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Ugo Volli
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La politica secondo Hamas 11/10/2010

La politica secondo Hamas



Cari amici, tutti quelli che si occupano seriamente di Palestina lo sanno: Hamas è una forza popolare di cui non si può non tener conto, ha vinto le elezioni, fa male l'America e l'Europa (finché dura) a non coinvolgerla nel processo di pace, eccetera eccetera. Sono assolutamente d'accordo e adesso ve ne darò qualche prova. Nel decimo anniversario della cosiddetta seconda intifada, cioè della meravigliosa serie di pacifici attentati popolari che si verificarono fra il 2000 e il 2010, Hamas ha presentato il conto con una conferenza stampa. Dal 2000, hanno detto, Hamas ha lanciato 4.300 "attacchi", fra cui molti agguati, lanci di missili, spari di mortaio, tentativi di attentati suicidi, di cui 61 riusciti (per esempio quello eroico della cena pasquale del 2002 al Park Hotel di Netanya, in cui Hamas uccise 30 persone – loro un po' esagerati dicono 36) di cui 20 erano cattivissimi combattenti sionisti dall'età superiore ai 70 anni, il cui omicidio mostra il coraggio e la pacifica determinazione dell'organizzazione (http://elderofziyon.blogspot.com/2010/09/hamas-celebrating-past-ten-years-of.html)

Anche riguardo al popolo palestinese Hamas ha fatto benissimo; per esempio in questi dieci anni circa 1800 dei suoi membri hanno ottenuto il "martirio": pensate che sarebbero potuti essere degli inutili civili che lavoravano duramente e mantenevano le famiglie e ora invece se ne stanno in cielo, ciascuno con le sue 70 vergini a divertirsi. Non è uno straordinario contributo al miglioramento delle condizioni di vita della Palestina?

Infatti la combattività di questa organizzazione politica e popolare non si limita alla nemica entità sionista, ma si estende ben dentro il popolo palestinese, contro i possibili traditori. Nella stessa conferenza stampa si è saputo che "le brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, hanno minacciato di prendere di mira i funzionari dell’Autorità nazionale palestinese 'se le forze di sicurezza continueranno ad arrestare e processare gli attivisti della resistenza in Cisgiordania'. [... hanno] anche aggiunto che i continui tentativi di raggiungere un accordo di unità nazionale con Fatah 'non sono bastati ad impedire la cacciata e gli arresti ai danni dei mujahidin. Nessuno potrà dunque rimproverare noi, se andremo in cerca dei leader dell’Autorità di Fatah in ogni luogo e li tratteremo allo stesso modo'. [hanno anche fatto sapere che] il leader detenuto del Jihad islamico Khader Adnan ha persino iniziato uno sciopero della fame, per protestare contro i ‘prigionieri che vengono crudelmente torturati in carcere’." (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=21&sez=120&id=36769). Eroico comportamento che mostra la civiltà dei rapporti interpalestinesi.

Come del resto nota Dimitri Buffa in questo stesso articolo, "I dati del 2004 relativi all’Intrafada, prima del golpe di Hamas a Gaza e del ritiro degli israeliani, parlavano di oltre 300 morti in questa guerra civile tra il 2002 e il 2004. La media non è cambiata da allora: oltre cento palestinesi perdono la vita ogni anno per mano di altri palestinesi e la statistica è largamente per difetto." Vedete come sono buoni, pacifici e politici quelli di Hamas. E com'è schietta ed efficace la dinamica politica della Palestina. Altro che il torbido stato dell'apartheid dell'entità sionista, dove ai deputati palestinesi del movimento Balad, legato ad Hamas, quando partecipano ad iniziative esplicitamente anti-israeliane  come la flottiglia, sono così repressivi da togliere il passaporto diplomatico.

Ugo Volli


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