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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Israele-palestinesi. per ora non ci sono segnali positivi 15/09/2010

Riportiamo da LIBERO di oggi, 15/09/2010, a pag. 18, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Israele-palestinesi. Quei brutti segnali dal tavolo di pace".


Angelo Pezzana

Si erano lasciati a Washington tutti sorridenti, in una classica foto ricordo,anche perche' nessun argomento era stato affrontato, un compito che si erano assunto soltanto diplomatici e giornalisti. Bibi Netanyhau, Abu Mazen e Hillary Clinton, sotto lo sguardo benevolo di Obama, con Mubarak e re Abdallah di Giordania come testimoni, si erano limitati a dire che si', volevano la pace, da raggiungere con un accordo condiviso alla fine dei colloqui diretti. Solo che questi stanno iniziando a Sharm el Sheikh, ed il tira e molla tra silenzi e dichiarazioni tra i due contendenti e' l'unico segnale che ci ricorda la ripresa. A dire il vero, chi sta riaprendo il gioco delle pre-condizioni e' Abu Mazen, il quale ha di nuovo affermato che la definizione dei confini deve essere il primo problema ad essere affrontato, mentre Bibi aveva richiesto, e a tutti era parso piu' che logico, che il leader palestinese riconoscesse che stava trattando la nascita del suo futuro Stato con Israele, riconoscesse cioe' l'esistenza di Israele quale Stato degli ebrei. La risposta negativa di Abu Mazen lancia un brutto segnale sulla ripresa dei colloqui, anche se il suo no puo' averne rafforzato l' ímmagine davanti al mondo arabo piu' fondamentalista. Ma non lo aiutera' certo in quella che sara' l'ultima carta che potra' giocare da leader prima della pensione.

Il molto stimato mister George Mitchell - e' riuscito a risolvere la questione irlandese che sembrava senza fine - continua a dichiarare  che tutto sta andando nella direzione giusta, che il congelamento delle costruzioni nei territori non e' piu' stato messo sul tavolo delle richieste palestinesi, mentre Hillary fa da sempre pressioni su Netanyahu perche' trovi le parole giuste per convincere quella parte del suo governo che non vuol nemmeno sentire parlare di un possibile prolungamento che scade il 26 settembre. Adesso le carte devono scendere sul tavolo, e vedremo se veramente Bibi e' diventato una colomba, come molti commentatori in Israele interpretano soprattutto per cio' che non dice, oppure se la tattica di Abu Mazen mira a tirare la corda delle concessioni, sperando di ottenerne persino di piu' generose di quelle che aveva accettato Ehud Olmert,

Cio' che non cambia e' il problema della sicurezza per Israele, l'esperienza di Gaza, ripetuta in Cisgiordania, metterebbe a rischio l'esistenza stessa dello Stato ebraico. Ad Abu Mazen questo potrebbe non interessare, anche se una vittoria di Hamas si porterebbe via anche la sua fragile Autorita' palestinese, ma Bibi, per quanto piu' che disposto a fare sacrifici pur di raggiungere l'obiettivo della pace, non e' cosi' cieco da non vederne gli ostacoli, i pericoli.


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