Ciarrapico, kippot, barzellette, Berlusconi... la nostra opinione, oltre che nelle pagine di IC dei giorni scorsi, è bene illustrata nell'articolo di Deborah Fait, oggi su IC. IC redazione
Dopo aver letto l'articolo di Dimitri Buffa sull'attacco del Forum Palestina nei confronti dell'On.Nirenstein e di Saviano e sulle motivazioni addotte, si rafforza in me la convinzione che ancora una volta si guarda al dito e non alla luna. Il primo è tutto il can-can attorno all'improvvida battura di tale Ciarrapico e alle barzellette del Presidente del Consiglio, la seconda è la negazione della legittimità dell'esistenza di Israele, che comprova, se ancora ve ne fosse bisogno, come oggi questo sia il vero volto dell'antisemitismo. L'ampia adesione alla manifestazione del 7 ottobre in qualche modo conforta. Cecilia Nizza, Gerusalemme **********************************
Chiedo scusa, ritiro tutto. Ho letto la barzelletta oggi e, se è corretta come l'ho letta, a Prima pagina mi sono persa l'incipit e ho sentito bene solo la fine. D'altronde è talmente assurdo che un ebreo potesse nascondere un altro ebreo durante il nazismo, che proprio non ci sarei arrivata. Ma , come ho detto, con le barzellette non ho nessuna confidenza. Così com'è, la barzelletta evidentemente è da condannare e Berlusconi raccontandola ha dato prova di grande leggerezza. A volte si comporta proprio come un bambino, che non sa controllarsi. Comunque escluderei che sia un antisemita. Maria Di Chio *************************************
Sicuro che le continue barzellette del premier Berlusconi sugli ebrei ai tempi della shoah indignano offendono e fanno scrivere numerose pagine di critica al personaggio e al governo. Fornendo anche propaganda d’immagine a buon mercato. E questo è certamente ciò che il Presidente del Consiglio vuole. E tutti cadono nella trappola più macroscopica del messaggio, quello che offende gli ebrei e la shoah. O dobbiamo dire che, ci cadono gli ebrei e il mondo che alla shoah si rapporta come ad un riferimento e monito che dal passato giunga fino a noi. Ma è proprio nel presente che il raccontare barzellette del Presidente del Consiglio oltre che poco dignitoso è anche inquietante. E leggiamola nella sua interezza: "Un ebreo racconta a un suo familiare... Ai tempi dei campi di sterminio un nostro connazionale venne da noi e chiese alla nostra famiglia di nasconderlo, e noi lo accogliemmo. Lo mettemmo in cantina, lo abbiamo curato, però gli abbiamo fatto pagare una diaria... E quanto era, in moneta attuale? Tremila euro... Al mese? No al giorno... Ah, però... Bè, siamo ebrei, e poi ha pagato perché aveva i soldi, quindi lasciami in pace... Scusa un'ultima domanda... tu pensi che glielo dobbiamo dire che Hitler è morto e che la guerra è finita?... Carina eh?" Se leggiamo bene nella barzelletta oltre ai vari stereotipi dei più banali e consueti sugli ebrei, che sono avidi, che hanno denaro, e che sono disposti a comprare la propria sopravvivenza , comprendiamo che c’è un elemento nel testo della barzelletta che è del tutto contemporaneo o che a questo rimanda nel presente va un passato funesto.. E la parola che dovrebbe farci presagire scenari già vissuti non è soltanto quel citare la shoah e il mercimonio della vita che gli ebrei opererebbero in qualunque situazione anche drammatica, ma trovo che quel “connazionale” dovrebbe farci riflettere oltre a provare una istintiva quanto facile indignazione per il messaggio macroscopico. Non è nel raccontare barzellette sulla shoah che si devono temere forme di nuove segregazioni o di leggi che non sono uguali per tutti, ma è nello scegliere parole come “connazionale” in riferimento agli ebrei che ci si deve indignare porre la nostra critica. Con le attuali leggi del governo che tentano di non definire italiani i figli di immigrati nati in Italia, le parole di un senatore che invitano i dissidenti dal partito di governo a munirsi di kippot, aggiungere e definire gli ebrei ”connazionali” di una non meglio identificata nazione ebraica, quando la nazionalità di ogni ebreo è quella del paese in cui è nato vive e risiede, a meno che non sia nato vissuto residente in Israele per cui è un israeliano, è fonte di una reale preoccupazione per ciò che potrebbe portare più di quelle risatine prezzolate sulla shoah a quelle forme di divisione e discriminazione, che con la stessa aria strafottente e ironica aprivano e chiudevano i cancelli di Auschwitz su tante vite umane. Vittorio Pavoncello *********************************