sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
16.09.2010 Il trio Lescano: una storia fra cronaca e costume
Elena Loewenthal recensisce 'Le regine dello swing' di Gabriele Eschenazi

Testata: La Stampa
Data: 16 settembre 2010
Pagina: 39
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Lescano, lo swing dell’Italietta»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 16/09/2010, a pag. 39, l'articolo di Elena Loewenthal dal titolo " Lescano, lo swing dell’Italietta ".


Trio Lescano

La vita è come un film, a volte. Prima scena: tre giovani donne consumano pasticcini e sorbiscono spumante insieme a un uomo che si chiama Umberto, è il Principe di Piemonte, adora ballare e lo fa con tutte e tre a turno, suggellando ogni volta il momento con un baciamano. Seconda scena: tre giovanissime acrobate si esibiscono nel loro numero. Sono esili, non belle e per nulla esuberanti: nulla a che vedere con l'ideale di donna sancito dal settimanale «Signorine grandi firme». Terza scena: buio. Nulla, se non un silenzio pesante. Dove sono sparite le tre sorelle?
Alexandra, Judith e Kitty Leschan nascono in Olanda fra il 1910 e il 1919. Non si sa esattamente dove, visto che vengono al mondo in un nomade circo. Il padre Alexander è un contorsionista ungherese costretto a riconvertirsi in clown da un incidente di percorso. È anche acrobata e saltatore: soprattutto nei letti, a giudicare dalle figlie che dissemina in giro. Poi un giorno sposa la diciottenne Eva De Leeuwe, circense cantante d’operetta: olandese ed ebrea, viene da una dinastia di umoristi, maghi, musicisti. Le loro tre figlie, avviate quasi in fasce a una carriera sotto il tendone, prenderanno la strada di artiste indipendenti. La madre è l’«eterno carabiniere» che le seguirà quasi ovunque e morirà a novantaquattro anni, mentre del padre si perdono le tracce.
È nel 1935 che le prime due sorelle Lescano sbarcano in Italia come «Sunday Sister», una coppia di acrobate che ha già girato tutta l'Europa. Poco dopo, fiutando una luminosa carriera che arriverà senza neanche dar loro il tempo di rendersene conto, mamma Eva richiama dall’Olanda anche la piccola Caterina, chiusa in collegio.
L’Italia fascista ha bisogno di musica. La radio sta entrando nelle case degli italiani. L’autarchia arresta ai confini del paese tutto quel che è straniero, compreso il jazz e tanti altri generi. «Non si può importare, ma si può imitare», spiega Gabriele Eschenazi autore del libro Le regine dello swing. Il trio Lescano: una storia fra cronaca e costume in uscita per Einaudi (nonchè sceneggiatore della fiction televisiva dedicata al Trio di imminente programmazione). Il collettivismo spinto del regime, che esige massa d’urto e ha diffidenza d'ogni protagonismo che non sia quello del duce, non vuole voci soliste.
Così, il trio Lescano - che abita in una bella casa di via Artisti, a Torino, e si può persino permettere un automobile con tanto di autista - conquista il Paese: con quelle facce un poco stordite, gli occhi acquosi e i rotoli di capelli sulla fronte come dettava la moda (anzi, come dettavano loro tre). Le voci limpide, il ritmo swing che entra in testa e non esce più, le rime baciate infuse, forse, di una garbatissima ironia. Maramao perché sei morto, Ciribiribin, Pippo non lo sa (che non piacque al regime, perché quel «quando passa ride tutta la città» sembrava scritto apposta per il gerarca Achille Starace), Tulipan (omaggio alla loro terra natìa) hanno varcato gli anni, la guerra, le generazioni. Ce le abbiamo ancora nelle orecchie, insomma.
La parabola di Alessandra, Giuditta e Caterina Lescano - così italianizzano i loro nomi, in nome dell’autarchia - è vertiginosa. Ma ben presto arrivano le leggi razziali. Le sorelle sono straniere, di padre non ebreo e troppo famose per essere stroncate brutalmente dalle obbrobriose disposizioni: ottengono uno status speciale che consente loro di continuare a cantare. Ma non senza preoccupazioni, soprattutto per mamma Eva (in Olanda la sua famiglia sarà sterminata). Nel novembre del 1943, dopo un’esibizione al Teatro Grattacielo di Genova, le sorelle Lescano vengono arrestate. Difficile dire quanto rimasero a Marassi e come ne uscirono per raggiungere fortunosamente la madre, in clandestinità a Valperga Caluso nel Canavese.
Finita la guerra nulla sarà più come prima: Caterinetta, la piccola, scalpita. Vuole metter su famiglia, condurre una vita «normale». Il trio si spacca. Quel che ne resta parte per il Sudamerica insieme a un surrogato della sorella mancante, una giovanissima Maria Bria che nei quattro anni di tournées sotto l’equatore sarà costretta a fingere di essere una Lescano. In quelle terre remote esce di scena anche Giuditta. Sandra tornerà invece in Italia al seguito di un marito, per non cantare mai più.
È una storia bellissima, avvincente e anche crudele, quella del trio Lescano. Una storia paradigmatica eppure ambigua. Rappresenta il nostro il paese e i suoi travagli, ma è misteriosa come gli sguardi persi delle sorelle, le loro peregrinazioni, la loro noncuranza delle radici. Le partenze che si susseguono senza ritorno, le bisticciate epocali. Gli impresari che le sfruttano, i mariti che le conquistano. Nessuna di loro ha avuto figli, e alla fine si sono perse anche fra loro, come i mulini a vento che tanti anni prima avevano «lasciati per questo cielo blu».
Quella del trio femminile era una moda molto in voga nell’America degli Anni Trenta. Il più famoso rispondeva al nome delle Andrews Sisters, al quale sono sentimentalmente molto legato: loro era la canzone «Rum and Coca-Cola» del 1944 che io rubai e tradussi per farne la sigla de L’Altra domenica. Quasi in contemporanea nasceva in Italia il trio delle olandesine che furono una rivelazione. Avevano uno swing eccezionale per l’epoca, cantavano dei motivetti apparentemente semplici che tenevano insieme grazie a una musicalità portentosa. Stornelli e facili filastrocche venivano esaltate dalla composizione delle loro voci che armonizzavano in modo sorprendente. Diventarono un’istituzione. Oggi ci sono gruppi che le imitano. Io tenni a battesimo le Boop Sisters e ora si celebrano le Blue Dolls che hanno dato swing al Trio Lescano della fiction e che ho presentato in concerto a Torino e a Modena. Il trio Lescano ci aiutò a «baipassare» la guerra assieme a quello scavezzacollo di Rabbagliati. Il loro è un vintage che sta tornando di moda, vedi le Marinetti e le Sorelle Bandiera, come del resto tutto il vintage musicale.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT