Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/09/2010, a pag. 14, l'articolo di Claudio Gallo dal titolo " Se Ankara guarda ad Oriente ".

Abdullah Gul, presidente turco
Gallo scrive : " critiche americane ed europee che non gli perdonavano la quasi rottura con Israele, dopo la strage compiuta dai commando israliani sulla nave turca diretta a Gaza, non ha battuto ciglio e ha continuato sulla sua strada.". La flottiglia diretta a Gaza non era una semplice 'nave turca', non si trattava di turisti turchi diretti a Gaza, ma di terroristi armati, pronti a raggiungere Hamas. Lo dimostrano video e immagini.
Ecco l'articolo:
Con il premier Erdogan appena rinforzato dalla vittoria nel referendum costituzionale, la Turchia non cambia rotta e anche al vertice Onu per gli obiettivi del Millennio esce dai vecchi schieramenti per cercare un ruolo di potenza regionale. Tempestata nei mesi scorsi dalle critiche americane ed europee che non gli perdonavano la quasi rottura con Israele, dopo la strage compiuta dai commando israliani sulla nave turca diretta a Gaza, non ha battuto ciglio e ha continuato sulla sua strada. Ieri il presidente Gul ha rifiutato di incontrare all’Onu il collega israeliano Shimon Peres. Certo, Gul ha citato motivi di agenda ma Peres è stato chiaro: «Non ha voluto incontrarmi: ha posto tali condizioni da rendere l’incontro impossibile». Quali siano le condizioni poste dal capo di stato turco per partecipare al faccia a faccia organizzato dalla Fondazione Clinton, non è chiaro. Si può supporre, ma è una congettura fin troppo facile, che siano le solite scuse ostinatamente chieste da Ankara dopo la vicenda della nave assaltata. Senza mostrare il minimo complesso di sudditanza nei confronti di Washington, di cui non bisogna dimenticare rimane un alleato cruciale in Medio Oriente, Gul ha confermato l’apertura all’Iran, presentandola come un’opportunità per tutto l’Occidente. «Penso - ha detto il presidente turco - che vadano valutati i nostri sforzi per una migliore comprensione fra Teheran e i cinque membri del Consiglio di Sicurezza».
Scordiamoci i tempi in cui Ankara era il fortino anatolico dell’Occidente con i fucili puntati sull’Unione Sovietica, oggi i turchi stanno riscoprendo la geopolitica e stanchi delle promesse insincere dell’Europa hanno cominciato a guardarsi intorno. Così sono decollati ad esempio i rapporti con l’altro «villan» mediorientale, la Siria di Assad (curiosamente ora stato canaglia a metà, con un piede dentro e l’altro fuori dall’orbita di Washington). La Turchia sta voltanto le spalle all’Europa per volgersi al Medio Oriente? Per ora certamente no. Spiega Ian Lesser, membro tedesco del Marshall Fund americano: «La situazione turca è come quella di India e Brasile. Più indipendenza, più assertività, e disincanto nei confronti dei partner occidentali».
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