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INFORMAZIONE CORRETTA - David Braha : " La Bella Addormentata nel 2010: Europa e terrorismo "
Nei giorni scorsi abbiamo letto sui giornali di tutto il mondo la notizia dei falliti attentati terroristici in Europa per mano di Al Qaeda. O meglio, gli attentati erano apparentemente ancora nella fase di progettazione, ma gli 007 del Vecchio Continente in collaborazione con la CIA sono riusciti a fiutare il pericolo con tempismo e ad evitare così il peggio. L’idea era la seguente: colpire siti simbolici solitamente affollati in diverse città europee – si parlava addirittura della Torre Eiffel a Parigi – al fine di creare scompiglio e di mietere il maggior numero di vittime possibile. Quindi fin qui nessuna novità, ad eccezione del fatto che stavolta gli attacchi sarebbero dovuti essere simultanei. Ma per il resto lo schema del caro vecchio terrorismo islamico non sembrava riservare nulla di nuovo. Eppure qualcosa di nuovo c’era: una novità che a me è apparsa tanto sorprendente quanto agghiacciante. Per la prima volta da anni siamo infatti arrivati molto vicini ad assistere ad attentati di grandissimo impatto politico, psicologico, ed emotivo in paesi occidentali, ma soprattutto in Europa. Stavolta infatti l’obiettivo non sembrava quello del “semplice” attentato finalizzato ad una “semplice” carneficina: attentati di questo tipo li abbiamo visti nei recenti esempi di Fort Hood in Texas, del volo Amsterdam-Detroit, o di Times Square; o andando ulteriormente indietro nel tempo, a Madrid e a Londra rispettivamente nel 2004 e nel 2005. Ma questa volta l’obiettivo era diverso. Questa volta Al Qaeda voleva colpire simboli nazionali, luoghi con un profondo valore ideologico ed affettivo per noi europei: in altre parole, lo stile di questi attacchi sarebbe stato più simile a quello dell’11 Settembre, piuttosto che ad altri. Di solito si dice che la storia, e soprattutto gli errori commessi in passato, insegnano a migliorarsi e a migliorare il futuro. Io non ci ho mai creduto, soprattutto quando si tratta dell’Europa e degli europei. Perché l’autolesionismo condito da una punta di politically correct mostrato dal Vecchio Continente in numerose occasioni e nei campi più disparati – immigrazione, sicurezza interna, relazioni diplomatiche con il mondo islamico, e chi più ne ha, più ne metta – ha proprio dell’incredibile. Come al solito pensiamo secondo quello che gli americani chiamano NIMBY, acronimo per “Not In My Back Yard”: ovvero la politica del respingere i problemi il più lontano possibile facendo finta che non esistano. Peccato che il più delle volte questi problemi si rivelano essere dei veri e propri boomerang, che possiamo respingere una, due, tre volte, ma decisamente non all’infinito. E quindi quando vediamo le Torri Gemelle demolite, gli attentati ai danni di gente innocente in tutto il mondo, sangue, esplosioni, uccisioni, ce ne rammarichiamo e ci piace mostrare solidarietà verso i poveri sventurati. Ministri e politici fanno a gara per definire “inaccettabili”, “inammissibili”, “vergognosi” tutti questi atti di violenza. Ma poi ognuno torna alla propria routine come se la cosa non li riguardasse. Ed è proprio qui che facciamo l’errore più grave: la cosa ci riguarda, eccome. Un tempo si pensava che il terrorismo fosse un problema tutto israeliano, e il resto dell’occidente stava in finestra a guardare, ignorando la reale portata del fenomeno. Poi ci sono state le Torri Gemelle e il Pentagono, e l’America ha finalmente aperto gli occhi. Ma noi, con colpevole ingenuità, dormiamo ancora sonni tranquilli. Troppo tranquilli. Se il terrorismo islamico oggi si scaglia il più delle volte su obiettivi israeliani ed americani non vuol dire che l’Europa è esente da quest’odio: significa piuttosto che siamo i prossimi in lista d’attesa, che domani toccherà a noi. Era questo quindi il vero significato dei falliti attentati dei giorni scorsi. Come si dice, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma viste le non-reazioni di questi giorni l’Europa mi sembra anche cieca, muta, e paralizzata. Ci siamo adagiati sulla pace e sulla serenità che da noi regnano sin dalla caduta di Hitler, nell’illusoria convinzione di essere intoccabili, forse addirittura invincibili. Ma non è così. Il rischio è che prima o poi ce ne accorgeremo nel peggiore dei modi. C’è quindi bisogno di un 11 Settembre europeo per svegliarci dal torpore indotto dal nostro generale benessere? “No” è la risposta che vorremmo sentirci dire, quello che moltissimi tra noi credono. Ma “sì”, purtroppo, è quella reale. |
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