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L'esperienza di Enzo Palmesano 06/10/2010

Contravvenendo alla regola che IC si è data, di non entrare in argomenti che riguardino in modo specifico la politica e i partiti italiani, facciamo un'eccezione con questa lettera che Enzo Palmesano ha inviato al quotidiano L'Opinione.
Tratta una polemica che ha riempito le pagine dei giornli e che non si è ancora spenta, a giudicare dalle lettere che anche noi riceviamo.
La pubblichiamo anche per il tono, sincero, sofferto che la anima. E per come esprime alcuni giudizi sul cambiamento dell'On.Fini  che sono venuti in mente anche a noi al tempo della svolta di AN.
Eccola: 

Quotidiano “L’OPINIONE DELLE LIBERTA’”

2 Ottobre 2010 - Interni

caso ciarrapico
Finiani ipocriti sull’antisemitismo
di Enzo Palmesano
 
Caro direttore,
provocano indignazione ma non dovrebbero suscitare alcuna meraviglia le indecenti parole di stampo antisemita pronunciate al Senato dal vecchio fascistone Giuseppe Ciarrapico per attaccare Gianfranco Fini. Meraviglia, invece, che si uniscano al sacrosanto coro di condanna esponenti finiani dell’ex An: sono degli ipocriti perché in Alleanza nazionale tirava una bruttissima aria antisemita, ma loro all’epoca facevano finta di nulla. Valga la mia esperienza. Come è noto e come ho raccontato anche nel mio recente libro, “Gianfranco Fini – Sfida a Berlusconi” (Aliberti editore), porta la mia firma il documento di condanna dell’antisemitismo e delle leggi razziali approvato al congresso di Fiuggi, il 27 gennaio 1995. Quel documento diede credibilità (anche internazionale) alla svolta; scomparvero ufficialmente gli antisemiti dal partito erede del fascismo e della Repubblica di Salò, ma da allora in An gli anti-Palmesano diventarono un esercito.
 Fino alla mia più completa emarginazione, con gravi conseguenze sul piano politico e professionale e con grande dolore anche sul piano personale. Mi volevano morto. E politicamente parlando l’ “ebreo Palmesano” è stato ammazzato.
All’epoca, nel momento in cui era stata annunciata la presunta svolta di Fiuggi, che avrebbe sancito la fine del Msi-Dn e il transito di tutti noi in An, da tempo andavo affrontando una riflessione sulla necessità di uscire dal tunnel del neofascismo. E quindi speravo che nelle Tesi congressuali preparate dal pensatoio finiano vi fosse un riferimento alla condanna dell’antisemitismo, cosa che incredibilmente non c’era. Per la verità le ponderose Tesi congressuali erano ambiziose, contenevano tutto e il contrario di tutto, affastellavano ogni ben di Dio politico e culturale, citando anche pensatori che non appartenevano alla nostra tradizione politica, cosa che naturalmente aveva eco sulla stampa. A me, invece, la sostanza delle Tesi congressuali sembrava deludente, non c’era la svolta tanto sbandierata. E una domenica pomeriggio di metà dicembre 1994, libero dal lavoro di capo del servizio politico del quotidiano del Msi-Dn prima e di An poi
 “Secolo d’Italia”, scrissi le undici righe del documento che sarebbe passato alla storia del partito come “emendamento Palmesano”. Ecco il testo del mio emendamento alle Tesi congressuali: “Condanna esplicita, definitiva e senza appello, Alleanza nazionale formula verso ogni forma di antisemitismo e di antiebraismo, anche qualora siano camuffati con la patina propagandistica dell’anti-sionismo e della polemica anti-israeliana. Sia altresì bandito ogni pregiudizio che è l’anticamera dell’intolleranza antisemita e che è stato il terreno di coltura, attraverso i secoli, dei pogrom e della Shoah. Alleanza nazionale si riconosce in pieno nella Dichiarazione del Concilio Vaticano II ’Nostra Aetate’ e nelle prese di posizione di Giovanni Paolo II nei confronti degli ebrei, nostri ’fratelli maggiori’. La vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nella nostra coscienza di Uomini e di italiani”. La mia
 proposta piombò come una bomba nella vigilia del congresso, ma la parola d’ordine nel partito era quella di fare finta di nulla. Fino a che, una volta apparsa la notizia sui giornali, nella sede di via della Scrofa cominciarono ad arrivare telefonate dall’estero, da Paesi europei, dagli Stati Uniti, da Israele, da ambienti politici e diplomatici, dalle ambasciate, per chiedere conferma della incredibile notizia e per ottenere il testo integrale del documento di condanna dell’antisemitismo. Fini dovette meravigliarsi non poco per tanta attenzione riservata all“emendamento Palmesano” perché nel suo “fascismo immaginario” l’antisemitismo fascista non era mai esistito, era tutta colpa della Germania. Al congresso di Fiuggi Fini per realpolitik diede il via libera all’approvazione dell“emendamento Palmesano. Non c’era stato bisogno di attendere un ”Papa straniero“ per affrontare nel Msi-Dn e in An il nodo centrale, quello del
 fascismo e delle leggi razziali antisemite. Il documento era stato proposto da chi, come me, era missino fin dal 1972 (allora quattordicenne), capo del servizio politico del quotidiano del partito. Sul ”Manifesto“, Andrea Colombo sottolineò l’importanza del fatto che il documento fosse nato dal corpo vivo del partito. Ma ben presto dovetti rendermi conto che avevo firmato il mio suicidio politico e professionale. Quando, infatti, appena dopo il congresso, furono pubblicate le tesi congressuali emendate, con il titolo ”Pensiamo l’Italia, il domani c’è già – Valori, idee e progetti per l’Alleanza nazionale“, il mio documento, sebbene approvato, era stato tagliuzzato. Mancavano le ultime due righe: ”La vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nella nostra coscienza di Uomini e di italiani“. Era troppo, per Fini e per gli altri, sostenere appunto che ”la vergogna incommensurabile delle leggi razziali
 brucerà per sempre nella nostra coscienza di Uomini e di italiani“. Per tutto questo, nonostante le scampagnate di Fini a Gerusalemme, io continuo a non fidarmi dell’ex capo di An e dei suoi seguaci.




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