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Ugo Volli
Cartoline
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Gli 'artefici di pace' e gli estremisti 02/11/2010

Gli 'artefici di pace' e gli estremisti


Yitzhak Rabin con Bill Clinton e Yasser Arafat


"Vogliamo che [quella palestinese] sia un'entità piuttosto che uno
stato vero e proprio, che possa regolare autonomamente la vita dei
palestinesi sotto la sua autorità [...] I confini di Israele, nella
soluzione definitiva, dovranno essere oltre le linee che esistevano
prima della guerra dei sei giorni. Non torneremo alle linee del 4
giugno 1967. Il confine di sicurezza di israele verrà collocato nella
valle del Giordano, nel senso più vasto del termine. [...] Gerusalemme
sarà unita come capitale di israele sotto sovranità israeliana e
includerà [le "colonie" di] Maalé Adumim e Givat Zeev. [...] Siamo
giunti a un accordo e ci siamo impegnati di fronte alla Knesset di non
sradicare alcun insediamento durante gli accordi provvisori e di non
impedire la loro crescita naturale."

Cari amici, leggete queste frasi e immaginate chi le ha scritte. Sarà
stato il guerrafondaio Lieberman? L'estremista di destra Netanyahu?
Qualche altro politico israeliano spregiatore della pace e nemico dei
palestinesi, dell'America, del mondo intero? No, è stato il buon
Rabin, quello che sul giardino della casa bianca ha stretto (con
evidente sforzo) la mano di Arafat, che ha firmato gli accordi di
Oslo. E' il suo ultimo discorso, un mese prima che fosse assassinato,
citato nei giorni scorsi da Netanyahu durante al sua rievocazione alla
Knesset. (http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=192180) Come
sarà mai che abbia detto queste cose?

Per gli antisemiti, i soli ebrei buoni sono quelli morti. Ma c'è un
certo tipo di antisionisti, in cui all'inverso, gli ebrei morti
diventano buoni, si tratti di vittime del nazismo o di caduti per
altre cause. E' il caso di Itzhak Rabin, ucciso come è noto da un
estremista ebreo; il quindicesimo anniversario della sua morte cade
proprio domani, il 4 novembre. Rabin era un personaggio molto
complesso, un grande capo militare di Israele, comandante di alcune
delle più grandi imprese di Tzahal, che  arrivato al governo si era
convinto che un accordo di pace potesse essere il miglior scudo per lo
stato ebraico. E però questa convinzione era tutt'altra cosa dal
santino pacifista che piace tanto a quelli che odiano – no, non
Israele, ma le politiche dei suoi governi. Non voleva lo stato
palestinese, non voleva la divisione di Gerusalemme, non voleva il
blocco degli insediamenti
(http://martyrobertsblog.com/WordPress/2010/10/21/the-forgotten-legacy-of-yitzhak-rabin-no-palestinian-state-no-return-to-1967-borders-no-settlement-construction-freeze/),
agli amici confessava la sua profonda diffidenza nei confronti di
Arafat e il dubbio se fermare il processo di Oslo
(http://davidmweinberg.com/2010/10/20/rabin-was-close-to-stopping-the-oslo-process/).
Insomma, da molti punti di vista il "progressista" e "pacifista"
Rabin, il "coraggioso artefice di pace", il laburista Rabin, era più a
destra degli attuali governanti di Israele, che hanno riconosciuto il
concetto dei "due stati". La prossima volta che sentite qualcuno dire
che l'attuale dirigenza di Israele è "di estrema destra", che il paese
ha perso la sua spinta ideale e cose del genere, ricordategli questi
piccoli dettagli. Chissà, magari se non cambierà idea gli scapperà di
dare un'occhiata al di là dei suoi paraocchi ideologici.

Ugo Volli


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