Hofmannsthal e il suo tempo Hermann Broch
Traduzione di Ada Vigliani
Adelphi Euro 18
Sono gli anni del trionfo del Kitsch, dunque di una confusione assoluta tra etica ed estetica; gli anni in cui la conclamata disgregazione di valori viene mascherata da un decorativismo e da un eclettismo inerti, sconsiderati. In questa atmosfera decadente dell’Europa di fine ottocento, il cui centro vuoto è rappresentato da Vienna, con la sua frivola allegria, Hermann Broch affonda la lama di una scrittura critica di indubitabile potenza. La tastiera lungo cui Broch dipana il suo ragionamento è amplissima – architettura e politica, mutamenti sociali e musica, pittura e teatro – ma il cuore attorno a cui tutto ruota è Hugo von Hofmannsthal: il bambino prodigio che vive immerso nel mondo dei prodigi, il sismografo più sensibile di un’arte e di una società ridotte a mortifero museo. Il corpo a corpo intrapreso da Hofmannsthal con lo strazio di quel “vuoto di valori”, fa da specchio al medesimo problema di Broch. Ma la possibile fuoriuscita dall’impasse in cui l’autore de La donna senz’ombra si trova ancora impigliato, verrà individuata in Karl Kraus, sulla cui figura si chiude questo mirabile saggio.
Franco Marcoaldi
R2 Cult – La Repubblica