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Deborah Fait
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5771, Shaną Tovą Gilad 10/09/2010

5771, Shaną Tovą Gilad
di Deborah Fait
 


Deborah Fait, Gilad Shalit

E' finito Rosh Ha Shana, siamo entrati nel 5771. Auguri a Israele, al popolo ebraico e a tutti quelli che ci amano.
E' sera e tutti, stanchissimi, rientrano a casa dopo aver riempito i prati , i boschi, le spiagge di Israele in una meravigliosa giornata di cielo terso e sole caldissimo fatta apposta per i pic nic. Sono belle le feste in Israele, belle e piene di calore non solo tra persone della stessa famiglia ma tra tutto il popolo. Si cammina per la strada, la gente sorride e dice Shana' Tova' a tutti, anche agli sconosciuti, nei supermercati molti fanno a gara a mettere pacchi di pasta riso zucchero e vini nelle scatole di Latet, dare, organizzazione che raccoglie cibo per i meno fortunati.
E' finito Rosh ha Shana', in ogni sinagoga e' risuonato il nome di Gilad Shalit, il ragazzo sequestrato da 5 anni da Hamas. Questa mattina ci siamo benedetti l'un l'altro, i padri hanno messo le mani sulla testa dei figli benedicendoli ed e' stato benedetto Gilad, non piu' solo un povero ragazzo prigioniero di mostri, ma il simbolo di Israele, simbolo di una nazione che in 63 anni di vita non ha mai avuto un solo giorno di pace e traquillita', simbolo dell'odio che ci circonda, delle nostre disgrazie.
Sto pensando con amarezza a quegli artisti israeliani che si sono rifiutati di andare a recitare a Ariel perche' considerata insediamento in territorio occupato e la loro etica sinistroide non gli permette di offrire la loro arte a dei brutti sionisti occupanti. Se ne fregano di sapere che Ariel non fara' mai parte della Palestina e che non e' nell'elenco degli insediamenti che dovranno essere smantellati per creare un nuovo stato terrorista dal nome di Palestinstan.
Loro sono intellettuali  e devono difendere il nemico, diamine!
Fra questa creme de la creme della sinistra israeliana,  firmatari della lettera di rifiuto, ci sono anche A.B.Yoshua, Amos Oz, David Grossman.
Peccato.
Peccato perche' forse potrebbero usare le lor energie e il loro peso di artisti famosi in cause piu' intelligenti e umane, tipo scrivere una lettera all'ONU e alla Croce Rossa per la liberazione di Gilad Shalit, cosa che non hanno mai fatto.
Non si sono neanche fatti vedere al concerto dell' Orchestra Filarmonica di Israele diretta dal nostro adorato Zubin Metah, tenuto davanti a Gaza in luglio. Chissa' forse consideravano poco  elegante per artisti cosi' intellettuali e sinistri manifestare solidarieta' a un soldato di Tzahal e alla fine anche alzarsi in piedi e cantare la Hatikva'.
Roba da borghesucci  non da grandi personaggi internazionalmete riconosciuti.
Che importa se, quando e' stato catturato, Gilad aveva 19 anni, che importa se da 5 anni nessuno sa niente di lui, che importa se la Croce Rossa se ne frega.
Loro, pieni di se' e gonfi di superbia, erano occupati a scrivere una lettera per sostenere il rifiuto dei 150 artisti di andare a lavorare ad Ariel, territoriaccio occupato che deve essere consegnato ai palestinesi.
Che amarezza!
C'e' poi un'altra notizia assai triste.
Pare che tra un mese partira' da non si sa dove una nuova nave di soli ebrei per dare solidarieta' a Gaza. Questa nuova nave sara' organizzata da quattro gruppi pacifisti: Jews for Justice for Palestinians (GB), Juedische Stimme (Germania), American Jews for a Just Peace (USA) e European Jews for a Just Peace.
Fra i partecipanti israeliani ci sara' Nurit Peled-Elhanan, una pacifista e docente universitaria nota per aver perduto la figlia tredicenne, Smadar, in un attentato suicida palestinese nel 1997 (probabilmente e' impazzita per il dolore). Ci sara' Reuven Moskovitz, un sopravvissuto all’Olocausto e cofondatore della comunitą arabo-ebraica di Neve Shalom, dove litigano spesso e volentieri tra ebrei e arabi.
Ci sara' Edith Lutz, una 61enne ebrea-tedesca che ha partecipato alla prima flottiglia contro l’embargo israeliano di Gaza nel 2008.
Le sue motivazioni?
“Le mura da prigione che circondano Gaza contraddicono l’etica ebraica» dice Lutz. «La mia speranza – ha concluso l’attivista – č che questa piccola nave possa aiutare a costruire ponti tra i due popoli. Alla gente di Gaza, che conosce gli ebrei solo come soldati crudeli, la nave trasmetterą un messaggio diverso. Allo stesso tempo la nostra iniziativa esorterą gli israeliani a ripensare alle loro radici e ai valori importanti della loro fede” .
Che dire?
Io nutro un profondo disprezzo per queste persone capaci di ragionare a senso unico, dal cervello pieno di immondizia e dal cuore colmo di falsita'. Li disprezzo perche' nessuno di loro ha mai dato solidarieta' a Israele e ai suoi morti. Sono avvelenati dall' odio contro Israele.
Gilad e' la', prigioniero in qualche buco di Gaza da 5 anni, ha perso 5 anni della sua giovane vita, non sa se in Israele pensiamo a lui, forse si credera' dimenticato e lasciato marcire nelle mani dei mostri come era accaduto a Ron Arad che ,nonostante gli sforzi dei nostri governi, non siamo mai riusciti a riportare a casa .
E' solo un ragazzo che, se non fosse stato rapito, nessuno avrebbe mai conosciuto e sarebbe stato uno dei tanti ragazzi che difendono la patria, ma nessuno di questi falsi pacifisti vale una sua unghia.
Loro, queste persone, sono il nulla, sono solo un mezzo usato dal cinismo occidentale  per disturbare Israele e i colloqui di pace appena cominciati  che, secondo me, finiranno presto.
Gilad e' la speranza di Israele, ognuno di noi , religioso o laico, ha il suo nome sulle labbra e nel  cuore e lui emerge come una luce dal buio dell'odio dei nostri nemici, siano essi palestinesi o occidentali.
Gilad e' nostro figlio e nostro fratello, dobbiamo fare in modo che lui sappia, quando sara' libero, che non abbiamo mai rinunciato a lottare per la sua liberta' , che non abbiamo mai rinunciato al nostro sogno e alla nostra speranza perche' Israele non e' solo un paese ma e' un idea e un progetto di cui lui deve assolutamente fare parte.
Immagino il giorno della sua liberazione, immagino tutto il popolo di Israele con le bandiere alzate e in silenzio lungo tutto il tragitto da Gaza fino in Galilea dove e' la casa dei suoi genitori.
Un sogno, solo un sogno ma... Im Tirzu'....se vorrete....deve deve deve diventare realta' .
Io voglio e pretendo che diventi realta'.
Spero solo che non sappia mai che degli ebrei hanno organizzato barche per sostenere i palestinesi di Gaza dimenticandosi di  un ragazzo ebreo prigioniero proprio di quei palestinesi.
La speranza di Israele oggi si chiama Gilad Shalit e liberarlo sara' come riscattare la memoria di  Ron Arad.
Shana' Tova', Gilad, Buon Anno a te a a tutta Israele che ti avvolge in un abbraccio.


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