Riflessioni su Onu, Obama, Ahmadinejad.. 27/09/2010
Quando Barack Obama ha preso la parola ieri al Palazzo di Vetro strapieno, le sei poltrone di Israele erano le uniche vuote. E' partito il tam tam su un possibile, clamoroso boicotaggio nei confronti del presidente americano, che ha centrato il suo discorso all'Assemblea Generale sulla Pace in M:O: chiedendo la proroga della moratoria sugli insediamenti dei coloni in Cisgiordania e augurandosi che "i colloqui di pace si concludano entro un anno con un accordo che porti ad un nuovo membro delle Nazioni Unite: uno Stato della Palestina sovrano e indipendente, amico di Israele". Una trafelata portavoce della missione israeliana, karen Perez, è poi corsa da tv e giornali a precisare: "Stratta di Sukkot. E' la festa sacra dei tabernacoli, e per questo oggi non ci siamo. Domani saremo presenti . Alle Nazioni Unite lo sanno: avevamo avvertito tutti". Vero, non vero? Quelle sedie vuote sembravano un messaggio in mondovisione. Ma poco dopo le autorità israeliane hanno definito il discorso di Obama "equilibrato". Anche perchè, notano da Gerusalemme, sebbene Obama abbia rinnovato la sua richiesta di estendere la moratoria, non ha affermato che un mancato rinnovo giustificarebbe il ritiro dei palestimesi dal negoziato. Intervenendo dopo il segretario generale Ban Ki-moon, che rilanciato le poliche in difesa delle donna e dei bambini, e la grande sfida dei cambiamenti climatici, Obama è tornato alla tribuna dell'ONU per dire che l'America non vuole e non può fare tutto da sola e cerca la collaborazione degli altri paesi. Dopo aver ripetuto che la priorità della sua amministrazione è sconfiggere Al Quaida e negare ai terroristi rifugi sicuri", Barack ha toccato anche il problema del nucleare iraniano: "La porta della diplomazia con l'Iran è¨ ancora aperta, se Teheran deciderà di varcare tale soglia". Poi si è concentrato sul M:O:: "So che in questa sala ci sono molti sostenitori della causa palestinese e molti sono scettici, ma a loro dico che se vogliono ottenere risultati devono "smettere" di cercare di distruggere Israele. Mentre gli amici di Israele devono capire che una vera sicurezza per lo stato ebraico può essere raggiunta solo con una Palestina indipendente. Deve essere chiaro a tutti che l'esistenza di Israele non può essere tema di dibattito e qualsiasi sforzo per scalfirne la legittimità si scontrerà con l'opposizione incrollabile degli Stati Uniti". Parole chiare per entrambe le parti. Un riconoscimento al "coraggio" di Netanyahu e Abu Mazen e una ferma condanna a che cerca di di "affondare il dialogo con le le parole e con le bombe". E riferendosi al presidente palestinese sfidato da Hamas, ha aggiunto:"Il coraggio di quest'uomo è di gran lunga superiore di quello di chi lancia granate contro donne e bambini innocenti". In serata Ahmadinejad è salito alla tribuna con in mano una Bibbia e un Corano: "Si tratta di libri considerati sacri- ha detto-: Noi abbiamo rispetto per entrambi".I delegati USA e molti europei hanno lasciato l'aula appena ha affermato che non c'èmai stata un'indagine per verificare se negli attentati dell'11 settembre ha operato il governo americano "per salvare il regime sionista". Già in giornata, in un'intervista aveva definito Netanyahu un "killer professionista"che dovrebbe essere processato per ave ucciso donne e bambini.