"L’Islamismo fanatico e’ ormai un prodotto della societa’ tedesca"
Il gran muftì Husseini con Hitler Il patto continua
“L’Islamismo fanatico e’ ormai un prodotto della societa’ tedesca, come il Cristianesimo e l’Ebraismo”. Cosi’ avrebbe dichiarato il presidente tedesco Christian Wulff in un’intervista al giornale “ Die Welt” il 6 ottobre, 2010.
Questa dichiarazione e’ arrivata dopo che i media hanno diffuso il 5 ottobre la notizia che missili sparati da un drone americano avrebbero ucciso otto militanti jihadisti tedeschi.
E’ una notizia che ha spaventato l’opinione pubblica tedesca e la sua classe dirigente che ormai ha la prova tangibile che velenosi aspidi si annidino e si nutrono nel suo stesso seno.
E’ ironia della sorte che sia proprio la Germania che, a distanza di oltre mezzo secolo, sconti ancora la politica scellerata dell’avvicinamento di Hitler all’Islam antisemita di al-Banna, di Amin-al-Husseini e degli islamisti sovietici, ora che deve fare i conti con il pesante fardello dell’eredita’ che quel genio le ha lasciato.
Anche files e documenti che man mano vengono declassificati dagli archivi militari americani attestano che il fondamentalismo islamico e’ nato dalle ceneri del nazismo. Ha messo radici in Germania ed ora e’ pronto a dare i suoi frutti di odio e di morte, e’ la “legacy” maligna che ha lasciato il Nazismo alla Germania e al mondo democratico, una sorta di Nemesi storica da cui sara’ difficile uscirne, dopo che Hitler opero’ il connubio tra nazismo e islamismo, sin da quando nel 1944 permise ad Amin-al-Husseini, gran mufti’ di Gerusalemme e zio di Arafat, di trasmettere propaganda araba antisemita da Radio Berlino e di incitare ad uccidere gli Ebrei -Kill the Jews, wherever you find them, this pleases God, history and religion- (W.S.J. Paul Berman 13 luglio, 2010).
Anche durante l’invasione sovietica - Operazione Barbarossa- quando Hitler ordino’ ai suoi generali di arruolare nell’esercito tedesco dopo averli liberati, masse di soldati islamici sovietici che, dopo la disfatta tedesca, sbandati, ovviamente non ritornarono nell’URSS dove sicuramente sarebbero stati passati per le armi come traditori, ma rimasero in Germania, come si legge nel libro, ”A mosque in Munich” di Ian Johnson.
La Germania ora e’ piu’ attenta e piu’ risoluta ad arginare la minaccia del terrorismo domestico, sembra voler intensificare una rete di supporto di alleanze strategiche internazionali a livello militare soprattutto con gli Stati Uniti e i suoi partners europei, prendendo una serie di misure di sicurezza dopo che la polizia ha scoperto che ci sono centinaia di tedeschi che si addestrano nei “terror camps” in Afghanistan e in Pakistan.
Infatti dopo nove anni di indagini ha chiuso la moschea di Amburgo per i suoi collegamenti con i terroristi dell’11 settembre a New York. Gli ultimi discorsi poi dei personaggi politici, come quello eloquente del neo presidente Christian Wulff, e anche la significativa presenza di Geert Wilders per le celebrazioni del ventennale della riunificazione della Germania, parlano chiaro, senza eufemismi e mezzi termini che l’integralismo e il fondamentalismo islamico sono non solo volti al sovvertimento dei valori fondanti della democrazia come la liberta’ di parola e d’espressione, e le liberta’ individuali ma sono anche armati e violenti e in grado di seminare stragi.
In questi giorni vige la massima allerta diffusa dal Dipartimento di Stato Americano per i viaggiatori diretti in Europa, sia nelle stazioni ferroviarie che in quelle aereo-portuali perche’ “si temono attentati di Al-Qaeda” stile Mumbai o come quello congiunto nel 1985 agli aeroporti di Roma e di Vienna.
Cosi’ si sarebbe pronunciato il presidente americano specificando che ”l’America non e’ in guerra con l’Islam ma con Al-Qaeda”.
Con queste piccole e capziose differenze semantiche alla Chomsky, Obama fa ancora una questione di parole, mentre qualunque sia la sua denominazione, il terrorismo e’ un pericolo reale, dal momento che in Germania, come anche negli altri paesi dell’Occidente ci sarebbero centinaia di jihadisti, allevati in casa e gia’ addestrati nei paesi arabi che sono ritornati tra le mura domestiche, pronti a scatenare la guerra santa.
Urge una strategia comune di difesa, concordata fra le democrazie occidentali per la sicurezza nazionale, e pare che l’allarme sia partito proprio dalla Germania dove c’e’ una maggiore consapevolezza del pericolo jihadista, da quando il governo di Angela Merkel ultimamente ha fatto sprangare l’accesso alla moschea di Amburgo e l’ha chiusa al culto, perche’ e’ stato scoperto che Mohamed Atta, il capo dei terroristi dell’attentato delle Due Torri del World Trade Center a New York proveniva proprio da quella moschea tedesca.
Anche un altro terrorista, Mahmud Abouhalima quello responsabile del primo attentato alle stesse Due Torri del 1993 ugualmente proveniva da una moschea tedesca, quella di Monaco, dove negli anni postbellici erano confluiti molti nazisti e islamisti.
Ed e’ stata proprio la consapevolezza del pericolo incombente che ha spinto i servizi di sicurezza tedeschi ed americani, ad un’azione militare congiunta in Pakistan, con l’impiego di droni che hanno ucciso terroristi della Jihad di nazionalita’ tedesca che operavano in un campo di addestramento in cui si reclutano aspiranti terroristi.
“E’ ora di prendere atto che c’e in Germania un gran numero di terroristi che si sono formati qui, sono indottrinati all’odio nelle moschee e vanno nei paesi islamici ad addestrarsi militarmente, pronti alla guerra santa, essi sono fra noi e possono scatenarsi da un momento all’altro”.
Cosi’ ha detto il ministro della Polizia Federale Tedesca, Konrad Freiberg.
Piera Prister Bracaglia Morante.