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Libero Rassegna Stampa
19.10.2010 Fra due settimane elezioni di mid-term in Usa
I sondaggi danno Obama come sconfitto

Testata: Libero
Data: 19 ottobre 2010
Pagina: 23
Autore: Glauco Maggi
Titolo: «Obama è bollito. La Camera Usa passerà alla destra»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 19/10/2010, a pag. 23, l'articolo di Glauco Maggi dal titolo " Obama è bollito. La Camera Usa passerà alla destra".

La matematica di Scott Rasmussen, il sondaggista più seguito dai politici per essere stato il primo a “vedere”la vittoria del Repubblicano Scott Brown per il po- sto di senatore che era stato per decenni del liberal Ted Kennedy nel Democraticissimo Massa- chusetts, condanna il partito di Obama alla Camera e lascia nel dubbio l’esito per il Senato. Que- sto dopo che il presidente ha in- tensificato le sue apparizioni pub- bliche per spingere il partito ed essersi cosparso il capo di cenere per non essere riuscito a comunicare come si deve il lavoro svolto, giustificando così il crollo nei consensi. Nell’ultima sua rilevazione, diffusa a due settimane dal voto, i Repubblicani del GOP si sarebbero assicurati la conquista di 55 seggi, cioè 16 in più dei 39 che servono per ribaltare la maggioranza oggi saldamente Democratica. È dal 2006, cioè dalle elezioni di medio termine del secondo mandato di George Bush, che il GOP è in minoranza alla Camera. La Camera viene rinnovata per intero ogni due anni, con tutti i suoi 435 seggi in palio. L’intento dei legislatori nel disporre una si- mile misura di ricambio celere del parlamento è evidente: fornire alla gente la possibilità di verificare l’andamento del governo nella sua interezza -la Casa Bianca che hail potere esecutivo e il potere di firmare o di mettere il veto alle leggi ed il Congresso che ha il po- tere legislativo - e di decidere correzioni decisive.
LA BOCCIATURA
Gli americani hanno impiegato meno di due anni per passare dal- la fiducia nel nuovo presidente (al quale hanno dato il 53% del voto popolare in assoluto nel 2008) alla bocciatura delle sue riforme, da quella sanitaria a quella finanziaria, per non parlare del supersti- molo e della quasi nazionalizzazione di banche e caseautomobi- listiche. L’espressione di opposizione è venuta prima con la nasci- ta dei Tea Party, e poi con i son- daggi sul giudizio del governo. Le elezioni del 2 novembre of- frono quindi ora la concreta pos- sibilità di incidere sui restanti due anni di Obama. Se gli elettori pu- niranno un sufficiente numero di deputati Democratici che hanno ubbidito al presidente votando lo stimolo e la riforma sanitaria, i Re- pubblicani, che nella loro totalità si sono opposti in Congresso a quelle misure tanto osteggiate sa- ranno premiati con la maggio- ranza dei seggi. Ciò darà loro il di- ritto di scegliere lo Speaker, licen- ziando la Pelosi, e soprattutto di bloccare ogni altra iniziativa legi- slativa di stampo liberal che il pre- sidente avesse in animo di pro- porre e spingere nei suoi termini liberal, dirigisti, pro-tasse, anti- mercato. Sicuramente svaniranno i sogni di portare a compimento la ri- forma energetica, termine neutro che sta per “tassare ogni consumo di elettricità di famiglie e impre- se”, svuotando le tasche dei con- sumatori in ossequio alla chimera della lotta al global warming, la re- ligione ascientifica della sinistra. Quando il presidente appartie- ne aunpartito e almenounramo è controllato dai suoi avversari, l’effetto politico è il cosiddetto gri- dlock, cioè lo stallo dell’attività le- gislativa che è favorita da un par- tito solo. Per passare, ogni legge deve infatti avere l’ok di Camera e Senato, ese manca ancheuno so- lo dei due rami si devono trovare soluzioni di compromesso che consentano la formazione di maggioranze variabili, che devo- no essere ovviamente bipartisan per la realtà dei numeri in campo.
WALL STREET
Oltre a Rasmussen, anche Wall Street dà per scontato che le mani del liberal Obama saranno quindi legate, e il buon trend delle azioni da settembre in poi è spiegato da molti analisti proprio dal prossi- mo gridlock. La diffidenza della Borsa verso i politici che hanno i voti sufficienti per legiferare è tale che gli investitori puntano sul gri- dlock, soprattutto se la maggio- ranza è Democratica e quindi strutturalmente anti business, filo deficit pubblico e filo tasse. In Senato la maggioranza che emergerà dal voto è appesa a un pugno di voti. Composto da 100 membri che rappresentano i 50 stati (due per stato), questo ramo del Congresso viene rinnovato con più lentezza: i membri stanno in carica sei anni, e ogni due anni, in concomitanza con le elezioni della Camera, solo un terzo di loro viene rinnovato. «I repubblicani dovrebbero ritrovarsi dopo le ele- zioni con 48 seggi, e i Democratici con 47», ha detto Rasmussen ad una serata della Conferenza di conservatori riferendosi alle sue previsioni più sicure, «mentre i re- stanti cinque seggi potrebbero fi- nire da una parte o dall’altra».

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