Ecco come Pax Christi si esprime su Israele, unico Stato in Medio Oriente a garantire la libertà di culto.
Di seguito riportiamo i link e alcuni stralci presi dalle pagine corrispondenti con le parole di Pax Christi contro Israele.
Nessuna pietà per Gilad Shalit, paragonato ai terroristi arabi reclusi (dopo essere stati regolarmente processati) nelle carceri israeliane, solo accuse contro Israele, contro la presunta apartheid israeliana, contro la barriera difensiva e i check point, menzogne sulla situazione a Gerusalemme, nessuna sillaba sul terrorismo arabo contro Israele.
Consigliamo agli antisemiti di Pax Chrisi un giro a Gaza, nei territori dell'Anp, in Siria, in Giordania, in Iran, in Pakistan, in Afghanistan, in Yemen, o nella democratica Turchia. Ci sapranno raccontare della libertà i culto che vige in quei luoghi, libertà solo se sei musulmano, se no conversioni obbligatorie, decapitazioni, persecuzioni, roghi.
Chiediamo anche un commento del Vaticano. Condivide le parole di Pax Christi? Visto il suo silenzio sui documenti che seguono e sulle persecuzioni dei cristiani nei Paesi musulmani, ne deduciamo di sì.
Ecco i link e alcune frasi:
http://www.lpj.org/index.php?view=article&catid=1%3Aactualite-locale&id=297%3Ale-document-kairos-palestin...
http://www.peacelink.it/tools/print.php?id=31536
http://www.terrasanta.net/tsx/articolo-stampabile.jsp?wi_number=2118&wi_codseq=
http://www.infopal.it/leggi.php?id=14189
Porre fine all’occupazione dei territori palestinesi e al boicottaggio che strangola l’economia della Palestina, riducendo in miseria la popolazione; eliminare il muro di separazione che sigilla la barriere fra i due popoli, rinegoziare con serietà e chiarezza per costruire la pace nella regione: sono i punti principali di un appello firmato e diffuso, in vista del Natale 2009, da un gruppo di leader cristiani di diverse confessioni fra i quali il Patriarca emerito di Gerusalemme, Mons. Michel Sabbah, e l’Arcivescovo del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, Mons. Theodosios Atallah Hanna. (...)
I firmatari dell’appello lamentano che “l’occupazione è un peccato contro Dio e l’umanità” e ricordano, fra i problemi più scottanti, “il muro di separazione israeliano eretto in territorio palestinese, il blocco di Gaza, le colonie israeliane che sorgono su terreni palestinesi, le umiliazioni subite ai posti di blocco militari, le restrizioni religiose e gli accessi controllati ai luoghi santi, la piaga dei rifugiati che attendono il loro diritto al ritorno, i prigionieri detenuti in Israele e la paralisi della comunità internazionale di fronte a questa tragedia”.
Il documento rimane uno dei simboli più importanti della lotta nonviolenta contro l'apartheid: proprio ad essa il collettivo di rappresentanti religiosi palestinesi si riferisce idealmente. Il documento Kairos palestinese fa appello perché termini l'occupazione israeliana nei Territori, sostiene la campagna internazionale di boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni economiche nei confronti di Israele e chiede ai politici palestinesi la fine della separazione tra la Cisgiordania e la striscia di Gaza. Come spiega Rifat Kassis, coordinatore dell'iniziativa, “con questo testo affermiamo che l'occupazione israeliana è un male e un peccato, così come ogni giustificazione teologica che ne viene elaborata”.
Il testo elenca le cause della sofferenza attuale: un processo di pace che è solo parole senza fatti; il muro di separazione; gli insediamenti; le umiliazioni ai check-point; la separazione forzata tra i membri di molte famiglie; le restrizioni alla libertà religiosa; la condizione dei profughi e delle migliaia di detenuti nelle carceri israeliane; Gerusalemme che viene svuotata dalla sua popolazione araba; il disprezzo di Israele per la legislazione internazionale; l'emigrazione; il blocco di Gaza, l'occupazione militare dei Territori, a cui si risponde con la resistenza; le discriminazioni patite dagli arabi israeliani.
Con questo spirito, il documento richiede alla comunità internazionale di sostenere il popolo Palestinese, che ha affrontato oppressione, spostamenti forzati, sofferenza e l'apartheid chiara per oltre sei decenni. La sofferenza continua, mentre la comunità internazionale guarda in silenzio lo Stato occupante, Israele. La nostra parola è un grido di speranza, con amore, la preghiera e la fede in Dio (...)
In questo storico documento, noi Cristiani Palestinesi dichiariamo che l'occupazione militare della nostra terra è un peccato contro Dio e contro l'umanità, e che ogni teologia che legittima l'occupazione è ben lungi dagli insegnamenti cristiani, perché la vera teologia cristiana è una teologia di amore e di solidarietà con gli oppressi, un appello per la giustizia e l'uguaglianza tra i popoli. (...)
Il muro di separazione eretto sul territorio Palestinese, una gran parte del quale è stato confiscato per questo scopo, ha trasformato le nostre città e villaggi in prigioni, separando gli uni dagli altri, rendendoli cantoni dispersi e divisi. Gaza, soprattutto dopo la crudele guerra che Israele ha lanciato contro di esso nei mesi di Dicembre 2008 e Gennaio 2009, continua a vivere in condizioni disumane, sotto blocco permanente e tagliata fuori dagli altri territori Palestinesi.(...)
La realtà è l'umiliazione quotidiana a cui siamo sottoposti ai posti di blocco militari, durante il nostro percorso verso i posti di lavoro, le scuole o gli ospedali. (...)
La libertà religiosa è fortemente limitata, la libertà di accesso ai luoghi santi è negata con il pretesto della sicurezza. Gerusalemme ed i suoi luoghi santi sono inaccessibili per molti Cristiani e Musulmani della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Anche in Gerusalemme ci sono restrizioni durante le feste religiose. Ad alcuni del nostro clero Arabo è regolarmente vietato l'ingresso in Gerusalemme. Anche i rifugiati sono parte della nostra realtà. La maggior parte di loro vivono ancora nei campi profughi in condizioni difficili. Erano in attesa dei loro diritti al ritorno, generazione dopo generazione. Quale sarà il loro destino? E i prigionieri? Le migliaia di prigionieri che languono nelle carceri Israeliane fanno parte della nostra realtà. Gli Israeliani smuovono cielo e terra per ottenere la liberazione di un prigioniero, e quelle migliaia di prigionieri Palestinesi quando avranno la loro libertà? (...)
Israele giustifica le sue azioni come auto-difesa, compresa l'occupazione, la punizione collettiva, e tutte le altre forme di rappresaglia contro i Palestinesi. A nostro parere questa visione è un rovesciamento della realtà. Sì, c'è la resistenza Palestinese all'occupazione. Tuttavia, se non ci fosse occupazione non ci sarebbe alcuna resistenza, nessuna paura e nessuna insicurezza. Questa è la nostra comprensione della situazione. Pertanto, chiediamo agli Israeliani di mettere fine all'occupazione.