Caro Volli,
Da Sionista quale sono, anche se non sono ebreo, sono due volte offeso dalle deliranti affermazioni di mons. Farhat. Innanzi tutto come uomo libero che conosce i limiti della propria libertà che stanno nel rispetto per la libertà altrui che non deve offendere e dalla quale pretende di non essere offesa. In secondis perché appartengo al cristianesimo cattolico di rito latino come quel presule e ritengo che la dottrina cattolica, almeno per quel che si legge, oggi sia lontana mille miglia dal suo pensiero. Mi meraviglio che tanta spudoratezza sia ammessa in un contesto sinodale e ciò mi induce a ritenere che l'opinione di quel "diplomatico" sia largamente condivisa da vasti strati della chiesa di Roma (e non solo). Bisogna mettere in luce le contraddizioni del cristianesimo - un gigante dai piedi d'argilla - se si vuole svellere la mala pianta della falsità e dell'ambiguità. Da un lato bisogna chiarire una volta per tutte che la chiesa non può illudersi di sostituire Israele e non può pretendere di soffocarlo. Dall'altro, occorre gettare la maschera dell'ipocrisia e scrollarsi di dosso la paura nei confronti di un Islàm aggressivo che sfrutta subdolamente le debolezze dell'Occidente per cercare di imporsi. Se la politica della chiesa cattolica (e delle altre chiese) in Medio Oriente continua su questa linea, prima di un ventennio la presenza cristiana sarà irrimediabilmente cancellata da quelle terre, per buona pace di mons. Farhat verso il quale, personalmente, non nascondo di nutrire una profonda disistima.
Cordialità e buon lavoro senza scoraggiarci, perché non siamo soli a combattere la buona battaglia in difesa della Verità.