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Libero Rassegna Stampa
12.09.2010 Turchia, oggi il referendum, chi informa e chi no
Il commento di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 12 settembre 2010
Pagina: 19
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Bruxelles sta dalla parte di Erdogan che vuole islamizzare la Turchia»

Sul referendum turco di oggi, 12/09/2010, sono usciti molti servizi. Sulla STAMPA, Marta Ottaviani, dà l'impressione di riportare una velina di provenienza Erdogan, tanto il suo pezzo è sbilanciato a favore delle tesi governative. Possibile che nessuno al desk esteri della STAMPA non legga i molti articoli che escono sui nostri giornali, fra i quali diversi mettono in evidenza aspetti che la Ottaviani ignora completamente. Almeno sul CORRIERE della SERA, il SOLE24ORE e altri ricordano che la Turchia, fino all'arrivo nel 2002 di Erdogan, era un paese laico avviato verso l'integrazione in Europa.
IC riprende il pezzo di Carlo Panella, che ricorda le responsabilità dell'Unione Europea, grazie alla sua cecità e incompetenza, è stata il miglior alleato del governo islamista a guida Erdogan. Su LIBERO, a pag.19, con il titolo
" Bruxelles sta dalla parte di Erdogan che vuole islamizzare la Turchia "


Carlo Panella                                         Tayyip Erdogan                                  

Negli anni a venire il voto referendario per modificare la Costituzione che si tiene oggi in Turchia verrà probabilmente indicato come il discrimine cruciale. Tecnicamente, i quesiti appaiono neutri: l’attribuzione al Parlamento della nomina di alcuni giudici della Corte Suprema; lo spostamento del giudizio dei militari ai tribunali civili e il diritto si sciopero per i dipendenti pubblici. Politicamente, invece, con questo referendum si decide se l’islamizzazione completa del Paese (e dello Stato) continuerà a poter essere contrastata con efficacia dalla tradizione laica dei generali e dei magistrati, oppure se potrà svilupparsi senza più contrasto, sino a eliminare l’eccezione turca: unico paese islamico retto da leggi pienamente laiche e a democrazia piena e matura. Naturalmente – questo è tragicomico - in questa contesa l’Unione Europea sta dalla parte sbagliata e invece di sostenere con forza le ragioni della componente laica e democratica della Turchia, appoggia entusiasticamente il progetto del premier Tayyip Erdogan di islamizzarla il più possibile. Il risultato è che in queste ore i partiti laici, liberali e socialdemocratici turchi si oppongono nel referendum a modifiche costituzionali che invece l’Ue appoggia entusiasticamente, assieme agli islamici. La ragione di questo ennesimo errore europeo è assieme banale e tragica. Il fatto è che i Paesi europei non hanno mai analizzato, studiato, compreso la dinamica politica dei paesi musulmani. Se l’avessero fatto, avrebbero compreso che la valenza politica - in senso autoritario - della cultura e della religione musulmana è tale che può essere contenuta sono da un contropotere molto forte. Per democratizzare una società musulmana, non basta la ripartizione dei 4 poteri definiti da Montesquieu. La Turchia, grazie a Kemal Ataturk ha avuto per 90 anni nell’esercito - legittimato da una clamorosa guerra di liberazione nazionale nel 1920-22 - un formidabile bastione di laicità e - a partire dagli anni cinquanta - di democrazia. Il tutto si riassume in una dato clamoroso: 4 sono stati dal 1960 a oggi i colpi di Stato militari e tutti per difendere la democrazia, con i generali rientrati nelle caserme per lasciare il potere alla libera volontà popolare dopo pochi mesi. Ma nulla di tutto questo è soppesato, valutato, compreso da una Ue che ha risposto alla richiesta di Ankara di adesione, chiedendo una rigida applicazione dei “parametri di Copenaghen”. Parametri che sono stati definiti nel 1992 per accompagnare l’in - gresso nell’Ue dei paesi del Patto di Varsavia, a economia socialista e astruttura autoritaria, di marca comunista. Non sono assolutamente calibrati per omogeneizzare agli standard europei una società islamica. Infatti, nello specifico turco, hanno avuto un effetto regressivo ed hanno eliminato tutte le garanzie di laicità e di democrazia costituiti dal ruolo di loro garante costituzionale da parte dei generali. Si è così assistito al paradosso di un Erdogan che da quando è al governo, ha fatto applicare i “parametri di Copenaghen” alla Costituzione turca a marce forzate. Con conseguenze disastrose. Quella Turchia che è sempre stata una roccaforte della democrazia e dell’occidente nel Mediterraneo, oggi favorisce i programmi nucleari dell’Iran, sponsorizza organizzazioni terroristiche che vogliono violare il blocco israeliano di Gaza, mette in crisi la sua alleanza con Israele e si prepara a costituire un bastione islamista nel Mediterraneo, fortissimo dal punto di vista economico e militare. Una follia. Made in Europa.

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