Sul FOGLIO di oggi, 09/10/2010, a pag.3, con il titolo " In Libano è tutto pronto per lo show dell'asse Iran-Siria-Hezbollah ". Ecco una analisi che i nostri giornaloni si guardano bene dal raccontare. Sempre più la grande stampa di informazione viene meno al dovere di far conoscere ai propri lettori quanto avviene. Drogata di conformismo, non si rende più conto della realtà.
Ecco l'articolo:
Ahmadinejad sta per arrivare a Beirut
Beirut. Gli analisti stanno impazzendo per colpa del salto spettacolare di visibilità. C’è stato un tempo in cui l’asse fra Iran, Siria e Hezbollah era materia sfuggente e riservata ai servizi segreti e agli insider del quadrante mediorientale. Oggi non è più così e tutto si sta dispiegando con sicurezza minacciosa alla luce del sole. In preparazione della visita in Libano del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, il 13 e 14 ottobre, nel sud del paese – che confina con Israele – 2.500 uomini delle Guardie rivoluzionarie, il corpo scelto di militari iraniani che risponde direttamente alla Guida suprema, sono arrivati con uno speciale ponte aereo da Damasco e poi a bordo di bus si sono dispersi sul territorio, dove già sventolano migliaia di bandiere iraniane, anche in faccia ai posti di osservazione della missione Unifil delle Nazioni Unite. E’ il più grande contingente di forze speciali dei pasdaran mai schierato fuori dai confini nazionali e sembra sia guidato dal generale Qasim Suleimani, il comandante della brigata al Quds (Gerusalemme) arrivato in segreto. Suleimani in questo momento si sta occupando della sicurezza della visita presidenziale, ma di solito comanda le operazioni clandestine dell’Iran all’estero, comprese quelle terroristiche. Con lui c’è Wafiq Safa, comandante dello speciale servizio d’ordine di Hezbollah, che schiera cinquemila uomini. Se Ahmadinejad e il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah – che non appare più in pubblico dalla guerra con Israele nell’estate del 2006 – riusciranno ad attrarre una folla di libanesi a tirare pietre oltre il confine israeliano dall’alto di una replica scenografica della moschea di Gerusalemme eretta per l’occasione, sarà un successo d’immagine (e di intenzioni ostili) senza precedenti. A est delle migliaia di pasdaran schierati sul confine con Israele, più vicini a Gerusalemme che a Teheran, le immagini satellitari disponibili a chiunque mostrano su Internet che la Siria è in possesso di missili Scud da 600 chilometri di gittata in una base nel deserto vicino ad Adra, a venticinque chilometri dalla capitale. La base è in una profonda depressione circondata da pareti montagnose alte 400 metri, con tunnel di cemento che penetrano nella roccia. Le immagini mostrano cinque missili lunghi 11 metri nella base, e altri due in un’area per l’addestramento: uno è a terra, l’altro su un lanciatore mobile. Secondo il quotidiano britannico Times – che per primo, nel maggio scorso, diede la notizia della presenza di missili Scud in Siria – nella base ci sono anche gli alloggiamenti di una squadra di Hezbollah che si sta addestrando al tiro, in attesa di trasportare i missili nel sud del Libano e di puntarli verso sud, in direzione delle città israeliane. Gli Scud arrivano dall’Iran all’aeroporto di Damasco – che a dispetto dei rapporti diplomatici recuperati con l’occidente, è lo scalo mediorientale per i grandi traffici bellici e del terrore – e da lì sono stoccati alla base di Adra. Da dove percorrendo un breve tratto di quaranta chilometri su una flotta di autocarri già messa a disposizione di Hezbollah, possono raggiungere con facilità il Libano. Il terzo clamoroso atto pubblico di forza è la richiesta siriana di arrestare ed estradare alcuni alti funzionari libanesi e stranieri – fra cui i giudici del Tribunale speciale sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri che sta per accusare Hezbollah. Il capo della polizia libanese resiste e dice che la richiesta “è politicamente motivata”. Ma considerate le forze in campo e la tensione crescente, ci sono le condizioni per innescare un nuovo conflitto.
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