L’atteggiamento del Sinodo sul Medio Oriente pregiudizialmente avverso allo Stato d’Israele ritengo possa essere spiegato come un’ennesima manifestazione di quella che definirei la “sindrome di Monaco”, vale a dire il ritenere che sia più proficuo blandire gli aggressori prepotenti anziché difendere gli aggrediti. “Famiglia Cristiana”, sotto questo aspetto, non fa nulla di diverso da quel che fecero nel 1938 i giornali inglesi vicini alle posizioni del Governo Chamberlain, i quali (lo rivela William Shirer nella sua monumentale opera “Storia del Terzo Reich”) oltre a sostenere che la secessione dei Sudeti sarebbe stata vantaggiosa (!!) per la Cecoslovacchia, evitavano accuratamente di pubblicare qualsiasi notizia che potesse urtare la suscettibilità di Hitler.
È una politica fallimentare, che condusse nel 1938 alla guerra e che oggi non produrrà nessun risultato positivo ma, al contrario, spingerà l’Iran e gli altri Stati-canaglia ad un atteggiamento ancora più aggressivo e bellicoso sia verso Israele, sia verso le democrazie occidentali. Non resta che confidare negli elettori europei e americani delusi dalla politica di appeasement e di compiacenza verso il fondamentalismo islamico; solo il loro voto contrario (come di recente in Danimarca, Olanda e Svezia) può salvare il mondo libero dall’avanzamento di Eurabia, la cui espansione non è imputabile unicamente all’azione di certi politici ottusi e irresponsabili ma, ahimé, anche a parte delle supreme gerarchie religiose cristiane. Un cattivo segno, quest’ultimo, per la prosecuzione del dialogo costruttivo tra ebraismo e cristianesimo avviato dal Rabbino Capo di Roma Prof. Elio Toaff e da Papa Giovanni Paolo II nel 1986 di cui il sottoscritto auspica vivamente la prosecuzione, a dispetto del Sinodo sul Medio Oriente e di “Famiglia Cristiana”.
Cordiali saluti
Luigi Prato