo decennio è alla portata di chi vorrebbe leggerselo in ebraico. La lingua di Israele, del «nemico».
Di quel testo, invece, si è accorto proprio ‘Ala al-Aswani, un uomo a cui non difettano coerenza e coraggio. Un «atto di pirateria», un «furto». Il romanziere egiziano non le ha mandate a dire, a Gershon Baskin, accusato di non aver rispettato il suo rifiuto di veder pubblicato il suo libro in Israele. Aswani, come tutti gli scrittori egiziani importanti, è per il boicottaggio culturale contro Israele: un boicottaggio che la potente Unione degli Scrittori egiziana attua contro la «normalizzazione» con Tel Aviv, sino a che l’occupazione delle terre palestinesi conquistate nel 1967 non troverà soluzione. È per questo motivo che il laico Aswani non ha mai accettato di farsi intervistare da un giornalista israeliano. Né di far pubblicare i suoi libri da un editore di quel Paese.
Aveva rifiutato anche l’offerta di Yael Lerer, la fondatrice, l’anima di Al Andalus, la casa editrice israeliana nata giusto dieci anni fa proprio per tradurre in ebraico e diffondere nel pubblico del suo Paese la letteratura araba. Yael Lerer, vincitrice pochi mesi fa a Londra del prestigioso premio Sage International Publishing, aveva cercato di ottenere i diritti di traduzione di Palazzo Yacoubian. Tentativo fallito, e lei – che proprio al Cairo si era specializzata in arabo nel 1994 – aveva rispettato il volere di Aswani.
«Capisco perfettamente il perché del suo rifiuto, anche se la posizione dell’Unione degli Scrittori egiziana rende difficile qualsiasi gesto individuale», dice alla Stampa Yael Lerer, raggiunta a Parigi, dove vive da un po’ di tempo. La traduzione di romanzi e poemi arabi in ebraico è sempre stata una questione difficile da affrontare. Ma Andalus è quasi sempre riuscita nel suo intento. Attraverso questa piccola casa editrice sono arrivate al pubblico israeliano le poesie di Mahmoud Darwish e uno dei capolavori contemporanei, La Porta del Sole del libanese-palestinese Elias Khouri. Molti degli scrittori arabi hanno regalato i diritti di traduzione alla Lerer, che ha sempre messo in chiaro di non voler normalizzare i rapporti tra il mondo arabo e Israele. «Già la semplice traduzione della letteratura araba in ebraico è in se stessa la rottura di un ordine e una sorta di resistenza», spiega l’editrice israeliana. E le sue parole spiegano già la fortissima polemica nata dal caso Aswani dentro l’intellighenzia israeliana. Il nodo è proprio il boicottaggio.
Se Yael Lerer si batte contro qualsiasi atto abbia a che fare, in Israele, con l’occupazione dei territori palestinesi conquistati nel 1967, Gershon Baskin ha un’altra posizione. È contro il boicottaggio, e in questo caso ha pubblicato Palazzo Yacoubian proprio perché il rifiuto di Aswani non aveva un carattere «economico, ma politico». «Il boicottaggio della lingua ebraica che egli sostiene o è forzato a sostenere è una forma di terrorismo culturale», afferma Baskin, che si è però attirato accuse durissime dall’interno del pacifismo israeliano, che gli rimprovera non solo di non avere i diritti di traduzione, ma di essere andato contro la volontà dell’autore. «Il suo comportamento è talmente paternalistico», dice per esempio la Lerer. «Un modo per dire: ora ti spieghiamo cosa bisogna fare, sappiamo meglio di te cosa tu, egiziano, vuoi da te stesso».
Il paradosso, però, è che Andalus ha sospeso le pubblicazioni da un anno. E non perché non ci siano scrittori disponibili a farsi tradurre in ebraico da un’editrice come Yael Lerer. «Non ci sono israeliani che vogliono leggere la letteratura araba. È per mancanza di lettori che ho sospeso il mio lavoro».

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