domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
16.09.2010 Che cos'hanno in comune l'Occidente e l'integralismo islamico ?
Secondo Zucconi e Kepel molto. Una tesi assurda che non regge.

Testata: La Repubblica
Data: 16 settembre 2010
Pagina: 42
Autore: Vittorio Zucconi - Gilles Kepel
Titolo: «Se la pretesa della verità diventa violenza - Ma l´europa non è salva»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 16/09/2010, a pag. 42, l'articolo di Vittorio Zucconi dal titolo " Se la pretesa della verità diventa violenza ", a pag. 43, l'articolo di Gilles Kepel dal titolo " Ma l´Europa non è salva ".

Repubblica dedica due pagine al tema 'fanatismo'. Con gli articoli di Vittorio Zucconi e Gilles Kepel che seguono, tenta di dimostrare la tesi che sì, esiste il fondamentalismo islamico, ma che nemmeno America ed Europa sono immuni dal fanatismo. Due articoli in stile politicamente corretto. Non si può accusare l'islam fondamentalista perchè anche l'Occidente ha commesso dei crimini. Viene quasi da chiedersi perchè si discuta di Scontro di Civiltà se, in realtà, l'Occidente è uguale all'islam radicale. Facciamo notare a Zucconi e Kepel, così precisi nel ricordare tutti i fanatici occidentali che al loro elenco manca un dettaglio fondamentale. Essendo in Occidente c'è libertà d'espressione. Il fanatico reverendo Jones può bruciare qualunque libro sacro, anche il Corano, se lo desidera. Questo non significa che il resto della popolazione condivida la sua posizione nè che l'approvi. Obama ha condannato duramente le sue intenzioni. Invece nei Paesi islamici i fondamentalisti riescono a trascinare la popolazione. Non c'è spazio per le minoranze religiose nei Paesi islamici. I non musulmani sono vittime di discriminazioni e violenze, perpetrate anche dalla gente comune e con la connivenza della polizia. Perchè Zucconi e Kepel non lo specificano nei loro articoli?
Le democrazie occidentali non hanno nulla a che vedere con il fondamentalismo islamico. Non c'è libertà d'espressione nei Paesi islamici e ciò che stanno tentando di fare i fondamentalisti è estendere il loro modello alle democrazie occidentali. Kurt Westergaard è costretto a una vita blindata per aver disegnato Maometto con una bomba al posto del turbante. Geert Wilders anche, per aver espresso la sua opinione sull'islam e sulla violenza ad esso connessa. Khomeini ha lanciato vent'anni fa una fatwa mortale contro Salman Rushdie per i suoi Versi Satanici e, pochi mesi fa, Khamenei l'ha rinnovata. In Turchia (moderata?) esistono ancora i diritti d'onore ed esiste la censura per chi lede ' l'orgoglio turco ' e osa parlare o scrivere del genocidio armeno.
In Iran non esistono omosessuali perchè vengono lapidati appena scoperti. Le 'adultere' costrette a confessare in televisione e lapidate.
Le donne vengono costantemente discriminate nei Paesi musulmani: sono costrette a camminare qualche metro dietro al marito, a nascondersi sotto a un burqa, a non poter uscire di casa da sole, a non poter andare in bicicletta, a non poter ridere in pubblico...
Non è ben chiaro come Zucconi e Kepel possano sostenere che Usa ed Europa non sono così diversi dal fondamentalismo islamico che cercano di combattere.
Zucconi e Kepel se fossero in Iran credono che potrebbero scrivere articoli del genere, contro il loro Stato?
Nessuno nega che anche in Occidente esistano i fanatici, nè che in nome della religione siano stati commessi crimini in passato, ma il paragone proposto da Zucconi e Kepel è inaccettabile oltre che irrealistico.
Ecco i due articoli:

Vittorio Zucconi - " Se la pretesa della verità diventa violenza "


