Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 31/10/2010, a pag. 12, l'articolo di Vittorio Da Rold dal titolo "Per Ankara Israele è una minaccia".
Recep Erdogan insieme alla moglie
Un articolo che descrive con chiarezza la metamorfosi della Turchia da Stato filo occidentale a Stato filo iraniano. Peccato per due scivoloni, il primo sulla capitale di Israele (Gerusalemme, non Tel Aviv), il secondo sulla Mavi Marmara. I nove passeggeri morti non erano semplici 'cittadini turchi', ma terroristi armati.
Ecco l'articolo:
Tra Turchia e Israele è rottura definitiva. Il consiglio di sicurezza nazionale (Mgk) turco, l'organismo composto da civili e militari che determina le strategie di difesa del paese, ha fatto il passo definitivo iscrivendo per la prima volta Israele come «minaccia per Ankara».
Le radicali modifiche volute dal governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan, nonostante le forti resistenze dello stato maggiore dell'esercito, sono state messe nero su bianco nel documento denominato in gergo Red Book, libro rosso, il testo in cui sono illustrate le principali minacce alla sicurezza della Turchia. Nella sezione relativa ai rapporti con i vicini e minacce esterne, il dossier richiama l'attenzione sulla instabilità nella regione causata da Israele e la possibilità che le azioni di Tel Aviv possono condurre i paesi della regione a una folle corsa agli armamenti.
Il cambio di strategia turco arriva dopo l'aiuto alla spedizione della Freedom Flotilla per Gaza, sfociata il 31 maggio nell'uccisione di nove cittadini turchi da parte dell'esercito di Israele, e dopo il riavvicinamento di Ankara con due stati antioccidentali quali l'Iran e la Siria.
Il cambio di strategia è sorprendente anche perché - come ha spiegato il sottosegretario alla Difesa, Efkan Ala - paesi come Siria, Bulgaria, Georgia e Armenia non sono più tra l'elenco delle minacce esterne della Turchia, in ossequio alla politica "zero problemi" con i vicini, varata dal ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu.
Non solo. L'Iran degli ayatollah, prima visto come una grave minaccia per la Turchia nelle precedenti versioni del documento a causa del suo regime islamico e il suo controverso piano nucleare, non è più il numero uno delle minacce per Ankara. Una mossa che darà nuovo fiato a coloro che vedono pericolosamente all'allontanarsi la Turchia, membro Nato, dai suoi alleati occidentali a favore delle sirene mediorientali, iraniane e siriane in primis.
L'attacco a Israele è sorprendente anche perché la Grecia, con cui tradizionalmente ci sono contenziosi aperti sullo spazio aereo e sull'estensione delle acque territoriali dell'Egeo (Atene chiede 12 miglia mentre Ankara resta ferma a 6), è ora vista in toni più concilianti al punto che non viene più inclusa nelle minacce esterne.
Ultima modifica di rilievo riguarda la cosiddetta «minaccia reazionaria», termine con cui i militari indicavano il pericolo islamico alla laicità dello stato fondato 87 anni fa da Ataturk: nella nuova versione del libro rosso l'espressione è stata sostituita con la più blanda formula di «gruppi radicali che sfruttano la religione», una definizione che, ai sensi del codice penale turco, si riferisce a gruppi che, utilizzando metodi violenti, usano la religione per attività separatiste e terroriste. Un altro segnale che non fa ben sperare sul rispetto della laicità sul Bosforo.
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