Se avete voglia di sorridere....
di Federico Steinhaus
Federico Steinhaus
Un sorriso amaro, di commiserazione è tutto quel che merita una certa attività di propaganda araba. Sorridere si può, talvolta, ma mai abbassare la guardia: quelle che seguono sono solamente manifestazioni ingenue e sciocche di altre ben più gravi e complesse manipolazioni.
Ecco dunque due episodi tra i più recenti.
La seduta inaugurale dei colloqui di pace fra israeliani e palestinesi, a Washington, è stata solennizzata, suggellata quasi, dalla presenza del presidente egiziano Mubarak e dal sovrano giordano Abdallah, entrambi capi di stati arabi confinanti che vivono in pace con Israele. La foto ufficiale li ritrae mentre, seguendo Obama, attraversano il corridoio della Casa Bianca che porta alla sala dei colloqui.
Ebbene, come ha dimostrato il magnifico sito “malainformazione”, un importante giornale egiziano ha taroccato questa fotografia, mettendo Mubarak alla testa di questo piccolo corteo, seguito (in casa propria...) dal presidente americano. Un modo per compiacere un leader-tiranno (anche da noi si usa, come dimostra sempre malainformazione, ritoccare qualche difetto fisico di chi comanda), ma al limite della stupidità.
La seconda notizia è al tempo stesso più stupefacente e più allarmante.
In alcuni paesi arabi (Giordania e Siria, ma forse anche altri) guide turistiche hanno cominciato a raccontare che in realtà il primogenito di Abramo era Ismaele, e fu lui, non Isacco, ad essere portato sul Monte Moriah per essere sacrificato. Isacco è, come noto, il capostipite del popolo ebraico, Ismaele di quello arabo.
Finora la deligittimazione di Israele era passata attraverso affermazioni generiche sulla mancanza di qualsiasi collegamento storico e religioso fra gli ebrei e la terra d’Israele: una menzogna non dissimile da quella dei negazionisti secondo i quali la Shoah è una invenzione degli ebrei per spillare denaro ai cristiani, entrambe facilmente smascherabili andando sul posto (Auschwitz, Gerusalemme) per vedere di persona. Un’altra forma di delegittimazione, ideata da Arafat, è stata quella di affermare che Gesù non era ebreo bensì arabo palestinese, anche questa smentita dagli stessi Vangeli. Ora però sembra che si stia passando ad una forma più subdola, riscrivendo nientemeno che la Bibbia.
Così si spiega anche la singolare disputa fra Israele e l’Autorità Palestinese su quello che può sembrare un dettaglio insignificante e che invece pesa, condizionandoli, sui negoziati: la richiesta di Israele di essere riconosciuto come “stato ebraico” ed il rifiuto palestinese costellato di perle della logica come l’ultima di Abu Mazen: Per me si può anche chiamare impero sionista, che ce ne importa? , che dileggia, negandole, le radici ebraiche di quella terra.