Vittorio Zucconi

Alle 8 e 49 dell´11 settembre 2001, quando il 767 dell´American Airlines colpì la prima delle Torri Gemelle, aprì un´arteria che scorre sotto lo spirito della nazione, sotto la pelle del pregmatismo mercantile e della tolleranza multiculturale: l´arteria pulsante del fanatismo. Chi aveva deciso di colpire in modo tanto osceno e vistoso l´America doveva sapere, o sperare, che il diapason del fanatismo latente dalla fondazione della repubblica americana, sotto la razionalità illuminista della Costituzione, avrebbe vibrato in sintonia con il fanatismo venuto da lontano.
La risposta militare dell´Amministrazione Bush fu, paradossalmente, un tentativo di dare una risposta non giusta, ma razionale alla sfida dell´irrazionale terroristico. Fu lo sforzo di riportare dentro gli argini del comprensibile, sia pure violento e rozzo come una guerra, l´emorragia emotiva che aveva fatto gridare ad americani che si credevano immuni dalla tentazione dell´irrazionalità, come il direttore del New York Times, Bill Keller: «Non riesco a credere di essere diventato anch´io un falco». Ma oggi, dopo nove anni di guerra feroce e inconcludente, di perenni promesse di successi dietro l´angolo e la puntuale scoperta di sempre nuovi angoli dietro l´angolo, la frustrazione prodotta da Afghanistan e Iraq rischia di riaprire quella ferita tamponata, ma non suturata.
Gli episodi buffoneschi degli imbonitori che nelle chiese della Florida, del Kansas, del Wyoming, dell´Alabama tentano di organizzare falò del Corano, la furibonda risposta popolare – invano contrata da personalità non sospettabili di islamismo come il sindaco ebreo di New York Bloomberg – per un centro di cultura islamica distante dal sacrario del 9/11, la gag del professore universitario che si fa riprendere per You Tube mentre fuma una sigaretta fatta con una pagina del Corano, sarebbero episodi folcloristici se non fossero il sintomo che gli eterni demoni che convivono con gli angeli della natura americana si possono sempre risvegliare. E possono entrare in utile e sciagurato concerto con i demoni che dal mondo mussulmano vogliono monopolizzare l´identità islamica.
È stato detto che i media hanno creato il mostro, ma se una colpa hanno avuto è stata semmai quella di evocare un mostro che si preferisce ignorare. Il fanatismo ammantato di devozione brucia libri quotidianamente, nel vasto e sconosciuto corpo dell´America. Comunità religiose hanno organizzato pubblici falò dei libri di Harry Potter (condannati anche dalla Chiesa Cattolica) defininendoli, "libri satanici" in perfetta eco con le fatwa khomeiniste contro i versetti di Salman Rushdie. Nel Michigan, una folla di "cristiani" senza denominazione, bruciò in una frenesia di jihad americana nel 2000, insieme con le favole magiche della Rawling, il Libro dei Mormoni e le videocassette di un innocente filmetto comico di fantascienza "Coneheads", teste di cono. Del Corano, allora nessuno si dava cura. Dietro il pietismo devozionale, il segno di troppe comunità che si autoproclamano "cristiane", che proclamano il nome di Gesù sui paraurti e sui vetri posteriori è nella negatività, nell´odio che porta a uccidere ostetrici quando praticano aborti legali, a perseguitare "sodomiti", a sognare – addirittura ad annunciare – l´Apocalisse imminente nello scontro finale con l´Anticristo.
In chiese lontane dalle sponde della comunicazione globale, ogni edizione della Bibbia che non sia quella compilata dalla Chiesa d´Inghilterra per ordine di Giacomo I Stuart nel 1604 è considerata come blasfema e "diabolica". Nel Kansas, il Board of Education, il provveditorato eletto dal popolo, era riuscito, brevemente, a sostituire l´insegnamento scientifico nella scuola primaria a favore della stretta narrazione biblica letterale della natura. E se i Padri Fondatori vollero inserire nella Costituzione, come primo degli emendamenti, il principio secondo il quale il Parlamento non avrebbe mai potuto fare leggi che stabilissero una "religione di Stato" è perchè essi sapevano bene quale carica di fanatismo esclusivista avessero portato dall´Europa pellegrini e soprattutto calvinisti Puritani. I devoti sbarcati dall´Oceano non erano venuti a cercare libertà religiosa per tutti, ma libertà religiosa per loro stessi e per i loro culti. Pronti a esorcizzare il demonio mettendo a morte gli accusati di consorteria con il Maligno.
Nel duello fra gli angeli e demoni della storia e della natura americane, specialmente vivace in una cultura che non conosce il cinismo e lo scetticismo della Vecchia Europa, anche il patriottismo è stato teorizzato come una forma di culto. La dialettica fra l´anima generosa, tollerante, altruista, pragmatica e l´anima torva, intollerante, prepotente, violenta che esplode in eventi come la Guerra Civile, un fratricidio capace di consumare 600 mila vite per difendere un ordine economico già anacronistico nel 1860, è la crepa nella quale chi odia l´America spera di intrufolarsi. È l´arteria di fanatismo che altri fanatici sperano di aprire, alleati con demagoghi domestici pronti a sfruttare ciecamente l´emorragia. Produce mostriciattoli televisivi, quando va bene, e se va male miliziani armati o crociati della dinamite pronti a far saltare il palazzo degli uffici del governo a Oklahoma City, creando un precedente e un esempio che i primi attentatori della Due Torri imitarono golosamente, ma sulle prime senza successo.
Chi scherza con i demoni che dormono insieme con gli angeli dell´America, di quella nazione che sa produrre insieme il Ku Klux Klan ed eleggere il primo presidente nero nella storia politica dell´Occidente, chi scommette sul fondamentalismo latente, gioca letteralmente, deliberatamente, con il fuoco. La Guerra Civile finì con il rogo di Altanta. Le croci del Kkk bruciarono per decenni davanti alla case degli ex schiavi linciati. E le case del ghetto di Los Angeles, Watts, arsero per giorni nel 1965, mentre la folla intonava "Burn baby, Burn", brucia, baby, brucia. Ogni fuoco nella prateria può diventare incendio e nel tempo della paura i piromani del fanatismo si rialzano. Non sempre, e mai per sempre, arrivano in tempo i pompieri.

