Qualcuno ha letto bene la motivazione del premio Nobel per la pace? L'analisi di Federico Steinhaus
Testata: Informazione Corretta Data: 10 ottobre 2010 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Qualcuno ha letto bene la motivazione del premio Nobel per la pace?»
Alfred Nobel M. Ahmadinejad
Qualcuno ha letto bene la motivazione del premio Nobel per la pace? La motivazione del conferimento del premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo, fra l’altro, afferma che “il Comitato (per l’assegnazione del premio) ritiene da tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace. Tali diritti sono un prerequisito per la fratellanza tra le nazioni della quale Alfred Nobel scrisse nel suo testamento...”. Da un lato questa affermazione lapidaria spiega perché tutti i premi per la pace, con poche eccezioni, siano stati assegnati in base ad un criterio di scelta politico; ma soprattutto essa colloca una barriera insormontabile fra gli stati che riconoscono e praticano i diritti umani richiamati dalla Dichiarazione fondativa delle Nazioni Unite e quelli che li ignorano o ancor peggio li violano sistematicamente. La mente corre immediatamente (deformazione professionale?) alla crisi del Medio Oriente, una regione in cui un solo stato, Israele, riconosce e pratica (talvolta anche troppo) questi diritti. Se questo è un “prerequisito” per la pace e la fratellanza fra le nazioni le potremo mai vedere in quella regione? Certo, come disse il compianto Tony Curtis, nessuno è perfetto e neppure Israele lo è, ma lo spartiacque su questo argomento fra Israele e tutti i suoi vicini è netto. La pace richiamata nella motivazione è però altra cosa rispetto a quella politica, dunque non dobbiamo abbandonare la speranza o diminuire gli sforzi nella ricerca di quel surrogato della pace idealizzata che è un trattato di buon vicinato e di reciproco rispetto. I bastoni fra le ruote li mette però, oggi, l’Iran con i suoi alleati e portavoce Siria, Hezbollah, Hamas – ai quali sta per aggiungersi fra pochi giorni, afferma Debka, il Libano. Lo scorso 2 ottobre, incontrandosi a Teheran, Assad ed Ahmadinejad hanno concordato di sostenere attivamente Hezbollah nel suo tentativo di estendere il proprio potere a tutto il Libano. Dopo la visita di Ahmadinejad in Libano il prossimo 13-14 ottobre, la prosecuzione delle indagini sull’assassinio del padre dell’attuale primo ministro libanese Hariri sarà probabilmente il casus belli, ed il presidente siriano ha già predisposto un ordine di arresto per 33 cittadini libanesi e di altre nazioni (inclusi i due funzionari delle Nazioni Unite ed i due magistrati libanesi del tribunale speciale che investigano) accusati di falsa testimonianza in questo processo, che sta svelando il ruolo siriano in quella strage. Solo pochi giorni prima, il 29 settembre, il presidente Obama aveva firmato l’imposizione di sanzioni contro 8 importanti personaggi ufficiali iraniani, accusati di gravi violazioni dei diritti umani inclusi torture ed omicidi di cittadini iraniani tra il 2009 ed il 2010. Lo scorso 8 ottobre un commando israeliano ha ucciso a Hebron i due comandanti di Hamas in Cisgiordania, Nashat al-Karmi e Mamoun al-Natshe, che avevano organizzato i recenti assassini di cittadini israeliani inermi allo scopo di sabotare i coloqui di pace in corso. Il capo della cellula, entrato in Cisgiordania dalla Siria per compiere quegli attentati, è invece riuscito a sfuggire alle ricerche. Questo episodio non fa che confermare ulteriormente lo strettissimo legame politico ed operativo fra Hamas, la Siria, l’Iran e Hezbollah che ha preso corpo e rischia di estendersi ad un possibile governo libanese non più solo condizionato ma direttamente gestito da Hezbollah. Federico Steinhaus