Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 30/10/2010, a pag. 13, l'articolo di Vittorio Da Rold dal titolo " Iran costretto a riaprire i negoziati ".
Visti i precedenti, è difficile prendere per buone le intenzioni dell'Iran. Non è la prima volta che arrivano promesse di negoziare sul nucleare, promesse che non sono mai state mantenute.
Per farsi un'idea delle reali intenzioni dell'Iran, basta leggere alcuni pezzi ripresi nella rassegna di IC di ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999930&sez=120&id=37061 ).
Altro che negoziare...l'Iran continua i suoi programmi e manda armi a Gaza.
Le sanzioni non sono servite a nulla.
Ecco l'articolo:
Mahmoud Ahmadinejad
Il bastone ha funzionato: le sanzioni Onu mordono l'economia iraniana e costringono Teheran ad aprire a una nuova tornata di colloqui sul nucleare sebbene Ali Khamenei, la guida suprema, non ne avesse la benché minima intenzione. Ma poi le "colombe" hanno vinto e l'Iran ha dovuto cedere. Così i negoziati sul nucleare tra l'Iran e il gruppo "5+1" (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), bloccati da 12 mesi, ripartiranno dopo il 10 novembre. Lo ha annunciato ieri a Bruxelles il ministro degli Esteri della Ue, Catherine Ashton, mentre la tv di stato iraniana ricordava che Teheran aspetta dal gruppo ancora un chiarimento sull'«ambiguo» programma nucleare di Israele, precisazione leziosa con l'unico scopo di non perdere la faccia.
«Ho ricevuto una lettera dall'ambasciatore dell'Iran - ha detto Catherine Ashton -. Mi si informa che il capo negoziatore iraniano Jalili è pronto a riprendere la discussione sul nucleare dopo il 10 novembre». Si riparte dunque o è l'ennesimo tentativo di guadagnare tempo da parte degli ayatollah? «Il problema – dice Farideh Farhi, docente di politica mediorientale all'Università delle Hawaii - è che a questo punto manca la fiducia tra i sostenitori della linea dura iraniana sulle intenzioni dell'amministrazione Obama nel perseguire i colloqui e questa situazione li rende riluttanti a entrare in trattative. Ma Obama a sua volta potrebbe usare il fallimento dei colloqui per una nuova tornata di sanzioni». Ipotesi che terrorizza i mullah. Così ora a tutti conviene trattare (o far finta di negoziare) perché Obama, distratto dalla crisi economica interna, vuole portare fino alla fine il suo tentativo di appeasement con l'Islam mentre i falchi iraniani sono con le spalle al muro dopo aver messo all'angolo i riformisti che ora però non attendono altro che l'effetto delle sanzioni dia loro la possibilità di tornare in piazza per regolare i conti in sospeso del voto-truffa del 12 giugno 2009. Così due debolezze interne spingono entrambi i fronti al dialogo o almeno a provarci per evitare guai peggiori.
Ora si attende solo di stabilire «tempi e luoghi per la ripresa del dialogo». Una delle sedi potrebbe essere Ginevra, una delle due sedi Onu in Europa oltre a Vienna. I negoziati sul nucleare erano bloccati dal primo ottobre del 2009, data dell'ultimo contatto tra Iran e i 5+1. La brusca interruzione dei colloqui ha contribuito alla decisione da parte del Consiglio di sicurezza Onu, il 9 giugno, di approvare la terza ondata di sanzioni economiche contro Teheran, a cui hanno fatto seguito analoghe, ma più drastiche misure adottate da Usa e Ue su energia e petrolio. La linea dura sulle sanzioni ha pagato, il danno economico c'è stato ed è per questo che ora l'Iran torna al tavolo. Teheran minimizza l'impatto delle sanzioni ma l'economia soffre, l'inflazione corre, i giovani iraniani sono sempre più impazienti.
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