domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Due notizie dal fronte arabo sulla seconda Intifada 30/09/2010

Due notizie dal fronte arabo sulla seconda Intifada


Yasser Arafat, Marwan Barghouti

Cari amici, ecco due notizie neanche tanto piccole, che i giornali italiani, a quel che vedo, non vi danno, e che sono uscite in Israele in occasione del decimo anniversario di quel ciclo di terrorismo anti-israeliano particolarmente acuto che fu chiamato "Seconda Intifada". Vi ricordate? Erano falliti gli incontri di Camp David e di Taba, le elezioni israeliane stavano per rovesciare il governo di Barak e dare il potere a Sharon, il quale fece un giro elettorale sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme come segno della sua volontà di non rinunciare alla sovranità sulla città santa. Da questa visita imprudente e"provocatoria", dice il luogo comune della propaganda anti-israeliani, venne l'esplosione  della protesta "spontanea" e degli attentati terroristici che fu l'Intifada. Ecco invece le due notizie che sono venute fuori.
 
La prima è questa. Uno dei leader di Hamas a Gaza, Mahmoud Zahar, ha dichiarato l'altro ieri in televisione che fu Arafat a "ordinare" loro di "realizzare un certo numero di operazioni militari nel cuore dello stato ebraico" (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=189574) Per "operazioni militari" bisogna capire atti di terrorismo, i terribili attentati suicidi contro i civili che costituirono l'"Intifada". Questo significa che fu proprio ed esclusivamente Arafat a controllare lo sviluppo del terrorismo esploso subito dopo i tentativi di pace che fece fallire a Camp David e a Taba. Il povero Arafat, eroe della pace e premio Nobel della stessa (dopo l'attribuzione preventiva a Obama sappiamo quanto vale), "ordinava" gli attentati che ufficialmente non condivideva. Naturalmente se li ordinava poteva anche proibirli, ma questo non lo fece affatto. Quell'Arafat che "ingiustamente" gli israeliani isolarono nella sua residenza di Ramallah, suscitando lo sdegno dei benpensanti del mondo intero. E che per il mito palestinese fu anche ammazzato dagli israeliani – Zahar dice non troppo allusivamente: per essersi messo nelle trattative. Notate che la notizia significa anche che il dissidio fra Hamas e Autorità Palestinese anche in quel momento molto ostentato sul piano politico e religioso, in realtà non c'era, che l'Autorità Palestinese, con cui Israele è chiamato a far la pace a tutti i costi, ha seguito una strategia terrorista almeno fino a pochissimi anni fa.

La seconda notizia (che era già in parte nota) è che chi si vanta di aver scelto lui il gesto di Sharon per scatenare il terrorismo è un'altra povera vittima della repressione israeliana, quel Marwan Bargouti di cui tutti gli astuti politici che vogliono spiegare a Israele come vivere pretendono la rivelazione perché sarebbe il solo degno successore di Arafat, quello che potrebbe davvero fare la pace. Degno successore di Arafat probabilmente lo sarebbe, anche perché ha appena dichiarato che le trattative in corso sono tempo buttato. In questo articolo (http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=189593) si citano le sue parole sullo scoppio dell'Intifada "spontanea". Bargouti, che era il capo della milizia speciale dei Tanzim sice: "presi l'occasione della visita di Sharon per andare in televisione e dire a tutti di andare alla moschea quella mattina [...] cercai senza successo di creare degli scontri [mentre Sharon faceva la sua visita], perché c'era differenza di opinioni fra noi. [...] Allora mi incontrai con  alcuni altri e discussi come si poteva rispondere in altre città e non a Gerusalemme." Non è difficile capire che cosa significava allora "rispondere" per i Tanzim.

Ugo Volli

PS: Alla memoria del buon Arafat, amante della pace, a Roma hanno appena dedicato una targa in un liceo. Giusto, no?


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT