Silvio Berlusconi Sigmund Freud Il motto di spirito
Ritorniamo sulle barzellette del Presidente del Consiglio, anche oggi, 02/10/2010, i giornali, tutti, pubblicano intere pagine sull'argomento.
IC ne ha già scritto nei giorni scorsi affrontando il caso Ciarrapico, ma è bene ritornarci sopra, perchè è inaccettabile che un Premier non si renda conto che la sua carica non si consente comportamenti simili.
La barzelletta, di per sè, ha gli stessi diritti di una vignetta satirica, guai a invocare la censura, ne andrebbe di mezzo il diritto alla libertà di espressione.
Ma, come abbiamo scritto più volte su IC, ci sono dei limiti che sarebbe bene tutti conoscessero, in modo particolare chi gode di una immagine pubblica.
Intanto bisognerebbe andare a leggersi quanto ha scritto Sigmund Freud, nel suo " Il motto di spirito", così si chiamavano le barzellette cento anni fa. Poi mai dimenticare che alcune possono offendere, diffamare, umiliare, se non si prendono certe precauzioni. Gli ebrei possono raccontare barzellette antisemite, l'autoironia dovrebbe essere un toccasana per tutti, ma se le raccontano altri la regola non vale più, e non ci vuole molto a capirne il motivo. Lo stesso dicasi quando in ballo ci sono altre categorie, omosessuali, zingari, anche donne, insomma quegli strati sociali che per tradizione non hanno mai fatto parte del cosidetto potere. Con questo non affermiamo che ci siano barzellette "proibite", ma occorre farle precedere da una presa di distanza, se proprio valgono la pena di essere raccontate. Nel dubbio, meglio astenersi. Si può ridere di tutto, certo, ma la sensibilità dovrebbe portare consiglio.
A Berlusconi sembra mancare, ed è curioso che capiti ad un uomo così esperto di comunicazione.
Può riparare ? Pensiamo si, è sufficiente che rimandi ai suoi affari privati il Ciarrapico, una figura indegna di sedere in un parlamento. E poi lasci perdere le barzellette, si limiti a cantare negli intervalli della politica. Anche perchè il 'tacon' è sempre peggiore del 'buso'.
IC redazione