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La Repubblica Rassegna Stampa
16.10.2010 Churchill contro Hitler, lo ascolterà Obama ?
La cronaca di Angelo Aquaro

Testata: La Repubblica
Data: 16 ottobre 2010
Pagina: 55
Autore: Angelo Aquaro
Titolo: «Churchill batte Rihanna, i suoi discorsi meglio del pop»

Il disco con il proclama di Winston Churchill contro Hitler scala le classifiche americane. Batte le vendite di cantanti famosi come Eminem e Rihanna. Buon segno, l'America pare stia risvegliarsi dal sonno targato Obama.
Ecco la crona dell'attento Angelo Aquaro sul REPUBBLICA di oggi, 16/10/2010, a pag.55, con il titolo " Churchill batte Rihanna, i suoi discorsi meglio del pop".


Obama, ascolta Churchill !
 

NEW YORK - Avviso al navigante Obama: se vuole tornare a cavalcare l'onda dei consensi, forse gli conviene ritirar fuori dai sotterranei della Casa Bianca quel busto di Winston Churchill che George W. Bush aveva piazzato nello Studio Ovale e che lui ha sostituito con Martin Luther King. Mossa sbagliata: proprio adesso che il vecchio Winston è tornato popolarissimo tra quei giovani che Barack spera di riconquistare. Così popolare da finire addirittura in hit parade.

Possibile? Beh, certo, il ritornello non è accattivante e malizioso come quello di "Love the Way you Lie", il tormentone di Eminem e Rihanna, quello che recita impudentemente: "Tu stai lì e mi guardi bruciare/Ma va bene così/Mi fa male ma mi dà piacere". Che volete, erano altri tempi, e il primo ministro d'Inghilterra piuttosto che col problema della violenza domestica doveva vedersela con la violenza che sembrava inarrestabile di un certo Adolf Hitler. Però sentite un po' che versi: "Se noi falliremo/allora l'intero mondo/Stati Uniti inclusi/incluso tutto quello che conosciamo/e a cui vogliamo bene/affonderà nell'abisso/di un nuovo Medio Evo/reso ancora più sinistro/e forse ancora più lungo/dalle luci della scienza pervertita...". Un pistolotto che neppure gli U2 degli anni d'oro avrebbero saputo sfoderare.

E infatti stiamo parlando di "Their Finest Hour", uno dei suoi discorsi più emozionanti e lucidi, 18 giugno 1940, quattro giorni dopo la caduta di Parigi, l'Europa che sembra finire nelle braccia del mostro che avanza e lui, Winston Churchill, che disegna l'Apocalisse da scongiurare. Beh, 70 anni dopo, "Their Finest Hour" batte "Love the Way you Lie", e il vecchio Winnie, con il piccolo aiuto della Banda della Raf, la gloriosa Royal Air Force, nella classifica della sua Inghilterra batte perfino Eminem in coppia con Rihanna.

Il disco si chiama Reach for the Skies e subito, da un lato all'altro dell'Atlantico, è diventato fenomeno. Per la verità la partecipazione speciale dell'illustrissimo premier è limitata a soli due brani, "Their Finest Hour" e "Never in the Field of Human Conflict": il resto è tutta farina della banda militare. Ma a parte il fatto che - insegnano i maghi del marketing - nell'era del digitale e degli mp3 è il singolo, e non l'album, a fare la differenza in classifica, l'interpretazione postuma del grande Winston è davvero notevole. Anche grazie al lavoro di Duncan Stubbs, il comandante della Banda, che ha scelto, per esempio, un brano come "Jerusalem", l'inno che Hubert Parry musicò su un poema di William Blake, per immortalare per esempio "Their Finest Hour".

Così Churchill è diventato il primo primo ministro a finire in hit parade: anche se non certamente il primo a essere, come dicono i dj, "campionato". Qualche altro esempio di grandi nomi in versione pop? Gli amanti del trash italiano ricorderanno l'hainoi irriverentissimo "Wojtyla disco dance" dell'improbabile Freddy The Flying Dutchman & the Sistina Band, anno del Signore 1979. E sempre in casa nostra, e in anni più vicini, sulla musica di "Così parlò Zaratustra", non a caso mixata con quella di "Pinocchio", Daniele Sepe immortalò il discorso del 1994 con cui Silvio Berlusconi difese in Parlamento il suo conflitto d'interessi ("Also Sprach Berluskastra").

Del resto lo stesso Barack Obama, che oggi s'è permesso di cestinare Churchill, era stato campionato dal rapper Will I Am, che aveva trasformato in hit il suo "Yes We Can". Ma allora Barack era ancora un semplice senatore: da quando è in carica, si sa, sono gli altri che gliele cantano.

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