Libero-Angelo Pezzana: " I terroristi di Hamas pronti al dialogo. Ma fanno i 'santerelli' per sedersi al tavolo della pace "
Khaled Mashaal con Ahmadinejad, Abu Mazen, Bibi Netanyahu
Sul palcoscenico, dove va in scena il conflitto israelo-palestinese, dove Bibi Netanyahu e Abu Mazen dovranno decidere oggi se i colloqui proseguono oppure si fermano – tutto dipende se la moratoria finisce e riprendono le costruzioni in Cisgiordania e se non vi saranno altre precondizioni da parte palestinese – sta per presentarsi un nuovo attore, del tutto inatteso, Hamas. E’ quel che si apprende da uno scarno comunicato emesso a Damasco ieri pomeriggio, nel quale Hamas e Fatah annunciano di aver trovato un accordo “ a sostegno degli sforzi egiziani per ridurre lo scisma fra i due gruppi che mina la causa palestinese “. Come si vede, accordo non lo si può proprio definire, diciamo che il capo di Hamas, Khaled Mashaal, ospite da sempre in Siria, da dove coordina le attività terroristiche a Gaza, e un funzionario di Fatah, Azzam a-Ahmed, hanno deciso di incontrarsi per esaminare i molti problemi che dividono i due movimenti, per cercare di capire se una soluzione può essere trovata. Un incontro che avviene, non a caso, alla vigilia di una importante decisione che Abu Mazen, assente a Damasco, dovrà prendere oggi: continuare oppure interrompere i colloqui con Israele. Il fatto che l’incontro si sia svolto a Damasco, e la partecipazione del leader maximo di Hamas, mentre Fatah era rappresentato soltanto da un funzionario, lascia capire che l’interesse maggiore sta dalla parte di Hamas, un tentativo di rientrare da protagonista nelle trattative sul futuro stato palestinese. In Israele non viene data eccessiva importanza all’iniziativa, una cautela che deve aver trovato d’accordo anche Abu Mazen, che si è fatto rappresentare, pur sottoscrivendo la volontà di superare la divisione. Ma una cosa sono i desideri, un’altra la realtà. Hamas ha preso il potere a Gaza con un colpo di stato, è responsabile di una serie di eliminazioni fisiche di dirigenti di Fatah tale da essere oggi il nemico più grande dell’Autorità palestinese. In più, è totalmente contraria a qualsiasi accordo con Israele, del quale non pronuncia neppure il nome. E’ l’entità sionista, che va cancellata dalle carte geografiche, la stessa posizione dell’Iran di Ahmadinejad. Abu Mazen si trova di fronte a un bivio: proseguire i colloqui con Israele, accettando i compromessi inevitabili, così come dovrà fare anche Netanyahu, oppure accordarsi con Hamas, il che può solo significare oggi condividerne le posizioni estremiste, contrarie a qualsiasi pace con Israele. Se fino a ieri i segnali erano confusi, tali da non permettere di capire verso quale parte stavano andando Bibi e Abu Mazen, l’incontro di Damasco, la scelta della capitale siriana è significativa, introduce un elemento che sarebbe da ingenui considerare, di per sé, positivo. Hamas si è sentito tagliato fuori da un possibile nuovo scenario, con l’Anp nella veste di protagonista. L’idea che un accordo con Israele possa essere raggiunto, lo ha spinto ad un passo che tutto è tranne che credibile. A meno che non rinunci ad essere Hamas.