Su LIBERO di oggi, 03/10/2010, a pag. 19, con il titolo " Lieberman il cattivo sui colloqui di pace dice la verità ", il commento di Angelo Pezzana sull'intervento di Avigdor Lieberman all'Onu dello scorso venerdì. Un discorso che non ha trovato spazio su nessun giornale italiano.
nel link che segue, il testo integrale dell'intervento di Lieberman:
http://israel-un.mfa.gov.il/statements-at-the-united-nations/general-assembly/315-ga65gd28092010
Onu: Assemblea Generale
Se i colloqui tra il governo israeliano e quello palestinese verranno interrotti, una parte della stampa israeliana, e di riflesso quella internazionale, ha già identificato il colpevole nel Ministro degli esteri Avigdor Lieberman, che ha tutte le caratteristiche per interpretare la parte del cattivo. Arriva dalla Russia, quindi non fa parte dell’establishment diplomatico tradizionale, tra lui e l’intero ministero degli esteri il feeling non è tra i migliori. Mentre il linguaggio della diplomazia è tutto sfumature, Lieberman è abituato a dire con parole chiare ciò che pensa, per cui quando lo scorso venerdì, all’Onu, ha detto “ per arrivare ad una fiducia reciproca occorrerà qualche decina d’anni, una generazione”, si è aperta la gara tra chi ne chiedeva il licenziamento immediato o almeno la messa sotto accusa per essersi frapposto nel rapporto fra Netanyahu e Abu Mazen.
In realtà Lieberman ha sostenuto ben altro nel discorso che ha tenuto all’Assemblea generale dell’Onu, un intervento che a detta di molti analisti di cose mediorientali, non si è affatto allontanato dalla linea ufficiale del governo israeliano. Ma all’Onu c’era Lieberman, il falco, il cattivo, per cui tutto il resto del discorso è stato ignorato.
Che cosa sostiene Lieberman ? I palestinesi, almeno fino al 1967, non si sono mai autoriconosciuti come popolo, nè è mai nemmeno venuto in mente a nessun altro stato del mondo, mentre ora pretendeno uno Stato nel quale la presenza di ebrei sia uguale a zero, Judenrein, come diceva Hitler. Perchè così sarà se Bibi dovesse accettare la richiesta di trasferire entro i confini del ’67 i circa 300.000 israeliani che vivono in Giudea e Samaria.
Mentre invece la soluzione sta in due Stati separati, Israele per gli ebrei e Palestina per gli arabi. Per arrivarci, senza operare nessun trasferimento di popolazioni, è sufficiente una modifica concordata dei confini, un progetto sostenuto da sempre dal prof.Sergio Della Pergola, uno dei demografi più esperti al mondo, per nulla su posizioni di destra,anzi.
Basta far entrare nei confini palestinesi quello che viene chiamato “triangolo”, nel nord di Israele,abitato esclusivamente da arabi, mentre le aree di Gush Etzion, Ariel, Ma’alè Adumin e altre, a densità solo ebraica, entrano a far parte dello Stato ebraico.
Lieberman si è altresì chiesto come mai uno Stato palestinese non è mai stato proclamanto, quando dal 1948 al 1967 Cisgiordania e Gaza sono state per ben 19 anni sotto gli arabi. Certo, è una domanda che non sta bene porre, in nome del politicamente corretto, per questo Lieberman ha poi affermato “smettiamola di dire territori in cambio di pace, spostiamo i confini, in modo che riflettano le nostre realtà demografiche”, dopo aver ricordato i percorsi dal ’48 ad oggi del rifiuto arabo ad una pace con Israele.
In queste ore l’inviato di Obama sollecita le parti, Bibi non appare intenzionato a prolungare la moratoria, ma il suo no sembra non influire negativamente la controparte. Una prova che una posizione chiara e ferma può produrre più di molti cedimenti.
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