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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Etgar Keret, La notte in cui morirono gli autobus 11/10/2010

La notte in cui morirono gli autobus                Etgar Keret
e/o                                                                             Euro 16,00


Considerato uno dei giovani innovatori della letteratura israeliana, Etgar Keret (nato a Tel Aviv nel ’67) a differenza di Grossman, Oz e Yehoshua, descrive la realtà attraverso racconti brevi, fulminanti, paradossali, densi di uno humour surreale che non teme di affidarsi all’assurdo per spiegare la violenza quotidiana. Anche in “La notte in cui morirono gli autobus” (i suoi primi 24 racconti, usciti in Israele nel ’92 ma ancora incredibilmente attuali) le vite più banali, che aspirano invano a un’esistenza normale, flirtano con un universo quasi kafkiano. Lontanissimo da ogni cliché.
Perché il racconto breve?
Non è una scelta ragionata, è l’unico modo in cui riesco a scrivere. Quando inizio una storia sono sicuro che durerà altre 500 pagine, invece dopo due i miei personaggi vengono tirati sotto da un autobus e la storia finisce.
Come mai utilizza la cifra dell’assurdo?
Nel mio paese assurdo e iper-realismo coincidono. Perché qui in genere succedono cose che non hanno senso.
I suoi personaggi sono sempre colti in momenti di incertezza o di crisi…
Se uno è in contatto con se stesso deve avere per forza a che fare con l’incertezza. Puoi essere certo e sicuro di te solo se cancelli la realtà. Non c’è niente di certo riguardo la condizione umana, perciò è impossibile essere indifferenti o distaccati.


Benedetta Marietti
La Repubblica delle donne


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