Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/09/2010, l'articolo dal titolo " Pacifisti ebrei verso Gaza ".
Una nave con a bordo ebrei che hanno scelto di schierarsi a fianco di chi minaccia Irseale, tenta di raggiungere Gaza. Ha dato la sua adesione anche Marion Kozak, madre del nuovo segretario del Partito laburista inglese Ed Miliband. Molta attenzione alla parte palestinese e manco una parola sui pericoli che minacciano Israele. Via i check point, libertà totale di movimento, così i terroristi suicidi potranno entrare in Israele senza più controlli, via il blocco navale, così arriveranno le armi dalla Siria e dall Iran, grandiosi questi umanitari dal Dna marxista. Se tanto ci dà tanto, Ed è il figlio di cotanta madre, abbiamo un'idea di quale politica verrà dal Partito laburista a guida Miliband.
Una nave, con a bordo una decina di attivisti ebrei provenienti da Israele, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna, ha lasciato ieri il porto di Famagosta, nel nord di Cipro, diretta nella Striscia di Gaza, con la speranza di violare simbolicamente l’embargo israeliano. Richard Kuper, uno degli organizzatori del gruppo britannico «Jews for Justice for Palestinians», ha precisato che uno degli obiettivi dell’iniziativa è mostrare che non tutti gli ebrei approvano la politica israeliana verso i palestinesi. Kuper ha poi precisato che la nave non opporrà alcuna resistenza alle autorità israeliane. La nave trasporta giocattoli per bambini, materiale sanitario e altri aiuti per gli abitanti della Striscia di Gaza.
A bordo dell’imbarcazione che si chiama «Irene» e batte bandiera britannica, c’è anche un sopravvissuto all’Olocausto, Reuven Moshkovitz, di 82 anni. «È un dovere sacro per me, come sopravvissuto all’Olocausto - ha detto - quello di protestare contro la persecuzione, l’oppressione e la carcerazione del popolo di Gaza, compresi 800.000 bambini». «Israele non ha limiti morali, ha spiegato Moshkovitz aggiungendo: «Ci vado perché sono un sopravvissuto. Quando ero in un ghetto e quasi morto speravo ci fosse un essere umano che avrebbe mostrato compassione e mi avrebbe aiutato».
Tra i partecipanti alla missione vi è pure Rami Elhan, un israeliano che ha perso la figlia in un attentato suicida in un centro commerciale a Gerusalemme nel 1997. « Voglio alzare la voce contro il male e attirare l’attenzione sul milione e mezzo di persone che vivono sotto assedio. È disumano», ha detto poco prima della partenza Elhan.
La missione arriva quasi quattro mesi dopo il blitz con cui le teste di cuoio israeliane bloccarono la «Peace Flottila». Nell’azione morirono 9 attivisti per i diritti umani turchi. Commentando la missione della «Irene», un portavoce del governo israeliano ha parlato di «provocazione». «Se fossero veramente seri nel loro intento di portare aiuti a Gaza - ha detto Andy David del ministero degli Esteri - potrebbero facilmente farlo dopo essersi sottoposti a un’ispezione per impedire il traffico di armi». Alla richiesta se la Marina israeliana è pronta a intercettare il veliero, il portavoce non ha risposto.
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