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La Stampa Rassegna Stampa
20.10.2010 Il ruolo degli scrittori nella società moderna
Maurizio Molinari intervista Nathan Englander

Testata: La Stampa
Data: 20 ottobre 2010
Pagina: 40
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Scrittori come contadini che fanno buoni cibi»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 20/10/2010, a pag. 40, l'intervista di Maurizio Molinari a Nathan Englander dal titolo "Scrittori come contadini che fanno buoni cibi ".


Nathan Englander               Maurizio Molinari

In tempi di crisi il ruolo degli scrittori è introdurre idee nella società come si fa con il cibo nella catena alimentare, sane ma senza sapere quale impatto finale avranno». Parola di Nathan Englander, quarantenne autore newyorchese, che da oggi partecipa a «Libri Come», due giorni di incontri fra scrittori americani e italiani nella sede dell’Istituto di Cultura di Park Avenue.
Che idea si è fatto della letteratura italiana?
«Sono un grande fan dell’Italia e anche dei suoi scrittori. Appena ho saputo che era in programma a New York un incontro fra gli scrittori dei due Paesi ho accettato subito di parteciparvi. Ciò che avviene da voi mi interessa, siete una nazione molto creativa, alla quale mi sento legato e dove vengo appena posso».
Quali sono i nostri scrittori che legge di più?
«Ho conosciuto Roberto Saviano a Capri, durante gli incontri di Antonio Monda, i suoi scritti hanno avuto un forte impatto su di me. E posso dire lo stesso per Alessandro Piperno».
Dove si colloca nel dibattito in corso fra chi ritiene che la migliore descrizione della realtà sia possibile con la fiction e chi con la non fiction?
«Parlando a proposito di Saviano non c’è dubbio che la non fiction ha un ruolo di primo piano nella descrizione della realtà, soprattutto quando è molto dura da digerire, ma in America negli ultimi tempi i libri di non fiction si sono rivelati in realtà il vettore per affermare tesi molto spesso di parte, a volte davvero faziose. Viviamo in un momento nel quale la non fiction arriva fino a estremi come quelli di Fox News che nei suoi programmi distorce la realtà per affermare una particolare tesi. Se ho dedicato la mia vita a scrivere fiction è perché credo profondamente che le verità alternative possono contribuire a far comprendere il presente».
Che cosa intende per «verità alternative»?
«Sono un grande sostenitore dei giornali in carta e credo nell’importanza della cronaca per conoscere cosa avviene attorno a noi, ma ritengo anche che esistano verità più grandi che non possono essere contenute in libri di non fiction ma servono per dare alle persone chiavi interpretative del presente».
Ce ne può fare un esempio?
«Nel mio ultimo libro pubblicato in Italia, Il ministero dei casi speciali, mi concentro sull’idea degli esseri umani che in alcune società vengono travolti da sistemi di potere che finiscono fuori controllo. Per uno come me, che ha approfondito il significato della storia europea e ha vissuto in Israele e poi ha attraversato l’America di George W. Bush, si tratta di un tema molto importante. Si tratta del contrasto fra la realtà e la verità, dove la realtà di società travolte dal potere contrasta con la verità di quanto avviene».
Qual è il fine che si propone?
«È un modo per denunciare gli eccessi del potere che si ripetono in maniera analoga in luoghi diversi. Affrontare questo tema contribuisce inoltre, a mio avviso, a far avere agli americani una visione più approfondita di quanto avviene nel mondo».
L’America di Barack Obama sembra essere destinata a uscire indebolita dalle urne. In questa fase di crisi cosa esprime la letteratura americana?
«Non credo che l’America sia sull’orlo del collasso, siamo alla vigilia di elezioni di Midterm segnate dalla crisi economica, ma ritengo che Obama abbia fatto un buon lavoro. È successo spesso anche in Israele che dei leader politici abbiano fatto bene per il Paese senza poi averne il dovuto riconoscimento. Il vero problema dell’America è la disoccupazione e riguarda tutti alla stessa maniera, a prescindere dalle idee politiche».
Qual è la risposta che può venire dagli scrittori?
«Ciò che conta è la volontà del singolo di cambiare la realtà. Questa è la maggiore forza dinamica, innovativa, di cui disponiamo. Consente di affrontare i problemi più acuti».
E dunque...
«Il ruolo della letteratura è di introdurre nella società contenuti, interpretazioni e idee come avviene per il cibo nella catena alimentare. Noi non sappiamo quale impatto finale avrà il cibo sulla catena alimentare, quali conseguenze porterà. Ma sappiamo che se il cibo è sano porterà nel corso del tempo a un miglioramento dell’alimentazione collettiva. Credo che il compito di noi scrittori, e delle nostre idee, sia molto simile a quello dei contadini che producono cibi sani. È un modo per porre le basi di miglioramenti collettivi senza sapere esattamente di che cosa si tratterà».

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