Gilles Kepel - " Ma l´Europa non è salva "


Gilles Kepel

Nel celebre articolo "Fanatismo" del suo Dizionario filosofico, pubblicato nel 1764, Voltaire scriveva: «Queste persone sono persuase che lo spirito santo che le pervade sia al di sopra della legge, che il loro entusiasmo sia l´unica legge che devono intendere. Che cosa rispondere a un uomo che vi dice che preferisce ubbidire a Dio che non agli uomini, e che, di conseguenza, è certo di meritare il cielo tagliandovi la gola? Di solito sono i furfanti a guidare i fanatici, a mettergli il pugnale tra le mani. Assomigliano a quel Vecchio della Montagna che, a quanto si dice, faceva assaporare le gioie del paradiso a degli imbecilli e prometteva loro un´eternità di quei piaceri di cui aveva dato loro un assaggio, a condizione che andassero ad assassinare tutti quelli che lui designava».
Duecento anni dopo la pubblicazione di quell´articolo, a partire dalla metà degli anni ´70, ha preso corpo, mentre l´umanità entrava nell´era che in mancanza di meglio definiamo "postmoderna" o "postindustriale", una sorprendente Rivincita di Dio, di cui l´11 settembre 2001 ha costituito l´espressione parossistica. Quest´anno, la commemorazione degli attentati, con le loro 2973 vittime, è stata segnata da una violenta polemica sulla costruzione di un centro culturale islamico a pochi isolati da Ground Zero. «L´islam costruisce moschee sul luogo delle sue vittorie», hanno proclamato i cartelli innalzati dagli zeloti dei Tea Parties, facendo presa su un elettorato disorientato, sempre più convinto che Obama sia un "musulmano nascosto", mentre il pastore Terry Jones da Gainesville, in Florida, annunciava che l´11 settembre avrebbe dato alle fiamme il Corano, uscendo dall´anonimato per quel quarto d´ora di celebrità previsto per ciascuno da Andy Warhol, il profeta pop della postmodernità.
Certo, il "fanatismo" del pastore Jones, che si inserisce in una tradizione di auto da fé, è un peccatuccio veniale a confronto di quelli di un Osama bin Laden, anche se l´inquisizione è cominciata bruciando dei libri per poi spedire al rogo chi li leggeva. Ma può sembrare peculiare che il fanatismo abbia fatto un ritorno in grande stile al cuore della nostra attualità, fin nelle nostre società qui in Europa. Certo, ci metteva in guardia Voltaire, «l´esempio più esecrabile di fanatismo è quello dei borghesi di Parigi che corsero ad assassinare, sgozzare, gettare dalla finestra, fare a pezzi, nella notte di San Bartolomeo, i loro concittadini che non andavano a messa»; e gli attentati di Madrid nel marzo del 2004 e di Londra nel luglio del 2005, senza dimenticare l´omicidio del cineasta Theo van Gogh per mano di un giovane olandese islamista radicale di origine marocchina ad Amsterdam nel novembre del 2004, sono stati perpetrati da uomini che vivevano all´interno della società spagnola, della società britannica o della società olandese, e hanno ucciso a sangue freddo loro compatrioti invocando una morale superiore dettata dal sentimento esacerbato della loro religione. Ma dietro ai "fanatici" dobbiamo vedere soltanto i "furfanti" che li manipolano (anche se bin Laden o al-Zawahiri, rifugiati forse sui monti dell´Hindu Kush, sono reincarnazioni contemporanee piuttosto convincenti del "Vecchio della Montagna")? Ahimè, sono le profonde lacerazioni del tessuto sociale, la scomparsa degli ideali comuni alimentati dalla fiducia svanita nella società che alimentano questa "malattia epidemica" il cui unico rimedio, secondo Voltaire, «è lo spirito filosofico, che, sparso poco a poco, addolcisce infine i costumi degli uomini e previene gli accessi del male». E reinventare questo spirito è la sfida che deve affrontare l´Europa dei nostri giorni.

Per inviare la propria opinione a Repubblica, cliccare sull'e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT