Quello a destra vuole lo stato unico binazionale, per questo la tira per le lunghe. Quello al centro non ha ancora capito niente. Quello a sinistra difende il futuro del suo paese.
Il nodo delle costruzioni a Gerusalemme est non si scioglie semplicemente perchè ai palestinesi va bene così. Se fossero stati in buona fede avrebbero partecipato ai colloqui durante i 10 mesi del congelamento, invece di rinviare ogni volta. Invece no.
Perchè questa domanda non se la pongono i giornalisti, e non chiariscono ai loro lettori, visto che anche oggi, 16/10/2010, si strappano le vesti, mentre le titolazioni
*Gerusalemme est, via ai nuovi insediamenti " (La Repubblica)
*Netanyahu gela il negoziato, 238 case a Gerusalemme est (L'Unità)
*Nuovi cantieri a Gerusalemme est (IlSole24Ore)
non fanno altro che ripetere la litania palestinese ' si vogliono far fallire i negoziati' ?
Non riportiamo tutti gli articoli, una repica di mille altri precedenti, quando ne basterebbe uno solo, che affrontasse i reali motivi del rifiuto arabo ad una soluzione concordata. Israele è pronto, i palestinesi, sotto qualunque sigla si presentino, Hamas o Anp, no.
E' questa la nuda, semplice verità. é impensabile che il governo israeliano se ne stia buono buono ad aspettare che il progetto dello Stato unico binazionale si realizzi. Perchè è questo il vero progetto palestinese.
Perchè i nostri lettori non scrivono ai giornali che abitualmente leggono e rivolgono al direttore queste semplici domande ?
Tutti gli indirizzi e-mail dei quotidiani sono in Home Page di IC, nella colonna di sinistra, alla voce "stampa periodica".
Grazie,
Redazione IC
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, l'editoriale a pag.3, dal titolo: " Il grande bluff del Medio Oriente "
Chi ipotizzava l’inadeguatezza di Barack Obama nel gestire complesse crisi internazionali pare oggi avere ragione. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato ieri la costruzione di 238 alloggi a Gerusalemme est. Per l’Autorità nazionale palestinese, la mossa è “un nuovo chiodo sulla bara dei negoziati di pace”: fallisce così il bluff che il presidente americano, Barack Obama, ha tentato un mese fa, quando ha rilanciato i colloqui per il medio oriente. Obama ha aperto le trattative con un trucco che si può accettare – forse – nel contesto municipale di Chicago, non di certo nella crisi più intricata al mondo. Il giochetto è frutto di una scelta sbagliata. All’inizio del mandato, il capo della Casa Bianca ha fatto propria una richiesta di Abu Mazen – che proponeva di congelare gli insediamenti israeliani – avallando il metodo contorto e sterile delle “precondizioni” in un negoziato già molto complesso. Dopo sedici mesi, Obama ha constatato che la sua decisione impediva l’inizio delle trattative. A quel punto, ha letteralmente imbrogliato il leader dell’Anp, annunciando l’apertura dei colloqui di pace “senza precondizioni”. Testimoni raccontano che, quando Abu Mazen ha ascoltato via radio le parole del presidente americano, ha urlato e tirato un portacenere contro il muro. Risultato: oggi Israele è pronto a riprendere i lavori in Cisgiordania (le colonie si possono sempre abbattere, come Ariel Sharon fece a Gaza), e Abu Mazen fa entrare dalla porta la precondizione che Obama aveva buttato dalla finestra. Non si vede come il presidente americano possa salvare la trattativa di pace cominciata poche settimane fa.
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