Penso che la verità stia nel mezzo: - dare sempre e comunque contro ad Israele è trendy; - a Gaza i giornalisti devono ascoltare e vedere solo quello che vuole Hamas. Solo pochi si sottraggono a questa realtà.
lettera firmata
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Oggetto: A Paola Caridi cc al Direttore Mario Calabresi
Signora Caridi,
davvero curioso quanto lei scrive su La Stampa di oggi, ed in netto contrasto sia con le parole del premier di Hamas Haniyeh, che ha comunicato ad Obama che non esiste alcuna crisi alimentare a Gaza,
La realtà di Gaza è ben diversa dai "quattro tavolacci e qualche sedia di plastica azzurra" delle quali ci parla nel suo articolo. Ma le parole sue arrivano perfino ad essere contraddette da lei stessa, quando, ad esempio, scrive che i pescatori non possono inoltrarsi oltre i duecento metri dalla riva per non sfidare il blocco navale israeliano che consente la pesca fino a tre miglia dalla costa (sì, ho citato le sue parole, ed i numeri non sono un'opinione: cosa ne è dei 5200 metri che intercorrono fra i 200 metri a cui si spingono i "suoi" pescatori e i 5400 del blocco israeliano?). "Il 90 per cento dei pescatori di Gaza è considerato povero o molto povero.
Guadagna meno di 190 dollari al mese" scrive ancora, ma allora le chiedo: se gli aiuti che arrivano a Gaza sono pari a $ 35000.-/cittadino/anno, dove va a finire tutto il denaro donato, soprattutto, da USA ed EU?
Evidentemente, ad esempio, per costruire la villa in riva al mare di Haniyeh, alla quale lei pudicamente accenna senza descriverla, così come si guarda bene dallo spiegarci da dove provengano quei "liquami [che] arrivano direttamente a riva", o perché a Gaza, diciassette anni dopo che quest'ultima è passata sotto amministrazione palestinese e cinque anni abbondanti dopo il completo ritiro israeliano esistano ancora dei campi profughi.
Ed infine, quando parla con tanta durezza del blocco israeliano, come mai non cita i razzi che, da anni, sono sparati contro Israele (negli ultimi 5 anni sono stati ben 15000 quelli sparati da Hamas e da Hezbollah), e del soldato Gilad Shalit, rapito in territorio israeliano e tenuto prigioniero a Gaza in barba a tutte le norme internazionali?
Queste sono le cause per le quali i governanti israeliani sono costretti a controllare le frontiere di Gaza (come d'altronde devono fare anche gli egiziani); lei non parla mai di queste verità, ma, così facendo, inganna semplicemente i lettori del quotidiano che la ospita.
Di rilievi da fare all'incredibile serie di falsificazioni, omissioni, distorsioni, manomissioni, manipolazioni, reinterpretazioni della realtà da lei operate, ce ne sarebbero ancora molti, ma mi riservo di farlo in una prossima occasione, che lei, sicuramente, provvederà a non farci mancare.
Saluti
Emanuel Segre Amar