Le reazioni di Israele al sinodo per il Medio Oriente sono state riportate dai quotidiani italiani di questa mattina.
Leggendo i pezzi, si comprende come i quotidiani ritengano eccessive le accuse di Israele e condividano la posizione del sinodo.
Non ci sono articoli che facciano eccezione, Andrea Tornielli sul GIORNALE, Gian Guido Vecchi e Antonio Ferrari sul CORRIERE della SERA, Marco Ansaldo su REPUBBLICA, Stefano Monteforte sull'UNITA'. E' evidente che ritengono eccessive le critiche israeliane al sinodo.
Riportiamo il pezzo del vaticanista più ossequioso, dalla STAMPA di oggi, 25/10/2010, a pag. 15, l'articolo di Giacomo Galeazzi dal titolo " L’attacco di Israele al Sinodo: È un covo di filo-palestinesi". Nel pezzo viene dato ampio spazio anche alle dichiarazioni entusiastiche dell'Anp sul documento firmato dal sinodo contro Israele. Il fatto che Saeb Erekat sostenga che i rapporti tra Anp e Chiesa siano fantastici e che, dopo le dichiarazioni del sinodo, non potranno che migliorare non viene commentato da Galeazzi. Anche se pochi giorni fa l'arcivescovo di Antiochia aveva dichiarato che l'emorragia di cristiani in Medio Oriente (Territori amministrati dall'Anp inclusi) è dovuta alle persecuzioni degli islamici. Come possono esserci buoni rapporti tra Chiesa e Anp ? Comunque le poche voci fuori dal coro antisemita del sinodo sono state prontamente messe a tacere, perchè disturbarsi a ricordarle ?
Invitiamo a leggere la Polemica di Giorgio Israel e la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi, pubblicate in altre pagine della rassegna di IC e il commento di Ugo Volli pubblicato sulla Home Page di IC del 24/10 cliccando sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=36978
Ecco l'articolo di Giacomo Galeazzi:
«I governi israeliani non si sono mai serviti della Bibbia per difendere l’occupazione o il controllo di alcun territorio, inclusa Gerusalemme Est», cioè la parte a maggioranza araba della Città Santa, la cui annessione a Israele non è riconosciuta dalla comunità internazionale. Tel Aviv punta l’indice contro il Sinodo «anti-ebraico» che «rovina i rapporti con la Santa Sede». Il viceministro degli Esteri, Danny Ayalon respinge gli strali lanciati allo Stato ebraico («La Bibbia non giustifica le ingiustizie») dall’assemblea dei 180 vescovi mediorientali conclusa dal Papa con una preghiera in arabo, persiano, turco, ebraico. L’assise vaticana «è stata presa in ostaggio da una maggioranza anti-israeliana» e «c’è disappunto per un importante Sinodo trasformato in forum per attacchi politici contro Israele nel segno della migliore propaganda araba».
Sabato il Sinodo aveva chiesto l’intervento dell’Onu per porre fine all’occupazione israeliana. Forti riserve che, secondo Ayalon, «diffamano gli ebrei e lo Stato di Israele» e che «se rappresentassero la posizione ufficiale vaticana getterebbero un’ombra sulle importanti relazioni tra Santa Sede, Israele e gli ebrei». Sull’altro fronte, espressioni di compiacimento arrivano dall’Anp. In sintonia con le tesi espresse nel Sinodo, il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat evidenzia che «Israele non può far ricorso a concetti biblici relativi alla Terra Promessa o al popolo eletto per giustificare poi rivendicazioni territoriali a Gerusalemme o nei Territori».
Il documento approvato in Vaticano, secondo Erekat, conferma che «Israele non può rivendicare Gerusalemme come città esclusivamente israeliana». E aggiunge: «La nostra visione di Gerusalemme è di una città aperta e condivisa, la capitale di due Stati e di tre fedi, mentre nella visione israeliana è una città esclusivamente ebraica». Nelle prossime settimane, «avvieremo discussioni con il Vaticano per verificare come meglio rafforzare le nostre già fantastiche relazioni. Per noi palestinesi, la Chiesa cattolica non è affatto "straniera", ma è parte del nostro tessuto sociale. La Chiesa ha dato contributi impagabili allo sviluppo della società palestinese».
Ieri a San Pietro il Pontefice ha sottolineato l’urgenza di raggiungere la pace e di promuovere un’autentica libertà religiosa. In Medio Oriente manca la promozione di un’autentica libertà religiosa e di coscienza, «uno dei diritti fondamentali della persona umana che ogni Stato dovrebbe sempre rispettare». Occorre «allargare la libertà religiosa anche in quei Paesi dove è assai limitata e raggiungere al più presto la pace, condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società». La priorità è «garantire a tutti gli appartenenti alle varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede». In particolare Benedetto XVI segnala «l’urgenza e l’utilità del dialogo tra cristiani e musulmani».
Da troppo tempo nel Medio Oriente «perdurano i conflitti, le guerre, il terrorismo». E «la pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, soprattutto degli stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti», puntualizza il Papa, senza citare esplicitamente il conflitto israelo-palestinese. «Non bisogna rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è «anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente». Da qui l’appello: «Chiedete pace per Gerusalemme. Preghiamo per la pace in Terra santa».
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