Giorgio Israel Romano Prodi
Contro la pena di morte, sempre; ma nessun paragone tra Iran e gli Stati Uniti – scrive oggi Pierluigi Battista sul Corriere della Sera.
Non ci dovrebbe essere neppure bisogno di spiegare perché: gli USA sono una democrazia in cui si può protestare, manifestare e votare contro la pena di morte; l’Iran è sotto il tallone di una dittatura efferata in cui chi tenti di protestare viene incarcerato, torturato, o addirittura fatto sparire. Attorno alla recente sentenza di lapidazione l’unica discussione consentita riguarda le macabre modalità dell’esecuzione.
E tuttavia c’è sempre qualcuno in Occidente, e in particolare in Italia, che è pronto a prendere sul serio il parallelismo stabilito da Ahmadinejad tra le due condanne a morte e a trarne la conclusione che Iran e USA sono la stessa cosa.
Quel che è stupefacente è che l’ammonimento – purtroppo non inutile – di Battista dovrebbe essere letto e meditato soprattutto dall’ex-presidente del Consiglio Romano Prodi.
A quanto riferisce Il Foglio di ieri, egli ha espresso con tono tagliente il concetto che l’Italia, sulla questione iraniana, non segue minimamente gli USA. Insomma, che in Iran non vi sia democrazia, che si torturi, che vi sia un presidente negazionista della Shoah e che fa della distruzione di Israele uno dei suoi principali obbiettivi, a Prodi non importa nulla. Alla larga dagli USA, egli garantisce ai suoi amici iraniani. L’aspetto tragicomico della faccenda è che oggi gli USA non hanno come presidente Bush, bensì Obama, che ha come stella polare politica l’apertura al mondo islamico e il massimo rispetto nei suoi confronti. Sconcerta al massimo grado l’idea che l’Italia abbia avuto un presidente del Consiglio con simili pensieri nella testa. Ma ancor più sconcertante è il fatto che pur non essendo più Presidente del Consiglio – almeno così pare – egli sentenzi apoditticamente su quale sia la linea dell’Italia in politica estera.
Giorgio Israel