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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.09.2010 I simboli e la realtà, da Sakineh e Jones a Gheddafi
analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 13 settembre 2010
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «I simboli e la realtà, da Sakineh e Jones a Gheddafi»

I simboli e la realtà, da Sakineh e Jones a Gheddafi
di Federico Steinhaus


Federico Steinhaus

Che vi sia bisogno di simboli per attirare, concentrare e mantenere l’attenzione su un evento è noto, ed è noto che attraverso i simboli si semplifica all’essenziale una realtà complessa. Senza andare troppo a ritroso nel tempo bastino Sakineh ed il poco reverendo Jones ad esemplificare questo assunto. Sakineh rappresenta tutte le donne condannate a torture inumane, dall’infibulazione allo stupro (anche quello collettivo usato come arma politica, come in Congo), ma ne è l’ inconsapevole vittima/eroina; Jones rappresenta non solo la stupidità senza fondo e l’odio viscerale ma anche – consapevolmente – la capacità terrificante dei media di potenziare una realtà misera ed uno squallido personaggio trasformandoli in un evento che coinvolge la politica mondiale.

I media si stanno interrogando in proposito, ma è quasi inevitabile che comunque il buon senso ne esca sconfitto anche in futuro. E’ difficile dire se sia un bene od un male. La drammatica sorte di Sakineh, opportunamente utilizzata, ha avuto il merito di focalizzare l’attenzione sull’Iran molto più di quanto abbiano potuto le accuse di voler avere la bomba atomica per distruggere Israele, ma la sua vicenda non ha strappato al silenzio le altre gravi violazioni della dignità umana di cui il regime iraniano è artefice; Jones ha reso più evidenti un radicalismo anti-islamico che prescinde dalla razionalizzazione delle sua cause ed un fanatismo islamico che cova sotto la cenere ma è pronto a riesplodere a comando come fu nel caso delle vignette su Maometto.

Puntiamo ora l’attenzione su Israele. Ai recenti colloqui di pace sembrava che la pace stessa ruotasse solamente intorno alla costruzione di nuove case negli insediamenti al di là della linea verde e che tutto dipendesse dalla volontà di Israele di congelarla per un tempo indefinito: una ulteriore semplificazione dei media che non amano sfidare la pazienza dei lettori raccontando quanto tutto sia in realtà complesso, oppure incapacità dei gionalisti di approfondire e spiegare? La Chiesa stessa – come ha spiegato magistralmente Sergio Minerbi sul mensile “Pagine ebraiche” di luglio – ha predisposto un documento interno che le servirà come strumento di lavoro al Sinodo dei vescovi del Medio Oriente del prossimo ottobre, nel quale addossa implicitamente ad Israele ogni responsabilità per l’impossibilità di concludere la pace con i palestinesi (“l’ingiustizia politica imposta ai palestinesi”; “le relazioni ebraico-cristiane risentono del conflitto israelo-palestinese”; “in Medio Oriente esistono diversi conflitti il cui focolaio principale è il conflitto israelo-palestinese”). Ma il compito di questa rubrica è proprio quello di approfondire e spiegare e pertanto proveremo a farlo.

Alla fine di agosto un organo di stampa del Kuwait, solitamente bene informato, ha annunciato che la Siria aveva firmato un accordo di  alleanza militare con gli Hezbollah libanesi: scambio di tecnologia, di armamenti, di intelligence ma soprattutto la potenza di uno stato come la Siria che farà da scudo al terrorismo sciita/iraniano (dunque anche,indirettamente, a quello di Hamas) costituirebbero una minaccia gravissima per la pace, sconvolgendo il quadro strategico nel settore nord di Israele. L’asse che dall’Iran arriva al Libano ne verrebbe rafforzato e questo incubo pesa anche sui colloqui di pace.

Sconvolgente è tuttavia anche lo sfondo mediatico di queste scelte politiche. Lo scorso 8 agosto la televisione iraniana Al-Alam ha trasmesso un dibattito in cui lo scrittore siriano Muhammad Nimr Al-Madani ed il ricercatore siriano Muhammad Shaykjani hanno affermato che l’ Olocausto non è mai avvenuto e si tratta in realtà di una menzogna basata su alcuni passi della Torah, mentre è assolutamente vero, ed è un precetto biblico, che durante la settimana pasquale gli ebrei uccidano cristiani per confezionare con il loro sangue il pane azzimo (http://www.memritv.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/2593.htm).

La delegittimazione di Israele passa anche – oltre che dall’antisemitismo puro di stampo medievale -  dalla negazione di ogni legame degli ebrei con quella terra; ne è un esempio quanto ha scritto sul quotidiano saudita Arab News del 23 agosto lo studioso Zaid Nabulsi: neppure un cucchiaino od una tazza ebraica sono mai stati trovati dagli “archeologi sionisti” in Israele; lui invece sogna di poter tornare ai giardini di Cordoba, ai castelli di Siviglia, a Zaragoza e Valladolid, all’Alhambra di Granada, se necessario anche con la forza delle armi, perché in questi luoghi  vi sono evidenti prove della presenza araba. E Salem Abu Al-Futuh, un ecclesiastico egiziano, lo scorso 18 agosto ha affermato al canale televisivo   Al-Nas   (http://www.memritv.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/2597.htm) che Allah farà in modo che l’Islam trasformi l’Italia, l’Europa intera e poi le due Americhe in un grande Califfato. Altro che le fantasie di un Gheddafi! Contestualmente, anche l’Autorità Palestinese fa la sua parte inneggiando ai terroristi kamikaze che hanno insanguinato Israele, glorificandoli ed onorandoli con l’intestazione di vie piazze e scuole.

Ma non tutto lo scenario è così drammatico. Il Centro Palestinese per la Pubblica Opinione di Betlemme ha interrogato un campione attendibile di 1010 palestinesi e, con un margine di errore di 3 punti percentuali, ha ottenuto le seguenti risposte: il 66% non crede che Obama riuscirà a far concludere la pace, l’80% non crede all’efficacia della mediazione di Mitchell, il 62% vorrebbe colloqui diretti con Israele (il 31% è invece contrario), il 55% sostiene la soluzione dei due stati e la medesima percentuale preferisce Fayyad a Haniyeh, che ha ottenuto solo un 22% di consensi. Il 57% ritiene che Fayyad abbia realizzato utili riforme in Cisgiordania ed oltre il 50% ritiene che sotto il governo di Fayyad la corruzione sia diminuita.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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